SIRACUSA – L’Asp di Siracusa interviene su un servizio apparso ieri sulla stampa nel quale un improvvisato epidemiologo, commettendo un colossale, quanto grossolano, errore metodologico, ha sostenuto che Siracusa avrebbe il tasso più elevato di mortalità dell’Isola, più di Catania, Messina ed Enna, che hanno invece il maggior numero di malati.
L’improvvisato esperto sostiene di aver calcolato il “rapporto tra contagiati e deceduti”. Rapporto, però, che non presenta significativi scostamenti tra le province siciliane, a meno che l’“esperto” si sia basato sulla proporzione di decessi osservati a Siracusa (che al 23 aprile erano 19) sul totale dei positivi in atto (97).
Come è noto a chiunque, infatti, una proporzione è un rapporto dove al numeratore ci sta il dato in esame (in questo caso i decessi), e al denominatore il campione da cui è estratto il dato (ovvero i malati). Stiamo dicendo, in altri termini, che a Siracusa sarebbero stati osservati 19 decessi su 97 persone che si sono ammalate. E con questo tipo di calcolo avremmo davvero una proporzione molto alta, pari al 19,6%, persino maggiore della media nazionale del 13,5%. Peccato, però, che, se così fosse, l’improvvisato epidemiologo avrebbe dimenticato di sommare nel denominatore anche gli 81 “guariti”, che ovviamente prima di guarire sono stati malati! E considerato che si tratta di una proporzione, ovvero di un rapporto dove il numeratore fa parte del denominatore, avrebbe dovuto sommarvi anche i deceduti, visto che anche loro sono stati malati.
Ed è a tutti noto che il risultato di una proporzione, tanto più è basso, quanto più è alto il denominatore. Rapportando il numero di decessi al vero totale (comprensivo dei guariti e degli stessi deceduti), ecco che i numeri ritornano alla loro dimensione scientifica ed oggettiva e crollano dal 19,6% al 9,6%, ben sotto la media nazionale. Qualora, invece, l’improvvisato epidemiologo si fosse riferito a quest’ultima percentuale, avrà certamente dimenticato di correggere i dati per l’indice di vecchiaia. Tutti sappiamo infatti che il covid-19 colpisce soprattutto la terza età, e il sesso maschile. E gli addetti ai lavori sanno che Siracusa ha un indice di vecchiaia tra i maschi più alto della media siciliana. Correggendo i dati per indice di vecchiaia ecco che il dato dell’improvvisato esperto continua a crollare sempre più, fino ad appiattirsi sulla media regionale.
Il velleitario epidemiologo, infatti, rifacendosi al “rapporto tra i contagiati e deceduti” ha preso un ulteriore abbaglio, scambiando il concetto di “mortalità” con quello di “letalità”, che esprime invece il grado di virulenza del virus, che, una volta corretti i dati per indice di vecchiaia, è pressoché identico in tutta l’Isola. La verità è che questo epidemiologo dilettante non sapeva che, per rendere confrontabili i dati, avrebbe dovuto rapportare i decessi non ai malati, ma alla popolazione, cioè avrebbe dovuto ricorrere non alle proporzioni, ma ai tassi, come ad esempio il numero di decessi ogni 100.000 abitanti per il periodo di osservazione.
Se l’improvvisato esperto avesse correttamente applicato i tassi si sarebbe accorto che Siracusa ha un tasso di 4,7 decessi ogni 100.000 abitanti, in linea col tasso medio siciliano standardizzato, mentre Catania ha un tasso di 6,8, Messina di 7,02 ed Enna di 15,2. Errore grossolano, dunque, derivante dal velleitario tentativo di cimentarsi in un mestiere che non è il suo. Un errore perdonabile, dunque, ad un dilettante.
Ciò che è meno perdonabile è il risultato di aver disinformato ed allarmato per l’ennesima volta i cittadini con calcoli maldestri e fuorvianti. E peraltro minimizzando tutti i risultati positivi che pongono la ASP di Siracusa tra le migliori in Sicilia, a partire proprio dai tassi di guarigione, a testimoniare che probabilmente, nonostante gli errori (commessi del resto in tutto il Mondo) l’organizzazione sanitaria ha complessivamente retto a Siracusa. Questo improvvisato esperto, dunque, faccia il suo mestiere, che rispettiamo, ed eviti di trasformare i dati epidemiologici in dati epidemio-illogici, generando il panico tra la gente.