LENTINI. “Filadelfo Aparo eroe silenzioso, una persona semplice ed un padre presente nella quotidianità, dotato di una profonda umanità e sempre a fianco delle persone più bisognose anche nei piccoli gesti della vita privata. Non si è mai sottratto ai doveri morali, prima ancora che professionali, che un Poliziotto ha di fronte alla società che serve, anche a costo della propria vita”. Lo ha detto il Questore di Siracusa Gabriella Ioppolo, ieri mattina, in occasione della commemorazione del quarantesimo anniversario dell’uccisione del vice brigadiere delle guardie di pubblica sicurezza Filadelfo Aparo al termine della Messa e, poco prima, dell’inaugurazione della sede dell’Anps, gruppo di Lentini. “Il suo assassinio – ha detto il Questore – ancora oggi senza che i killer siano stati individuati, fu giudiziariamente considerato una vendetta della mafia: il sottufficiale era infatti impegnato in delicate indagini mirate all’individuazione degli organigrammi di cosche palermitane interessate dalla rapida e sanguinosa ascesa nella leadership dei Corleonesi. Le cronache ufficiali lo descrivono come un poliziotto integerrimo ed efficientissimo: il ricordo unanime dei colleghi del tempo lo considera come certamente uno dei più bravi, se non il più bravo nella ricerca dei latitanti. Un computer. Lo chiamavamo il “Radar”. E dall’altro lato della barricata rivela il collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo in una sua dichiarazione alla Commissione Antimafia: “ Aparo è stato ucciso perché andava sempre cercando latitanti, lo chiamavamo il segugio. Intitolare la sede Anps all’interno del commissariato di Lentini, sua città natale, suggella quindi un debito di imperitura riconoscenza che non solo questa Amministrazione, ma tutta la collettività civile ha nei suoi confronti e della famiglia, che troppo presto ha lasciato. Non possiamo dimenticare infatti l’enorme prezzo che lo Stato ha pagato per riaffermare gli ideali di giustizia libertà – ha aggiuinto il Questore di Siracusa Gabriella Ioppolo – in una terra bellissima ma martoriata come è stata (ed in larga parte lo è ancora) la Sicilia e la sua città simbolo Palermo: ne è riprova la lunga scia di morti che si contano tra le forze dell’ordine – e della Polizia di Stato tra tutte – che in quegli anni ha segnato le cronache giudiziarie nella impari lotta tra la legalità e la vile barbarie omicida mafiosa; e solo pochi mesi dopo, il 21 luglio di quell’anno, moriva sempre per mano mafiosa Boris Giuliano, di cui Aparo era un fidatissimo e strettissimo collaboratore.
Pertanto il mio pensiero riconoscente, che non può che interpretare quello degli appartenenti della Polizia di Stato che rappresento, va ai familiari del compianto Aparo, qui presenti. La loro testimonianza dettata dalla loro presenza è il segno tangibile che il dolore ancora vivo cagionato
dalla perdita del loro caro non è stato vano, come preziosa ed importantissima per tutti noi e stata la portata del sacrificio che il congiunto ha reso all’Italia intera. Pertanto il mio pensiero riconoscente, che non può che interpretare quello degli appartenenti della Polizia di Stato che rappresento, va ai familiari del compianto Aparo, qui presenti. Ringrazio di vero cuore i membri dell’Anps, che hanno voluto dedicare al Vice Brigadiere Aparo la loro sede: la loro iniziativa, in questa giornata celebrativa, è l’ennesima conferma dell’enorme valore etico della morte del nostro collega, ma è anche un punto di partenza e di sprone che deve guidare l’opera di chi – in questo Commissariato ubicato nel Comune che gli ha dato i natali e che ne conserva le spoglie – è chiamato a succedergli a difesa dei più deboli e della legalità e giustizia”.