SIRACUSA – “È evidente che qualunque episodio di violenza non può che essere stigmatizzato, ma è altrettanto chiaro che gli operatori del mondo della ristorazione, dello sport e del fitness, della cultura e dello spettacolo hanno giustamente terminato la loro pazienza; è necessario oggi pensare ad un piano delle riaperture che, tenendo conto delle considerazioni scientifiche in ordine alla sicurezza, garantisca un graduale ritorno all’operatività per tutte le categorie oggi di fatto dimenticate”.
Lo dichiara l’On. Giovanni Cafeo, parlamentare regionale di Italia Viva e Segretario della III Commissione Ars Attività Produttive.
“Il parere di importanti scienziati concorda sulla difficoltà oggettiva per il virus Sars-Cov2 di infettare le persone all’aria aperta, specie nella stagione più calda – spiega l’On. Cafeo – un’evenienza che, soprattutto in Sicilia dove il meteo è favorevole, potrebbe permettere la riapertura per molti mesi di tutti quei locali con a disposizione uno spazio esterno, eventualmente da ampliare grazie a speciali autorizzazioni e permettendo anche, con i dovuti accorgimenti, lo svolgimento di attività ricreative e sportive”.
“Continuando al contempo a pieno regime la campagna vaccinale, è imprescindibile dunque programmare un piano delle riaperture a brevissimo termine – prosegue Cafeo – e in tal senso è importante, come sempre, l’interlocuzione con le associazioni di categoria che grazie agli stringenti protocolli di sicurezza adottati, sono in grado di garantire in ogni caso, specie per i servizi alla persona e agli animali, un servizio professionale, sicuro e garantito, a discapito dei numerosi abusivi che mettono a rischio la salute dei cittadini”.
“Considerato che i vari sostegni o ristori non possono risolvere i problemi e non hanno permesso la sopravvivenza di numerose attività economiche, oggi alla politica spetta una scelta coraggiosa – conclude l’On. Cafeo – ossia mettersi a disposizione degli operatori, rispettando il parere della comunità scientifica ma al contempo incentivando, laddove possibile, la riapertura di tutte quelle attività che chiudendo definitivamente rischierebbero di aprire una ferita sociale davvero incolmabile”.