Caro Marco, ti avrei voluto conoscere personalmente perchè tutti mi hanno detto che eri un bravo ragazzo. Invece, ti scrivo per esternare i miei personali sentimenti a seguito della tua tragica dipartita. Personali sentimenti non proprio, perchè c’è una città in lutto. Come si fa a morire a 17 anni? E’ una cosa che non ha senso. A 17 anni si è in fase di costruzione della propria personalità, carattere e vita. E’ proprio il caso di dire che c’è una vita innanzi. Morire a soli 17 anni lascia l’amaro in bocca. Perché la nostra comunità perde un cittadino. Perché perde un protagonista del futuro. Perché avresti vivificato la nostra comunità con la tua giovinezza ed energia. E siamo qui a piangere innanzi a una bare il corpo senza vita di Marco. E’ un dolore lacinante. Il dolore dei genitori deve essere un qualcosa di immenso e straziante. Un padre e una madre perdono il più bel fiore della loro vita: Marco. Quanto amore hanno riversato nei confronti di questo figlio. Educazione. Buone maniere. Valori. Insomma, il mestiere che da tanto tempo i genitori sono chiamati ad esercitare: la crescita della propria prole. Ora viene a mancare il caro Marco e la vita per loro si trasforma in un avvenire senza futuro. Il concetto di futuro per i genitori sono i figli. Caro Marco, ti avrei voluto conoscere sul serio per conoscere i tuoi timori, le tue qualità, le tue aspirazioni, i tuoi desideri, il tuo presente, il tuo futuro. Ti voglio bene come un amico fraterno anche se non ci siamo mai conosciuti. Penso a te, molto. Che notizia tragica. Siamo tutti – comunità di Carlentini – senza parole. La morte di un giovane lascia senza risposte né domande. E Carlentini si stringe alla famiglia e a sé per ricordare un nostro concittadino perito in situazione tragica. Ciao caro Marco, ci vedremo. Un abbraccio.