CITTA’ DEL VATICANO- “Noi siamo già nella terza guerra mondiale”. Così Papa Francesco nell’intervista al Tg5 mandata in onda stasera su Canale 5. rispondendo alle domande del vaticanista di Mediaset Fabio marchese Ragona. “La domanda è come uscire migliori dalla pandemia”, dice il Pontefice nell’intervista esclusiva a Fabio Marchese Ragona, registrata nella residenza Santa Marta in Vaticano. Il Pontefice annuncia che la prossima settimana inizieranno i vaccini antiCovid in Vaticano: “Io mi sono prenotato”, dice Jorge Mario, che parla di “negazionismo suicida” e di scandalo legato all’incoscienza dei vacanzieri di chi è scappato per fare le proprie comodità “senza pensare al Noi. Ci salviamo Noi, o non si salva nessuno. Farsi il Vaccino è un fatto etico”. “La sfida oggi è la vicinanza contro la cultura dell’indifferenza, il sano menefreghismo dei problemi, ma il menefreghismo non è mai sano”. Papa Francesco commenta una foto esposta nell’elemosineria della Santa Sede. Una donna ben vestita che esce da un ristorante mentre ignora una anziana che chiede l’elemosina. Francesco affronta il tema della comunità, e delle classi dirigenti, “che hanno diritto di imporre la loro politica, ma in questo tempo si deve giocare per l’unità. Ma se i politici sottolineano l’interesse personale, e non quello comune, rovinano tutto. I politici non hanno diritto di dire Io, ma bisogna dire Noi”. “Non è il momento di pensare di vincere le elezioni, è invece il momento della semina, non della raccolta”. Ai nuovi poveri “non dobbiamo dare risposte, ma domande: di cosa hai bisogno? A Roma sono riapparsi gli usurai. Ma in questa città ho visto anche tante cose buone. Noi nella Caritas abbiamo raddoppiato il numero di persone che ci chiedono aiuto. Noi dobbiamo essere inventivi e audaci nell’inventare strade di vicinanza”. Papa Bergoglio parla di “cultura dello scarto. Si scartano i bambini malati, le nascite non volute. I sicari. Il problema dell’aborto non è religioso, ma di etica umana”. “Si scarta chi non produce: i bambini, gli anziani, i malati, i migranti. Sulla nostra coscienza pesano i morti affogati nel Mediterraneo. Serve cultura dell’accoglienza. E attenti, fratellanza non è un club di amici”. “La classe dirigenziale ha il diritto di avere punti di vista diversi e di imporre la propria politica. Ma in questo tempo si deve giocare per l’unità, sempre. In questo tempo – ha aggiunto – non c’è il diritto di allontanarsi dall’unità. La lotta politica è una cosa nobile, ma se i politici sottolineano più l’interesse personale all’interesse comune, rovinano le cose”. “In questo momento la classe dirigenziale tutta non ha il diritto dire ‘Io’. Si deve dire ‘Noi’ e cercare un’unita davanti alla crisi – ha ribadito il Papa rispondendo alle domande del vaticanista di Mediaset Fabio Marchese Ragona -. Passata la crisi ognuno ritorni a dire ‘Io’, ma in questo momento, un politico, anche un dirigente, un vescovo, un sacerdote, che non ha la capacità di dire ‘noi’ non è all’altezza. Deve prevalere il ‘Noi’, il bene comune di tutti. L’unità è superiore al conflitto”. Papa Francesco commenta gli ultimi accadimenti negli Stati Uniti: “Sono rimasto stupito, un popolo così disciplinato, una democrazia, è una realtà matura dove c’è qualcosa che non va, di gente che prende una strada contro il bene comune e la democrazia. Ringrazio Dio che questo sia scoppiato e si può vedere bene. Va condannato, imparando dalla storia. I gruppi pararegolari non inseriti nella società, prima o poi fanno esplosioni di violenza”. Cosa è la Fede per il Papa? “Per me la Fede è un dono. La Fede non si può comprare. L’unico atteggiamento nostro è aprirci per ricevere il Dono. In Deuteronomio, Dio dice: quale popolo ha i suoi Dei vicini come tu hai me? E Poi Gesù si è fatto a noi vicino. Ecco, la Fede è un dono che dobbiamo chiedere”. Come è cambiata la quotidianità di Francesco? “Sono ingabbiato, quando uno è nella gabbia sai… ora prendo la vita come viene. Uso di più il telefono…La pandemia ha colorato anche la vita del Papa. Quando sono andato al Crocifisso miracoloso, ho fatto la via Crucis, il discorso del 27 marzo, ho dato espressione d’amore. Ho cancellato viaggi. Faccio una vita chiusa, ma il Signore ci aiuta tutti”. Cosa augura il Vescovo di Roma? “Auguro di uscire migliori dalla crisi, prendete coraggio pensando agli altri, non ci sia la cultura dello scarto e dell’indifferenza, ma sia cultura della vicinanza. No ai lupi politici, dirigenziali, manageriali. L’unità è più grande del conflitto, e pregare. Pregate di più. Grazie”.
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