CATANIA – La commissione regionale antimafia, presieduta da Claudio Fava, questa mattina, è ritornata sull’operazione “Mazzetta Sicula”, ascoltato in audizione il sindaco di Lentini Saverio Bosco, i rappresentanti delle associazioni ambientaliste del comune di Lentini Maria Adagio, il coordinatore delle associazioni dei Beni Comuni di contrada Bonvicino Francesco Ruggero e gli amministratori giudiziari della Sicula Trasporti spa, Salvatore Virgillito, Salvatore Belfiore e Pasquale Castorina. Il sindaco di Lentini Saverio Bosco, tirato in ballo da una delle intercettazioni per essersi opposto all’ampliamento della discarica, questa mattina, davanti alla commissione regionale ha ripercorso la vicenda delle autorizzazioni alla Sicula Trasporti dal 2009. “Forse questo NO all’ampliamento dava fastidio – ha detto il sindaco Saverio Bosco -, era un No che non aveva prezzo, era un NO per l’ambiente e un No per una giusta amministrazione”.
Poi è stata la volta della rappresentante delle associazioni ambientaliste del comune di Lentini Maria Adagio. “Per il Coordinamento che si oppone alle discariche è importante sottolineare che: “In merito all’inchiesta denominata “Mazzetta Sicula” – ha detto Maria Adagio ai componenti della commissione antimafia – e all’attività di questa stessa commissione ci auguriamo si riesca a far luce su tutti – tutti – gli attori politici regionali, provinciali e locali, sul funzionamento dell’Assessorato al Territorio e l’Assessorato ai Rifiuti ed energia, insomma su tutto il personale politico e non che negli ultimi 20 anni, fin troppo facilmente, ha concesso pareri positivi in sede di conferenza dei servizi ed autorizzazioni integrate ambientali. Non è possibile pensare, a nostro avviso, che non ci sia una strategia politica ben precisa dietro le scelte che hanno prodotto e che continuano a produrre le condizioni di una perenne emergenza. Condizioni di cui hanno potuto godere gli imprenditori che costituiscono i monopoli provinciali e l’oligopolio regionale della gestione dell’intera filiera dei rifiuti. E tutto ciò a scapito delle comunità, che continuano a pagare, nella migliore delle ipotesi con un continuo stato di disservizio, e nella peggiore – come nel nostro caso – con un aumento esponenziale di malattie legate all’inquinamento. Non c’è infatti ragione alcuna, se non quella di favorire il profitto di pochi, che giustifichi la scelta doppiamente scellerata di lasciare ai privati il monopolio della gestione dei rifiuti e di autorizzare la costruzione di mega-impianti.” Il coordinamento per il territorio “NO discarica di Armicci e Bonvicino” mette l’accento sul fatto che, “nonostante l’inchiesta e l’interesse di Procure e testate giornalistiche, i progetti di inquinamento e devastazione non sembrano essersi fermati”.” Ci troviamo infatti ad opporci al progetto di un inceneritore – si legge nel documento – che dovrebbe sorgere in contrada Coda Volpe in territorio di Catania, ma a poche centinaia di metri dal territorio di Lentini ed all’allargamento della discarica di Grotte San Giorgio-Bonvicino la cui conferenza dei servizi è stata convocata per il prossimo 7 luglio. Ci opporremo ancora una volta anche a questo progetto con un Presidio a Catania che effettueremo il 3 luglio prossimo. Tutto il territorio è chiamato alla mobilitazione!”.
“Dalle percezioni raccolte in seguito alle audizioni reputiamo che quella del 7 luglio sia una data impropria nei tempi e nei contenuti per decidere di avviare il procedimento autorizzativo -ha detto il presidente della Commissione regionale antimafia Claudio Fava – per la nuova discarica. Stiamo parlando – ha aggiunto Fava – di una autorizzazione per quattro milioni e mezzo di metri cubi, vale a dire il triplo di ciò che annualmente la regione produce in termini di rifiuti da abbancare, elemento che ha mosso i comitati civici e ambientalisti in quanto questa vicenda insiste su una zona archeologicamente protetta e in prossimità di centri abitati. Fino a quando non sarà possibile nominare dei consulenti tecnici che abbiano elementi sufficienti (modalità di gestione dell’impianto, dell’azienda Sicula Trasporti e modalità di realizzazione dei profitti nel rispetto delle norme ambientali) – ha detto il presidente Claudio Fava in conferenza stampa – non potranno procedere, in quanto si tratterebbe di un azzardo politico, amministrativo e ambientale. Va compreso – ha concluso Fava – in che modo questa discarica sia stata utilizzata per massimizzare i profitti dal 2009 ed eventualmente per abbancare i rifiuti conferiti a 220 comuni siciliani. Oltre ai già accertati fatti corruttivi, si è palesato un forte condizionamento ambientale”.