Siracusa, Lettera aperta del giornalista  Prospero Dente per dire grazie all’equipe del dott. Marco Contarini, UOC Cardiologia “Umberto I” per avergli salvato la vita

Siracusa, Lettera aperta del giornalista Prospero Dente per dire grazie all’equipe del dott. Marco Contarini, UOC Cardiologia “Umberto I” per avergli salvato la vita

SIRACUSA – Una lettera scritta con il “cuore” per dire grazie a chi gli ha salvato la vita, ma anche per condividere sentimenti, emozioni, come si faceva un tempo, quando si prendeva carta e penna e si vergava a mano per consegnare le proprie emozioni su un avvenimento, quando qualcuno fa un gentile gesto o si mette a disposizione per esaudire il tuo desiderio. Questa volta il grazie arriva da un giornalista Prospero Dente, segretario provinciale dell’Assostampa di Siracusa che si è trovato non a raccontare una storia di altri, ma la sua storia personale dopo aver guardato la sorella morte con gli occhi profondi ed è ritornato su questa terra a continuare a vivere ad abbracciare i suoi familiari e gli amici, ma anche a servire i giornalisti nel ruolo di segretario provinciale dell’Assostampa. Cosi questa mattina Prospero Dente per ringraziare gli operatori sanitari del reparto di Cardiologia dell’ospedale “Umberto I” di Siracusa ha preso carta e penna, anzi a acceso il pc e aperto un file, ed ha scritto un’accorata lettera di “ringraziamento” indirizzata al direttore generale dell’Asp di Siracusa, Salvatore Lucio Ficarra, al direttore sanitario Salvatore Madonia e al direttore dell’Unità Operativa Cardiologica dell’Umberto I Marco Contarini.
Ecco il testo integrale della lettera di Prospero Dente inviata alla vigilia del Cammino di Santiago di Compostela. “Il prossimo 26 agosto partirò per il Cammino di Santiago; percorrerò il tratto portoghese centrale – scrive Prospero Dente -. Vado ad esaudire un desiderio antico e chiudere un triennio importante. E fino a qui – concordo – non interesserà a molti.
Io, però, lo devo scrivere e condividere perché se oggi sono riuscito a preparare uno zaino da 40 litri, leggere e studiare cartine e tragitti, indossare scarpe da trekking, lo devo all’Unità operativa complessa di Cardiologia dell’Ospedale “Umberto I” di Siracusa.
Potrei dire che la mia vita – senza nessuna intenzione di essere blasfemo – è segnata da un tempo a.C. e da un altro d.C.
La C, in questo caso, sta per Contarini. È lui il direttore di quel reparto dove la vita scorre in tre ambienti diversi: l’emodinamica, l’Utic (terapia intensiva) e cardiologia. Ho conosciuto lui e il gruppo che si sbatte da mattina a sera all’inizio dell’estate di tre anni fa; era ancora il 4 giugno 2019 a.C. Giorni nuovi, inattesi, trascorsi tra monitor, il freddo della sala “spaziale” dove si interviene, ancora monitor e poi il reparto “normale”, quello che quando ci arrivi pensi che, ormai, sta per finire.
Il 10 giugno 2019 d.C. le dimissioni. Mi sentivo talmente bene che dissi a Marco Contarini che volevo fare il Cammino di Santiago. Lui mi guardò appena e con le mani fece il cenno che consiglia di aspettare e star calmo.
E aveva ragione, perché poco più di un mese dopo – il 17 luglio 2019 d.C. – la dottoressa Maria Sanfilippo, cardiologa di quell’incredibile staff, grazie ad una perizia mai vista prima, scoprì che, in effetti, non era il caso di intraprendere il Cammino.
Da lì giorni difficili fatti di scelte e valutazioni delicate. Quindi, indirizzato da Marco Contarini, il viaggio “premio” all’I.R.C.C.S. Policlinico di San Donato Milanese. Un intervento di 4 ore, una degenza tranquilla, il ritorno a casa nel pomeriggio del 24 dicembre 2019 d.C.
Ora, a poco più di due settimane dalla partenza per Oporto, non posso tacere tutto questo: sì, sono vivo grazie all’Unità operativa complessa di Cardiologia dell’Ospedale “Umberto I” di Siracusa.
Potrei citare ognuno di loro, medici e personale infermieristico. Ne scelgo uno per tutti, il dottor Giorgio Sacchetta, cardiologo interventista, il primo che ho avuto il piacere di conoscere in sala emodinamica e il primo che ha sbattuto il pugno sul tavolo incredulo di quanto io mi fossi trascurato negli anni precedenti.
Quelli bravi dicono che un viaggio comincia quando inizi a pensarlo. Il mio – adesso lo so – è iniziato la mattina del 4 giugno di tre anni fa. Per questo voglio dedicare questo Cammino a loro e, allo stesso tempo, voglio farne un messaggio a favore della prevenzione cardiaca.
Mi rivolgo, quindi, a Voi perché possiate sempre riuscire a salvaguardare e preservare questo presidio di vita. Non sono un manager della sanità, posso comprendere benissimo le difficoltà a far quadrare conti e personale. Riesco solo a contare i giorni di questa mia nuova vita.
Ecco perché ritengo una missione unica garantire quell’avamposto di emergenza che si trova al primo piano dell’ala vecchia di via Testaferrata. La politica se ne faccia una ragione e la smetta di giocare a scacchi sul territorio della salute. Non Vi invidio.
Il personale sempre più ridotto impone scelte razionali. Lo so, ogni reparto è importante perché la sofferenza è di chi entra in ogni singolo reparto dell’ospedale. Ma – da semplice cittadino salvato in emergenza – ritengo che quell’Area interventistica debba essere tutelata e difesa evitando una implosione incontrollabile e spaventosamente rischiosa per la cittadinanza.
Non sta a me suggerire o indicare soluzioni; non ne sarei capace e qualsiasi cosa possa pensare in questo momento su alcune strutture del territorio provinciale dovrebbe essere suffragata da dati sull’utenza, su orari di servizio e qui mi fermo.
Ogni passo del mio Cammino sarà scandito dalla frequenza di un cuore che ho trascurato per troppo tempo e che ho imparato ad ascoltare solo da 36mesi eq ualche giorno. Non so se questi giorni saranno un atto di coraggio.
Di una cosa sono sicuro: sarò sempre al fianco dell’Unità complessa di Cardiologia dell’Ospedale “Umberto I” e farò di tutto perché altre persone come me possano continuare ad avere la speranza di sognare un nuovo Cammino grazie a quegli uomini e a quelle donne.
Mi pare si chiami eccellenza; io la chiamo più semplicemente vita. Grazie per aver prestato la Vostra cortese attenzione a queste parole. Al mio ritorno sarò felice di condividere anche con Voi, in reparto, questo obiettivo raggiunto. Cordiali saluti e buon lavoro”.

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