Carlentini, Il parroco della chiesa Santa Tecla don Alfredo Andronico nell’omelia: “La Luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”

Carlentini, Il parroco della chiesa Santa Tecla don Alfredo Andronico nell’omelia: “La Luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”

CARLENTINI – Don Alfredo Andronico, oggi, alle 11, ha celebrato la Santa Messa nella chiesa Santa Tecla nella IV Domenica di Quaresima e concelebrata da don Daniele Baggieri, vice parroco è trasmessa in diretta sulla pagina facebook di Radio Una Voce Vicina inBlu e sulla pagina instagram. Il parroco ha avuto un pensiero per la comunità parrocchiale, per il popolo di Dio e manifestato la sua vicinanza ai fedeli che non possono partecipare alle Messe a causa dell’epidemia di coronavirus.
Ecco il testo dell’omelia:
Rallégrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione.
Cari fratelli e sorelle,
con questo invito alla gioia si apre la liturgia di questa quarta domenica di quaresima. Potremmo subito chiederci: che senso ha? Perché non cambiare queste parole così forti, che suonano quasi come una bugia, in questo momento di fatica e di paura per tutta l’umanità? La risposta non è semplice e neppure scontata; in un momento come questo l’unica cosa che può salvarci dal soccombere spiritualmente è la fede: fede in quel Dio che tutto copre e tutti pervade, che ha cura delle sue creature quando sono nel dolore, che desidera un esito di luce per tutte le situazioni di tenebra che si aprono al cospetto delle nostre vite.
Infatti tema dominante della liturgia della Parola di questa domenica è il tema della luce, che assume una connotazione esistenziale fortissima nel brano di vangelo che abbiamo ascoltato.
Gesù, andando per la sua strada, si accorge di un uomo, un povero disgraziato, che porta nella sua carne uno scherzo beffardo della natura, che a volte purtroppo sa anche essere crudele con i suoi figli: è cieco sin dalla nascita, cioè non ha mai goduto della luce, dei colori, delle forme meravigliose che la stessa natura ordinariamente ci regala. La sua sofferenza è accentuata dalla stupidità della gente: gli stessi discepoli di Gesù, uomini “devoti” al Divin Maestro, si chiedono: chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco? Questa domanda probabilmente causa in quell’uomo una sofferenza peggiore della sua condizione fisica, una sorta di annichilimento esistenziale. Gesù gli restituisce prima di tutto la dignità; con un’affermazione chiara, priva di ogni esitazione e di ogni ambiguità, risponde: Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché si manifestino in lui le opere di Dio. Poi gli dona anche l’integrità fisica…
Nel momento presente forse questo dovrebbe farci riflettere: siamo preoccupati, è vero; siamo vittime anche noi di uno scherzo beffardo della natura; ma fino a che punto viviamo questo con dignità? Con la dignità di chi sa che la propria libertà finisce dove comincia la libertà dell’altro? Con la dignità di chi sa prendersi cura del bene di tutti prima di pensare al proprio fugace benessere personale? Con la dignità di chi sa stare zitto, in religioso silenzio, di fronte al dramma di alcuni, senza abbandonarsi a stupidi pettegolezzi e pruriginose curiosità e senza prendersi la briga di stigmatizzare gli altri alla stregua di “untori”?
Gesù dice: non è questo il bene! È Bene invece che si manifestino le opere di Dio. Ma quali sono queste opere di Dio? Il coraggio, l’abnegazione, la donazione di alcuni che si prendono cura del bene di tutti: penso in questo momento ai medici, agli infermieri e ai ricercatori, a coloro che forniscono servizi di prima necessità e anche a coloro che con la loro preghiera, in alcuni casi incessante e discreta, stanno facendo il bene di tutti… questo momento di fatica potrebbe insegnarci a vivere bene e a creare un mondo migliore al momento del risveglio da quest’incubo… a noi la libertà di coglierne la provocazione: queste sono le opere di Dio!
Quali i suggerimenti della liturgia di oggi quindi?
1. Abbandoniamo il mito dell’apparenza e andiamo all’essenza delle cose. Lo stesso profeta Samuele si fa tentare dall’apparenza… ma alla fine scoprirà che il progetto d’amore di Dio si fonda su un ragazzetto su cui non avrebbe scommesso nulla.
2. Ricentriamoci su Cristo, luce del mondo. Soltanto la sequela di Cristo può farci uscire da una logica di tenebra ed entrare in una logica di luce, fatta di una vita vissuta in pienezza con ogni bontà, giustizia e verità nel Signore.
3. Viviamo con coraggio la nostra umanità e il nostro essere discepoli di Gesù. I genitori del cieco nato, per esempio, non hanno questo coraggio; ciò li porta a rinnegare la stessa realtà dei fatti per non perdere il loro quieto vivere: Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé. Non è così invece per il cieco stesso, il quale trova in Gesù questo coraggio, che diventa prima ironia sferzante nei confronti dei farisei, che si sentono i detentori della verità, ma non lo sono: Volete forse anche voi diventare suoi discepoli? E arriva a diventare professione di fede e adesione della vita: disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
In sostanza la liturgia di oggi è un invito a riscoprire e a gioire per la nostra “illuminazione”, a gioire perché la Luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta (Gv 1, 5).
Il giorno del nostro Battesimo ognuno di noi è stato illuminato. Ci è stata donata la verità della fede che dà senso a tutta la nostra vita, comprese le sofferenze; abbiamo rinunciato alle pompose apparenze del Male per accogliere le luminose opere di Dio; siamo diventati discepoli di Cristo. Chiediamo con forza al Signore di poter divenire testimonianza di luce in questo momento difficile. Lo chiediamo al Padre per Cristo nostro Signore, che, come ci farà dire fra poco la Chiesa nella liturgia, nel mistero della sua incarnazione si è fatto guida dell’uomo che camminava nelle tenebre, per condurlo alla grande luce della fede. Con il sacramento della rinascita ha liberato gli schiavi dell’antico peccato per elevarli alla dignità di figli.
Maria Santissima, prima discepola, interceda per noi, perché troviamo la forza di portare a compimento i nostri propositi di bene.
Amen

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