SIRACUSA – Sulla base dei risultati e delle conclusioni delle attività di ricerca, accesso e analisi del
procedimento di prestito avviato dal Museo MART di Rovereto ed avente ad oggetto
l’opera artistica “Il Seppellimento di Santa Lucia” di Michelangelo Merisi da Caravaggio,
attualmente custodita all’interno della Chiesa di Santa Lucia alla Badia in Siracusa,
preliminarmente si rappresenta che, nella suddetta vicenda, sembrano mancare i
presupposti essenziali per radicare un corretto procedimento conforme a legge.
Infatti, se il prestito, ai sensi del combinato disposto degli articoli 48 e 112 del Codice dei
Beni Culturali, va accordato dal legittimo titolare, sussistono fondate ragioni che tale
titolare non sia stato correttamente individuato, atteso che, per dispositivo delle leggi
concordatarie del 1929 e 1984, la proprietà della Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, con
tutti gli arredi, nonché le pertinenze mobili e immobili, quindi incluso il dipinto del
Caravaggio, sarebbe transitata dal F.E.C. presso il Ministero dell’Interno (che li possedeva
dal 1866), in capo alle Autorità Ecclesiastiche. Quand’anche si contestasse il superiore
assunto sul cambio di proprietà, in ogni caso, trattandosi di materia pattizio-concordataria,
sono esclusi in quanto illegittimi, tutti gli atti unilaterali che il predetto F.E.C. presso il
Ministero dell’Interno, intendesse porre in essere sul prestito, dovendo al contrario
concordare con l’Autorità Ecclesiastica qualunque decisione sul dipinto. A parte quanto fin
qui riferito, si aggiunge la circostanza decisiva che, sempre per effetto di leggi
concordatarie, l’opera d’arte di interesse religioso è assistita dal vincolo di destinazione al
culto, che prevale su tutti gli altri connotati del Bene Culturale in quanto tale. Ciò significa
che proprio la Chiesa ha l’ultima parola sul prestito in questione e quindi, tecnicamente,
non di “parere endoprocedimentale” si tratta, bensì di vero e proprio permesso da
rilasciarsi o negarsi, da parte dell’Arcidiocesi. Per tali motivazioni, i procedimenti finora
messi in opera dagli Enti, al fine del prestito, sono viziati da violazione di legge ed eccesso
di potere sotto vari profili.
Anche il procedimento di autorizzazione all’esecuzione della copia esatta secondo gli
scriventi presenterebbe alcune lacune, per la mancanza di qualsiasi richiesta e/o nota
informativa alla Curia Arcivescovile, e per la poca chiarezza comunicativa della futura
destinazione d’utilizzo. Si ricorda inoltre come i costi per la realizzazione della copia
gravino, secondo quanto è emerso, sul loan fee individuato per l’opera, riducendolo
notevolmente, e non risultano frutto di alcuna ulteriore erogazione.
A proposito poi di quanto dichiarato dal Presidente del MART, Vittorio Sgarbi, circa
l’esistenza di 350 mila euro per il restauro del quadro, mantra che ha accompagnato e
scandito ogni esposizione pubblica del Progetto “Caravaggio. Il contemporaneo”, da tutti
gli atti si evince chiaramente che il loan fee, previsto a vantaggio del dipinto oggetto di
prestito è di soli 100 mila euro, sui quali – come detto – gravano i costi dell’esecuzione
della copia esatta (già contrattualizzata tra Mart e Factum Foundation) che ammonterebbe
secondo preventivo ad una somma di 30.000 euro, di cui già spesi una parte di 10.000 per
la preliminare acquisizione digitale, cui si aggiungerebbero i costi di assicurazione,
trasporto e movimentazione del dipinto originale. E’ di tutta evidenza, quindi, come ciò
potrebbe costituire una consapevole, personale, narrazione dei fatti non corrispondente
alla realtà, a cura di Sgarbi, posto che il primo atto riguardante la richiesta di prestito –
tra MART e FEC – data a fine gennaio del 2020, rafforzando la convinzione circa la
mancanza di certezza sui fondi veramente destinati all’intervento estetico di restauro.
L’esame degli atti, legata alla ricostruzione arco-temporale della vicenda restituisce, senza
dubbi, la consapevolezza che è infondata l’affermazione continua circa l’esistenza di 350
mila euro, che in realtà sarebbe la somma totale destinata dal Mart all’intera mostra, e non
la somma a disposizione dell’opera oggetto di prestito. In tutta la documentazione finora
esaminata – presso ben 7 Enti – poi – non si rintraccia alcuna notizia di mostre o di altre
iniziative a favore di Siracusa, in cambio del prestito del Seppellimento di Santa Lucia.
Gli scriventi, quindi, nello stigmatizzare con ogni forza il comportamento finora tenuto,
nei confronti della Città di Siracusa, delle Istituzioni coinvolte e dei siracusani tutti,
lasciano all’intelligenza dei lettori ogni altra conclusione.
Per quanto sopra il Patto Civico di consultazione per la tutela del Caravaggio siracusano
ha già avviato e sosterrà, presso le competenti sedi istituzionali, ogni iniziativa necessaria
per l’annullamento dei procedimenti, non lesinando sforzo alcuno nel fare ricorso ad ogni
mezzo – in ogni competente sede – per la giusta tutela e valorizzazione del dipinto
dell’ultimo Caravaggio.