All’Istituto “Vittorini” di Lentini, la testimonianza di Paolo Borrometi, il giornalista minacciato dalla mafia.

All’Istituto “Vittorini” di Lentini, la testimonianza di Paolo Borrometi, il giornalista minacciato dalla mafia.

LENTINI. “La mafia in questo territorio esiste, è silente, è viene garantita dai colletti bianchi”. Lo ha detto il giornalista Paolo Borrometi, giovedì mattina, all’Auditorium del Polivalente scolastico di Lentini nel corso di un incontro con gli studenti delle terze classi dell’Istituto “Vittorini” di Lentini. L’incontro promosso dal dirigente scolastico Vincenzo Pappalardo e dalla docente, referente per la Legalità Rita Privitelli è stato inserito al termine del corso di formazione degli studenti. All’incontro, moderato dal giornalista Salvatore Di Salvo,  hanno partecipato i sindaci di Lentini Saverio Bosco e Carlentini Giuseppe Basso, il dirigente del commissariato di polizia di Lentini Marco Maria Dell’Arte, il comandante della compagnia dei carabinieri di Augusta Rossella Capuano e della stazione di Lentini Paolo Pizzo, il comandante della Tenenza della Guardia di Finanza di Lentini Piero Risuglia, la dirigente scolastica dell’Istituto “Alaimo” Anna de Francesco, la referente provinciale Giovanna Raiti, la presidente provinciale di Libera, il presidente dell’Associazione nazionale carabinieri sezione di Lentini Andrea Chiarenza  e dell’associazione polizia di stato Vincenzo Laezza e gli studenti dell’Istituto Tecnico “Enrico De Nicola” di San Giovanni La Punta  accompagnati da Cinzia Vasile e Lazzara Napolitano.  “Peggio della mafia – ha detto Paolo Borrometi – c’è la cultura mafiosa che deve essere combattuta ogni giorno perché è insita in ognuno di noi. In noi deve fiorire la cultura della legalità, la cultura dei piccoli gesti. Questa città e l’intera provincia debbono reagire ed essere liberate definitivamente dalla coltre della mafia che si insinua tra di noi. L’informazione rende liberi e consente di scegliere da che parte stare. Parlare di mafia non significa rovinare l’immagine della nostra terra ma sconfiggere la cultura mafiosa. Sono un ragazzo come voi – ha esordito rivolgendosi agli studenti -. Non sono un eroe. Ho iniziato a parlare di ciò che non funzionava nel mio territorio e l’ho capito solo dopo che si trattava di mafia. A Ragusa mi dicevano però che mafia non ce n’era. Nel 2012 non pensavo che quelle che avevo subito fossero intimidazioni mafiose ma la situazione cambiò nel 2014, quando iniziai a parlare di inchieste della Scicli mafiosa, che avrebbero contribuito al cambiamento dell’opinione pubblica e allo scioglimento del comune». Borrometi in provincia nel Ragusano diviene ben presto, con i suoi articoli giornalistici, un ostacolo per i «galantuomini» locali. Il suo obiettivo non è combattere la mafia ma, più semplicemente, di raccontarla e modificare il modo di interpretare le vicende locali. “Peggio della mafia – ha detto agli studenti – c’è la cultura mafiosa che deve essere combattuta ogni giorno perché è insita in ognuno di noi. In noi deve fiorire la cultura della legalità, la cultura dei piccoli gesti”. Per Borrometi “l’informazione rende liberi e consente di scegliere da che parte stare”. E adesso ne è ancora più convinto, soprattutto dopo aver scelto di andare avanti e continuare a scrivere nonostante le minacce di morte che lo costringono a convivere con una scorta. “Parlare di mafia non significa rovinare l’immagine della nostra terra – ha affermato il cronista – ma sconfiggere la cultura mafiosa. Ho continuato a farlo anche quando sono finito sotto scorta, quando hanno tentato di incendiare casa mia”. L’intervento di Borrometi a Lentini  ha assunto questa mattina una valenza non indifferente.  “La testimonianza di Carlo Catalano che ha raccontato la storia di Ciro,  ucciso nel 1991 a Lentini, è stata commuovente e chi invita a non abbassare la guardia”. I giovani che, dopo aver ascoltato, in silenzio, la testimonianza del giornalista, hanno rotto la commozione con un fragoroso applauso testimoniando la loro vicinanza e il loro affetto.  “Abbiamo vissuto un momento importante  – ha detto il dirigente scolastico Vincenzo Pappalardo – per gli alunni e la nostra scuola”. “La nostra città è vicina – ha detto il sindaco Saverio Bosco – all’uomo e al giornalista. Paolo non è solo”. Soddisfazione è stata manifestata dal dirigente scolastico Vincenzo Pappalardo. “Oggi è stata una bellissima giornata – ha detto – gli studenti e noi tutti siamo grati a Paolo per il lavoro che svolge e per la testimonianza di vita”.

Open chat
Ciao,
chiedici la tua canzone