SIRACUSA – L’attuale, ritrovato, clima di unità politica sull’argomento del nuovo Ospedale fa sorgere alcune riflessioni ed altrettanti interrogativi, degni di nota ed approfondimento. Sentiamo parlare di “nuovo Ospedale” da almeno trent’anni e speriamo che questa sia la volta buona; la volta in cui “la politica” risponde alle esigenze di quel territorio che ha spremuto come un limone fino a quando non c’è stato più succo. La nostra provincia, ed in particolare Siracusa, Priolo Gargallo, Melilli ed Augusta, subiscono le nefaste conseguenze del polo petrolchimico più grande d’Europa. Siracusa è tra le province con la più alta percentuale di bene individuate patologie oncologiche, per lo più derivanti dall’esposizione alle micropolveri, pagando un prezzo sempre più sproporzionato in rapporto ai benefici ricevuti. Con lo spettro del ricatto occupazionale, politica e sindacati, hanno permesso che diventassimo la pattumiera industriale d’Europa. Si viene, si prende quel che si può e si scappa. Come un limone che si spreme e si butta. Sorte ancor peggiore ci tocca quando, anche in conseguenza a questo stato di cose, si turba la serenità familiare per motivi di salute. Si è mai chiesta, la stessa politica che oggi pensa al livello del nuovo Ospedale, quanto ciò è costato – e costa – ad ogni famiglia ed allo Stato, in termini economici? Dov’è stata “la politica”per impedire tutto questo? Ed ancora, cos’è rimasto sul nostro territorio, sia in termini economici – come previsto dagli articoli 36, 37 e 38 dello Statuto speciale della Regione Siciliana, considerato che il Polo industriale ha contaminato i luoghi per i prossimi secoli, e con essi la prospettiva dell’intera provincia? La politica non c’è stata. Meglio dire che è stata dalla loro parte ed ha permesso – fino ad oggi – l’assoluta impunità. E’ questo, secondo noi, il risultato dal quale ripartire. La nostra deputazione, invece di esibirsi in proclami ormai stucchevoli e ripetitivi, pretenda il rispetto di quanto prevede lo Statuto della Regione Siciliana ed altrettanto pretenda che pubblico e privato si uniscano per garantire la necessaria offerta sanitaria ad un popolo, il nostro, che da questo stato di cose ha tratto – e continuerà a farlo – solo svantaggi. Se avessero dovuto applicare il principio che “chi inquina paga” non ci sarebbero state, e continuerebbero a non esserci, sufficienti risorse per il continuo danno perpetrato ai siracusani. Su quanto, poi, appreso dalla stampa, rispetto alla individuazione dell’area dove dovrà – un giorno – sorgere il nuovo Ospedale, non si possono non considerare alcuni aspetti. Alla luce del vertice palermitano dello scorso lunedì, apprendiamo direttamente dall’illuminata Regione Siciliana, che saranno un urbanista ed un esperto di edilizia sanitaria a valutare la rispondenza dell’area individuata dal Consiglio Comunale di Siracusa per ben due volte. Francesco Italia, Sindaco di Siracusa, si dice certo che – qualora vi fossero nuove indicazioni – il Consiglio Comunale di Siracusa non avrebbe esitazione alcuna nel seguirle. Lo stesso Sindaco riferì, appena lo scorso mese di Novembre, di avere avuto interlocuzioni con il Presidente Musumeci che gli aveva assolutamente raccomandato di rispettare i tempi, pena la perdita del finanziamento. Il giorno successivo l’Assessore Bandiera, autorevole esponente del Governo regionale, affermò pubblicamente che non v’era motivo di aver fretta, in quanto il finanziamento era appostato e , quindi, messo da parte. Ed a Novembre l’area era individuata da quasi due anni, con parere favorevole dell’ASP provinciale di Siracusa. Cos’è cambiato, adesso, per cambiare le regole a partita già chiusa? Perché, oggi il Dott. Ficarra, nuovo Direttore Generale dell’ASP 8, sconfessa l’operato dei predecessori Brugaletta e Madeddu, soprattutto dopo che l’area era definitivamente individuata? Ed infine, come fa il Sindaco Italia ad avere la certezza di trovare una sintesi con il Consiglio Comunale? Tutto nella speranza che si abbia una struttura di eccellenza totalmente finanziata con risorse pubbliche? Anche se la speranza è l’ultima a morire, come recita un vecchio adagio, chi garantisce all’ASP, al Comune ed alla politica in generale che possano realizzarsi le necessarie condizioni – vendita del Cinque piaghe e dell’Umberto I – per avere le ecessarie risorse per procedere? Siamo convinti che il vertice palermitano sia più servito da vetrina alla politica siracusana per annunciare la costruzione di un Ospedale di livello avanzato, ed anche a chilometro zero, ma riteniamo importante che i cittadini sappiano che, se “la politica” avesse voluto, avrebbe potuto imporsi molto prima e pretendere le risorse che ci sarebbero dovute per legge dal 15 Maggio 1946. Altrettanto pensiamo che l’allarme sul personale lanciato ieri dall’On. Pasqua, sia la cartina di tornasole della volontà politica del Governo Musumeci e dell’ASP provinciale di Siracusa. Da una parte si dicono possibilisti sull’accoglimento delle richieste, per poi costringere l’utenza a “migrare” verso Catania od attendere tempi biblici. E’ questo il modello di sanità che questo Governo, dove ancora siede un esponente siracusano, vuole adottare? E mentre l’urbanista e l’esperto di edilizia sanitaria nominati dall’ASP faranno tutto perché il Consiglio Comunale di Siracusa e la politica discutano, almeno per i prossimi mesi, Catania – provincia del Presidente Musumeci e dell’Assessore Razza – completerà il progetto del nuovo polo sanitario dove le aree individuate non si cambiano, né si rimette in discussione quanto già si è stabilito; si procede, con progetti esecutivi per la costruzione mentre noi continuiamo a discutere. C’è bisogno di chiarezza sotto ogni aspetto, per avere la certezza che Siracusa possa effettivamente avere ciò che aspetta da ormai troppo tempo e perché non si arrivi a possibili nuove indicazioni, e forse anche ad assegnare nuove aree, per poi non avere le risorse necessarie alla realizzazione. La politica chiarisca, subito, tempi e modalità per evitare ai siracusani, ancora una volta, i viaggi della speranza per potersi curare.