Carlentini, Gli adulti non conoscono il mondo dei giovani

Carlentini, Gli adulti non conoscono il mondo dei giovani

di Emanuele Gentile
CARLENTINI- Li vediamo costantemente appollaiati sui loro motori. Attaccati notte e giorno al cellulare. In ascolto continua della c.d. “Trap”. I primi pensieri che ci vengono alla mente sono “Quanto sono svogliati”, “Ma non hanno nulla a che fare?”, “Gioventù persa” e altro ancora. Così ci mettiamo il cuore in pace e ci dimentichiamo dei giovani. Fino al momento di trovarci nuovamente in un’ennesima simile situazione. Tuttavia, una cosa è certa. I giovani rimarranno per noi sempre una galassia misteriosa. In realtà non conosciamo nulla di loro? Li etichettiamo e la cosa finisce lì senza provare a capirli ed a avvicinarci a loro. Eppure tutti noi dovremmo fare un passo in avanti verso i giovani. Ne va – sic et simpliciter – del futuro della nostra società visto che i giovani sono il nostro futuro. Li facciamo sentire come se non facessero parte della nostra comunità. L’importante è che stiamo fra di loro e non ci rompano le scatole. Così facendo non si aiuta il giovane. Anzi lo si carica di un’energia negativa in grado di apportare nulla di buono nella comunità di cui fanno parte. In zone come le nostre dove ci sono tanti anziani l’energia dei giovani sarebbe ben più accetta. Ma li allontaniamo senza fare tante storie. Per poi stupirci quando muoiono per incidenti stradali oppure in occasione di retate riguardanti lo spaccio della droga od ancora li cogliamo brilli per abuso di alcolici. Invece di porgergli una mano, amichevole e fraterna, li cacciamo infastiditi e incavolati. Non ci degniamo di sapere da dove vengono, qual è la loro famiglia, cosa fanno, se sono felici, se hanno dato un senso alla vita. Nulla di nulla. Li cancelliamo per poi recitare i nostri ipocriti improperi nei loro confronti. Qui c’è una società che non è per niente a misura di giovani. La politica se ne disinteressa per poi ricordarsi di loro al momento del voto mettendo magari qualche giovane in lista. Le amministrazioni locali non hanno la benché minima idea circa le c.d. “politiche giovanili” onde evitare fenomeni di devianza e dispersione. Qualche volta, come se contriti dalla dimenticanza, organizzano serate di musica giovanile per poi ripiombare nel buio più assoluto. La società civile non ha i giovani nell’agenda delle discussioni. I problemi sono ben altri. Cosa ci importa dei giovani. In breve, nessuno si occupa di loro. Così rimangono in gruppo, anzi “branco”, a parte rispetto all’intero corpo sociale. In questa situazione non c’è molto da fare. Cosa devono fare i nostri giovani? Cosa hanno da fare? Quale il loro futuro? Si trovano in una situazione dove devono scontare anche la leggerezza pedagogica della famiglia. Spesso non si incontrano neppure con le loro famiglie. La mattina sono a scuola. Il pomeriggio fuori. Quando si torva il tempo per fare famiglia primo passo per fare comunità? Mai. Ogni tanto in questi giovani cresce l’idea, atroce, che non figli biologici e non il frutto di un amore a cui corrisponde responsabilità, comunione, dialogo e unione. Insomma, persino in famiglia hanno problemi. E ricordiamoci che hanno un 15/16 anni. Un’età critica. Dove hanno la necessità di essere seguiti. Non per farli rigare diritti, ma per avere qualcuno accanto in grado di cogliere al volo le loro delusioni, illusioni, sogni e necessità. Al contrario, si trovano spesso soli ed isolati. Nessuno gli si avvicina per fornire loro un sostegno oppure un gentile consiglio. La società si chiude e li espelle. Come se fossero un corpo estraneo. Ci si rende conto che comportandoci in questo modo li condanniamo ad una vita non facile e senza contenuti. Cosa si può pretendere dai giovani quanto politica, amministrazione, società civile e soprattutto famiglie non fanno la loro parte? Pensiamoci, pensiamoci, pensiamoci! Tanti problemi del nostro territorio nascono proprio perché i giovani sono dimenticati. Invece di creargli un ambiente di accoglienza li sottoponiamo ad una sorta di apartheid. Pensate come sarebbe molto più vivace e dinamico il nostro territorio se avessimo coltivato le giovani piante di cui è ricco. Non staremmo certo qui a lamentarci che tutto è morto nelle nostre contrade. Quindi, conosciamo realmente i giovani? Andiamo, senza paura, incontro a loro!

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