Lentini, Per l’Avvocato Vito Brunetto: degrado e forti potenzialità

Lentini, Per l’Avvocato Vito Brunetto: degrado e forti potenzialità

Oggi è il turno dell’Avv. Vito Antonio Brunetto ad essere intervistato su cosa ne pensa della Lentini di oggi e dei suoi mille problemi. Avvocato. In politica si è iscritto a 18 anni al Movimento Sociale Destra Nazionale ed ha ricoperto la carica di Segretario politico della Sezione di Lentini di tale partito. E’ stato anche Vice Segretario provinciale del Fronte della Gioventù. E’ stato nel 2012 Assessore Provinciale ai trasporti nella Giunta guidata dall’onorevole Nicola Bono ed attualmente fa parte del Consiglio per le pari opportunità presso il Consiglio Dell’Ordine degli Avvocati di Siracusa, dopo essere stato per un biennio Presidente della Associazione Forense Lentinese. Ed ora diamo inizio all’intervista…

Cos’è la Lentini di oggi?

“Rispondere a questa domanda è paradossalmente semplice: la Lentini odierna è soltanto, e mi duole dirlo, un agglomerato di case, in cui vivono, dormono e lavorano, quando lavorano, persone totalmente prive di senso di appartenenza. Lentini da tempo è una comunità solo a maggio allorquando, ogni anno, S. Alfio riesce a compiere l’autentico miracolo di stringere attorno a sé una città e darle quella coesione che negli altri 362 giorni non ha.”

Perché questo degrado a cui da lustri assistiamo?

“Il degrado a cui assistiamo diuturnamente è figlio della considerazione che ho articolato sopra. Ed inoltre bisogna prendere atto del fallimento, politico e culturale insieme, delle generazioni, compresa la mia, che da qualche decennio hanno governato Lentini. E le ragioni sono varie e prescindono per molti versi persino dal valore dei singoli. E ciò è avvenuto soprattutto per la dissoluzione dei partiti tradizionali che ha reso sempre più difficile, per chi ha delle idee da offrire alla città che vadano oltre la mera gestione del presente, trovare un ruolo nell’attuale agone anche elettorale. Faccio un esempio un “intellettuale” nei vecchi partiti e con un consiglio comunale di 40 membri una speranza di essere eletto l’aveva o comunque una speranza di offrire il proprio contributo all’interno del proprio partito l’aveva. Oggi con un consiglio comunale di soli 16 membri e con una attenzione tutta schiacciata sul sindaco eletto, chi esprima una visione ampia e non soffocata dagli eventi immediati non ha alcuna possibilità non solo di essere eletto ma anche di offrire un minimo di contributo. E questo è un problema enorme aggravato dal fatto che essere capaci di trovare i voti per essere eletti ed essere politici veri non è, con buona pace di chi la pensa diversamente, niente affatto la stessa cosa”.

Siamo sicuri che il problema sia solo la politica?

“Dalle prime due risposte avrai capito che per me il problema non è solo della politica, anzi. Continuo con gli esempi: noi a Lentini abbiamo perso tanto i partiti di massa quanto le comunità militanti. E gli effetti di questa desertificazione politica e culturale si sono visti tutti. Una comunità, per esempio, si sarebbe preoccupata di sapere se e cosa sia stato seppellito sotto le acque del rinato Biviere o non avrebbe sopportato l’oblio su alcuni episodi relativi alla discarica di Armicci “scoperta” oltre 30 anni or sono. Paura della criminalità organizzata allora, ma anche oggi, imperante? Forse ma resto convinto che se vi fossero stati in quel momento delle comunità militanti o partiti autenticamente espressione dell’intellettuale collettivo, la storia sarebbe andata diversamente. Pensi davvero che sia un caso se oggi abbiamo la discarica più grande della Sicilia nel nostro territorio? E’ da lì che è tutto cominciato.”

Tu non credi che ci sia una generale indifferenza da parte dei cittadini verso la città?

“Assolutamente sì e non mi sorprende. Un agglomerato di persone senza alcun sentimento comunitario non può esprimere nient’altro che una assoluta assenza di interesse per la politica.”

Per te quando è iniziata la fase calante per la nostra città?

“La fase calante è cominciata da un lato quando la agrumicultura ha perso ogni spinta propulsiva il che si può far coincidere con la chiusura della Nupral nella nostra città e dall’altro con la insensata programmazione urbanistica degli anni 70. Nell’ordine: La Nupral aveva tantissimi difetti ma garantiva soprattutto ai piccoli proprietari di ricavare un reddito certo dal proprio agrumeto. Oggi può invece capitarti che una volta vendute le tue arance ai cd. “produttori agricoli” questi non vengano neanche a raccogliertele e te le lasciano marcire sugli alberi perché da un lato hanno da commercializzare le loro (creando di fatto una nuova e devastante forma di latifondo) e dall’altro sono strozzati dalla esigenze della grande distribuzione. Riguardo la programmazione urbanistica degli anni settanta i guasti che ha prodotto sono evidenti. Tutti sapevano che i lentinesi volevano espandersi verso Catania ed invece si è preteso di farli espandere altrove. Il risultato? I Lentinesi verso Catania ci sono andati lo stesso o costruendo abusivamente a S.Antonio o popolando contrada Santuzzi, così facendo nascere una generazione schizofrenica che vive e si sente lentinese ma vota a Carlentini. E’ pertanto nella crisi della agrumicultura e nella perdita del senso di comunità dovuto anche a scelte urbanistiche sconsiderate che può individuarsi la genesi della crisi di Lentini.”

Eppure il nostro territorio ha delle potenzialità inespresse….cosa si aspetta a metterle in funzione?

“Si aspetta che la Lentini intellettualmente vivace smetta di parlare solo a sè stessa e si metta in moto per avviare una riflessione seria sulle prospettive di sviluppo del territorio. Ma per fare questo bisognerebbe vi fossero sedi di riflessione che al momento non vi sono. E non vi saranno se chi guida la città non prende finalmente atto che, come dicevo prima, riuscire ad essere eletti non garantisce di per sé la necessaria lucidità politico-culturale. Ma perché ciò avvenga sarebbe necessaria una grande umiltà in chi guida, a vario titolo, la cosa pubblica e, purtroppo, negli ultimi trent’anni di grandi esempi di umiltà io non ne ho visti.”

A Lentini c’è una visione programmatica del futuro?

“Da quanto ho detto mi pare evidente che la risposta sia no. Si ha una vaga consapevolezza del bacino di risorse in cui siamo immersi ma non la lucidità per affrontare certi temi. Per esempio: Lentini è al centro di un territorio ricco di arte, cultura, bellezze naturali ed eccellenze anche di natura gastronomica servito da uno degli aeroporti più importanti del Mediterraneo; ebbene un simile giacimento di risorse si sfrutta standosene tranquilli a guardare l’Etna o creando sinergie e contatti con strutture interessate allo sfruttamento appunto delle nostre risorse turistiche? La risposta per me appare ovvia.”

Come invertire secondo te questa tendenza?

“Alcuni spunti di riflessione li ho anticipati ma credo sia necessario che Lentini torni a svolgere la propria naturale funzione di guida del nostro triangolo. Carlentini ( soprattutto quest’ultima) e Francofonte in questi anni hanno pensato di poter fare sole ma questo è un errore enorme. So di dire qualcosa di scomodo ma contribuire alla rinascita di Lentini è nell’interesse anche delle città vicine. Continuo con gli esempi: La discarica di Grotte S. Giorgio interessa solo Lentini? No perché appesta tutto il comprensorio. Però solo una Lentini in crisi poteva consentire che Grotte S. Giorgio nascesse. Quindi è interesse delle comunità di Carlentini e di Francofonte far sì che Lentini ritrovi quel ruolo guida che essa ha avuto nei decenni scorsi. Perché non ci si salva da soli.”

Su cosa deve investire Lentini per il suo rilancio?

“Turismo, cultura e sulla industrializzazione della propria agricoltura. Anche qui faccio un esempio: il vino in Sicilia è sempre stato prodotto ma solo da pochi lustri è fonte di ricchezza perché sono stati valorizzati alcuni vitigni e si è puntato alla produzione di qualità. Perché questo modello non può essere riprodotto anche per la agrumicoltura lentinese? Sarebbe davvero tanto scandaloso che il prossimo Sindaco di Lentini cominciasse ad avviare delle interlocuzioni con imprenditori, anche non della zona, per addivenire ad un analogo modello di industrializzazione per la nostra agricoltura? Io credo di no. Ed è solo una delle proposte che si potrebbero fare.”

Bisogna essere realisti, ottimisti o pessimisti?

“Solo essendo realisti si può essere ottimisti. L’ottimista non è un sognatore ma uno che dalle rovine del mondo che crolla sa trovare la forza per costruire una comunità più forte e generosa.”

Open chat
Ciao,
chiedici la tua canzone