FRANCOFONTE – Si è tenuta in Piazza Dante l’Assemblea Pubblica indetta dal consiglio di amministrazione della nuova cooperativa San Leo che ha visto la partecipazione di vari movimenti e associazioni (circolo Mille Papaveri Rossi, Comitato Territoriale Antudo Lentini, la comunità parrocchiale) , il segretario nazionale di altragricoltura Tano Malannino oltre che i soci della cooperativa e la cittadinanza.
Durante l’assemblea, che ha visto vari interventi, sono emerse diverse preoccupazioni: Se è sicuramente positivo – sostiene Nuccio Randone del circolo Mille Papaveri Rossi – che movimenti, associazioni, e liberi cittadini si impegnino in questa lotta per la difesa della cooperativa San Leo, dall’altra parte però questo ci fa riflettere sul fatto che nel 2019 c’è purtroppo la necessità di ritornare a lottare per dei diritti che ci sembrano ormai acquisiti, come il diritto all’acqua pubblica,il diritto al lavoro e alla libertà di poter coltivare le proprie terre e di vivere del prodotto di quelle terre, il diritto alla salute. Diritti acquisiti che oggi vengono negati, e soppressi non più dai vecchi latifondisti, ma dai nuovi signori delle ecomafie a cui fanno gola le nostre terre per potervi realizzare discariche, impianti di biometano, impianti fotovoltaici, deturpando il territorio e privandolo della sua unica e vera ricchezza che sono le arance, trasformando di fatto il nostro territorio, da paese delle più belle arance del mondo, a zona ad alto rischio di avvelenamento. Non a caso – continua ancora Nuccio Randone – proprio nella zona San Leo, si voleva costruire un impianto di biometano, e le ultime vicende di cronoca ci raccontano di tangenti che sarebbero state incassate per dare informazioni sullo stato delle pratiche amministrative per la richiesta di autorizzazione integrata ambientale per la costruzione e l’esercizio degli impianti di bio-metano diFranconfonte e Calatafimi. Questo ci dice – conclude Nuccio Randone- che dietro la grave questione cooperativa San Leo ci sono ben altri interessi e che dunque bisogna vigilare per evitare che quelle terre vengano svendute per fini e profitti privati.
Ha preso la parola Santi Mudicante, socio della cooperativa e attivamente impegnato in questa lotta per la difesa della cooperativa il quale ha messo in evidenza la superficialità e l’arroganza nell’affrontare la questione da parte degli organi regionali preposti arrivando addirittura ad offendere un’intera collettività . Lo stesso Santi Mudicante sottolineava lo strano e ambiguo comportamento del commissario nominato dalla regione, il quale si è sempre posto nei confronti della cooperativa Monfalcone in un atteggiamento che va contro ogni logica di buonsenso in quanto anziché adoperarsi per portare in porto il piano di risanamento e di rientro proposto dai soci della cooperativa che salderebbero coi debiti prodotti, sembra preferire la messa all’asta dei terreni e dei pozzi d’acqua presenti. Questo significherebbe di fatto – continua Santi Mudicante – espropriare quei terreni dalle mani dei proprietari terrieri e rivenderli a un prezzo irrisorio. Perché questo atteggiamento? Perché tanta arroganza e superficialità nei confronti di questa cooperativa locale che vede più di 200 ettari di agrumeto e su cui più di 150 famiglie si sostiene economicamente? Domande a cui nessuna autorità sembra voglia dare risposta. Non sa darle o non vuole? E perché? Sono tanti i dubbi sollevati da Mudicante.
Il cuore della faccenda è – secondo il Comitato Territoriale Antudo Lentini, alle prese tra l’altro con l’altro gravoso problema della discarica di armicci – proprio la presenza dei pozzi d’acqua presenti in quel vasto terreno. Per noi l’acqua – continua il Comitato Antudo- è un bene comune e primario e in quanto tale nessuna autorità può vietarne l’uso col pericolo, tra l’altro, di fare morire l’agrumeto e il comportamento del commissario, di non prendere in considerazione la proposta risanatoria della cooperativa, dimostra la volontà persecutoria del commissario e gli interessi sotterranei che stanno dietro tale persecuzione. Bisogna lottare – conclude il Comitato – per dimostrare alle autorità competenti la chiara volontà di voler difendere i nostri diritti.
Ha concluso, dunque, Tano Malannino segretario nazionale di altragricoltura, ribadendo comel’unica strada per poterci riappropriare delle nostre terre e della nostra acqua è la lotta, l’unità di un intero territorio che si regge sull’agricoltura. Perdere quei terreni – continua Tano Malannino – significa mettere in ginocchio non solo le circa 150 famiglie coinvolte, ma un’intera collettività , significa perdita di posti di lavoro e di una fonte di reddito fondamentale per le tasche dei cittadini di quel territori. Occorre dunque – a concluso Malannino – essere presenti in tanti nei luoghi dove si prendono le decisioni, fare sentire la nostra voce, la nostra voglia di difendre un territorio che da sempre ha avuto come unica fonte di ricchezza l’agrumeto e che nessuno ha il diritto di espropriarci di questa nostra ricchezza.
Dall’assemblea, infine, è stato lanciato un appello alla mobilitazione e alla partecipazione alla lotta, dando appuntamento a tutti i cittadini al sit in davanti la prefettura a Siracusa per ribadire le ragioni di un territorio e di una intera collettività .