Catania, Mafia, 23 omicidi in 20 anni: 23 arresti del Ros. Tra i ventitrè omicidi anche il triplice omicidio commesso il 10 aprile 1991 a Lentini

Catania, Mafia, 23 omicidi in 20 anni: 23 arresti del Ros. Tra i ventitrè omicidi anche il triplice omicidio commesso il 10 aprile 1991 a Lentini

CATANIA – Carabinieri del Ros di Catania, coordinati dalla locale Dda, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 23 indagati nell’ambito di indagini su 23 omicidi di mafia commessi dalla fine degli anni 80 al 2007. Tra i casi dell’operazione Thor, ci sono anche un triplice omicidio, tre casi di ‘lupara bianca’ e il duplice omicidio di Angelo Santapaola e di Nicola Sedici, commesso il 26 settembre 2007, per il quale è stato condannato definitivamente Vincenzo Aiello, ex rappresentante provinciale della ‘famiglia’.

Le indagini erano state avviate nell’aprile del 2018 dopo la collaborazione con la giustizia di Francesco Squillaci, uomo d’onore della ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano di Cosa nostra etnea. L’ordinanza cautelare emessa dal gip è stata notificata in carcere a 18 degli indagati, già detenuti per altra causa; altri cinque sono stati invece arrestati. Tra i primi ci sono Vincenzo Santapaola e Salvatore Vincenzo Santapaola, di 64 e 51 anni, che sono, rispettivamente, i figli dei capimafia Salvatore e Benedetto.

Tra i delitti al centro dell’inchiesta anche uno di ‘pulizia interna’ al clan: il duplice omicidio del boss Angelo Santapaola e del suo autista Nicola Sedici, commesso il 26 settembre 2017, per cui è stato condannato definitivamente all’ergastolo l’allora reggente provinciale della ‘famiglia’. L’agguato, aggiunge adesso l’accusa, avrebbe avuto come mandante Salvatore Vincenzo Santapaola, figlio di Benedetto, che secondo la Procura era “preoccupato dall’ingombrante presenza, dell’autonoma operatività e dei rapporti diretti e privilegiati del boss con Cosa nostra di Palermo”. Come esecutore materiale è accusato Orazio Magrì, mentre a Natale Filloramo è contestata la complicità nel duplice omicidio.

Fatta luce anche sull’uccisione di Francesco Lo Monaco, 20 anni, assassinato a Motta Sant’Anastasia il 7 giugno 1994 perché ritenuto l’autore di una rapina commessa a un distributore di carburanti di proprietà del boss Marcello D’Agata, uomo d’onore di Cosa nostra. Tra i casi di ‘lupara bianca’ è inserita la scomparsa, dal 10 luglio 1991, di Salvatore Montauro: sarebbe stato ucciso perché ritenuto vicino al clan rivale dei Cappello e potenziale sicario di quel gruppo.

Tra gli omicidi anche quello del 10 Aprile del 1991 a Lentini.

L’elenco dei destinatari dell’ordinanza

I destinatari del provvedimento emesso dal gip sono: Alfio Adornetto, 49 anni; Santo Battaglia, 59; Filippo Branciforte, 56; Enrico Caruso, 65; Giovanni Cavallaro, 48; Giuseppe Cocuzza, 57; Nunzio Cocuzza, 54; Orazio Benedetto Cocimano, 56; Francesco Di Grazia, 54; Aldo Ercolano, 60; Natale Salvatore Fascetto, 50; Natale Ivan Filloramo, 46; Francesco Maccarrone, 59; Angelo Marcello Magrì, 50; Orazio Magrì, 49; Sebastiano Nardo, 72; Cesare Natale Patti, 62; Aurelio Quattroluni, 60; Vincenzo Santapaola , 64; Vincenzo Salvatore Santapaola, 51; Giuseppe Squillaci, 74; Nicolò Roberto Natale Squillaci, 50; e Nunzio Zuccaro, 58.

Le parole del procuratore

Il procuratore della Repubblica a Catania Carmelo Zuccaro ha parlato di “risposta forte a numerosi omicidi che, seppur lontani nel tempo, sono particolarmente importanti perché rappresentano delle svolte significative nelle dinamiche delle lotte di potere anche all’interno dell’organizzazione mafiosa”. “Molte delle persone che erano in carcere – ha aggiunto – non avevano ancora misure cautelari che riguardassero l’ipotesi di omicidio. L’omicidio non solo non si prescrive dal punto di vista giuridico. Individuare tutti gli autori degli omicidi, anche a distanza di anni, significa non solo eliminare la possibilità di reiterazione del reato, ma anche indebolire nelle persone di vertice queste organizzazioni mafiose”. “In quel periodo – ha ricordato – gli omicidi venivano eseguiti con metodologia particolarmente crudele. Le persone venivano portate in campagna immobilizzate e torturate per ore poi strangolate e bruciate. Si moriva anche per un saluto mancato, perché ci si era permessi di compiere una rapina dove non andava fatto, perche un commerciante non faceva il dovuto sconto, per un sospetto”.

Il pentito su omicidi ‘eccellenti’ e carcere in mano a Cosa nostra

Il pentito Francesco Squillaci, dalle cui dichiarazioni è partita l’operazione Thor, sentito insieme con altri nove collaboratori di giustizia, si e autoaccusato di altri 13 omicidi per i quali non c’erano indagini in corso e per questo andrà a processo. Lo hanno reso noto dalla Procura di Catania sottolineando che ha parlato di almeno 50 omicidi, tra i più importanti della storia di Catania. Tra questi dell’ispettore capo della Polizia di Stato Lizzio, di Gino Ilardo, di quello degli imprenditori Vecchio e Rovetta.

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