ROMA – “Dal 4 maggio rimettiamo al lavoro quattro milioni e mezzo di italiani, tra costruzioni, manifattura, servizi collegati, ovviamente nel rispetto dei protocolli. E’ una base per poter fare una riapertura progressiva e completa. Sarà un test importante. Dipenderà dai buoni comportamenti. Un’apertura a ondate permette di verificare la robustezza del sistema”. Così, in un’intervista al Corriere della Sera, Vittorio Colao, a capo della task force per la ripartenza, spiegando le mosse in vista della fase 2. “L'approccio non dovrà essere nazionale e neppure regionale, ma microgeografico: occorre intervenire il più in fretta possibile, nella zona più piccola possibile. Abbiamo indicato al governo un processo. L’importante è che le misure siano tempestive; nella speranza che non siano necessarie”, osserva. Quanto alla app secondo Colao “potrà servire se arriva in fretta, e se la scarica la grande maggioranza degli italiani. E' importante lanciarla entro la fine di maggio; se quest’estate l'avremo tutti o quasi, bene; altrimenti servirà a poco”, garantendo che verrà tutela la privacy “Quando scopro di essere contagiato, sono io che metto dentro un codice, che rilascia una serie di codici alle persone con cui sono entrato in contatto. Tutto avviene in modo anonimo”. Sulle aperture differenziate, con lo slittamento per bar e ristoranti al 1 giugno, Colao sottolinea che “non sono di competenza del nostro Comitato; sono decise dal governo sulla base di input sanitari. Noi siamo advisor: ci è stato chiesto di dare consigli su come far ripartire costruzioni e manifattura. La riapertura progressiva ti fa capire meglio a quale velocità devi andare”. Questa situazione di emergenza può comunque essere l'occasione “per rilanciare tutto il sistema Italia. Il Paese ha imparato a usare le nuove tecnologie, i nuovi strumenti per comunicare. Dobbiamo ammodernare i modelli commerciali delle nostre imprese. Aumentare la partecipazione femminile al lavoro, sostenendo al contempo la natalità, aiutando le madri che lavorano”, osserva. Sulla possibilità di una recessione, secondo Colao “il rischio c'è. Dipende da due cose che nessuno conosce: la scoperta di una terapia e di un vaccino; e la governance mondiale. Serve un coordinamento internazionale. Se ognuno guarda il suo orticello e non coordina le proprie misure con gli altri le conseguenze saranno pesanti”. Infine, sul suo futuro chiosa: “Non ho nessuna intenzione di fare politica. Mi è stato chiesto di aiutare a gestire una fase complicata. Alla fine tornerò al mio lavoro. Molti manager l’hanno fatto, in molti Paesi; solo in Italia si pensa che vogliano fare politica”.