LENTINI – “Ma che è scema”. E’ l’espressione infelice che il sindaco di Lentini Saverio Bosco ha rivolto alla consigliera del M5S Maria Cunsolo, nel corso della seduta del consiglio comunale che si è svolto qualche giorno fa in diretta streaming è quindi ascoltata da tantissimi cittadini che stavano seguendo la seduta consiliare. Era in corso un acceso dibattito in merito alla proroga della zona rossa tra il sindaco Saverio Bosco e la consigliera comunale del M5S Maria Cunsolo. Un confronto molto accesso tra i due con reciproche accusa e interruzioni, quando il sindaco si rivolge al presidente del consiglio e riferendosi alla consigliera scappa la battuta in diretta. Una frase la sua che non può trovare posto in un sano dibattito politico, assume la forma di aggressione verso una donna della politica. Ma la gravità di questa condotta risiede solo nell’istituzionalità del contesto? Possiamo pretendere dalla classe politica una correttezza di base? In grado di rendere costruttivo il dialogo tra maggioranza e opposizione, come tra ruoli istituzionali? Partendo dal fatto che la carica ricoperta dai politici deve fungere da modello per i cittadini. E il rispetto tra membri della classe dirigente è alla base della democrazia. Purtroppo sempre più spesso questi elementi vengono tristemente a mancare dalla politica che si svolge in Parlamento alla politica del territorio. Da un punto di vista semantico non esprimono solo una generica offesa personale ma vanno oltre, si caricano di un messaggio ulteriore che fa riferimento alla inadeguatezza del ruolo femminile in certe esperienze politiche. Simone de Beauvoir, agli albori del femminismo avrebbe risposto: “Nessuno è di fronte alle donne più arrogante, aggressivo e sdegnoso dell’uomo malsicuro della propria virilità”. Ma a quel tempo una donna non poteva ancora ricoprire un ruolo nella politica. Così si arriva al paradosso di oggi. All’interno del nostro assetto sociale sono stati raggiunti, almeno formalmente, molti traguardi in ambito di pari opportunità eppure ancora c’è molta strada da fare. La parola è uno strumento potente. Attraverso il linguaggio la politica può determinare le traiettorie delle battaglie sociali e consentire al popolo di scegliere se aderirvi o meno.
Intanto dopo l’infelice frase del sindaco Bosco, la consigliera comunale del M5S Maria Cunsolo ha lanciato l’hashtag “#Siamotuttiscemi”. “In Consiglio Comunale si è superato ogni limite di decenza e di decoro – ha detto la consigliera comunale Maria Cunsolo – nel luogo che invece dovrebbe essere esempio di virtù civiche e umane. Premetto che la politica non c’entra nulla, non c’entrano le divergenze, non c’entrano gli atti amministrativi o la visione che ognuno possa avere di città. In questi quasi 5 anni ammetto di aver visto di tutto, atteggiamenti antidemocratici, ostruzionismi vari, e mi sono sentita dire dalla irresponsabile, alla depressa, alla frustrata, basta scorrere gli streaming dei vari consigli comunali per averne conferma. Ma ieri ritengo che si sia infranta ogni barriera di decenza. Tralascio le questioni di genere, anche se vorrei capire cosa ci stia a fare quel drappo rosso in una sedia del Consiglio Comunale che ricordi la difesa delle donne, quando una rappresentante Consigliera donna viene insultata senza che quasi nessuno batta ciglio? Non intendo lasciar correre riguardo l’esempio che ognuno di noi è tenuto a dare in un luogo così importante e rappresentativo per la Città. La mia non è rabbia o risentimento personale per l’insulto, cosa a cui non ho dato nessun peso considerato da chi provenisse, ma compatimento per la mia città a vedere come si sia ridotta ad essere rappresentata da tale umanità esempio eccelso di cafoneria”.
Le scuse pubbliche del sindaco Saverio Bosco rivolte alla consigliera Maria Cunsolo arrivano con un post pubblicato sul proprio profilo facebook “Ho appena riascoltato un passaggio del consiglio comunale di ieri sera – scrive il primo cittadino – e porgo pubblicamente le mie scuse alla consigliera Cunsolo, alla quale, in un momento concitato, ho rivolto una frase infelice e offensiva. Spero potrà accettare le mie scuse. Anche i sindaci commettono errori umani”. A difendere la consigliera del M5S sono arrivati il segretario del Partito democratico Italo Giordano e il suo vice Giuseppe Brancato, i quali con una nota portano la propria solidarietà all’esponente della minoranza. “Nel luogo principe del civico consesso – scrivono in una nota il segretario Italo Giordano e il vice Giuseppe Brancato – non vi è spazio alcuno per gli attacchi di natura personale: ogni forma di arrogante prevaricazione, che mina tanto il rispetto delle sfere individuali quanto lo svolgimento del libero confronto democratico, va infatti unanimemente condannata a prescindere da qualsivoglia orientamento politico. Coloro i quali sono chiamati a ricoprire incarichi istituzionali non possono e non devono mai ovviare alle più basilari regole comportamentali volte al corretto esercizio delle loro funzioni”. La vicenda tra il sindaco Bosco e la consigliera Cunsolo porta alla riflessione che la parola è uno strumento potente. Attraverso il linguaggio la politica può determinare le traiettorie delle battaglie sociali e consentire al popolo di scegliere se aderirvi o meno. Gli esponenti politici a tutti i livelli debbo rivedere il proprio linguaggio e le proprie azioni, per avere rispetto delle donne, come sottolineava San Giovanni Paolo II nella lettera alle donne del 1995 che rendeva “il grazie al Signore per il suo disegno sulla vocazione e la missione delle donna nel mondo, diventa anche un concreto e diretto grazie alle donne, a ciascuna donna, per ciò che essa rappresenta nella vita dell’umanità”.