Palazzolo Acreide è una deliziosa cittadina situata nel cuore degli Iblei ricca di storia e di monumenti da visitare. Dal punto di vista artistico e monumentale vi è un “continuum” dal periodo pre-ellenistico fino ai nostri giorni piuttosto interessante e di notevole valore. Infatti, sono presenti tracce del passato pre-ellenistico, ellenistico – furono i Greci a fondare Akrai nel 664/663 a.C. – , romano, bizantino, medievale e così via discorrendo. A testimonianza dell’importanza di Akrai prima e di Palazzolo Acreide dopo. Oggi vi portiamo alla scoperta degli scavi nell’area archeologica di Akrai effettuati da una equipe italo-polacco a partire dal 2009. Ha risposto alle nostre domande la prof.ssa Roksana Chowaniec dell’Università di Varsavia. Ringrazio per il prezioso aiuto nell’effettuazione dell’intervista la dott.ssa Marta Fitula che coadiuva la prof.ssa Chowaniec.
Come nasce questo interessamento dell’Università di Varsavia nei confronti del sito archeologico di Akrai?
“L’interessamento nei confronti del sito archeologico di Akrai è iniziato con l’approfondimento delle tematiche legate all’archeologia romana della Sicilia. La prof.ssa Roksana Chowaniec e la dott.ssa Marta Fitula, coscienti dello stato di studio basato soprattutto sulle fonti scritte, hanno voluto effettuare le indagini archeologiche per mettere in relazione queste fonti con la cultura materiale (reperti archeologici e monumenti). Bisogna ricordare, che la Sicilia fu la prima provincia romana, dopo la conquista nel III sec. a.C., cioè significa, che nell’isola fu introdotta una nuova amministrazione e nuovi metodi di riscossione delle tasse, con tante altre novità. Inoltre, prima la Sicilia era greca, quindi la cultura greca ha influenzato il nuovo mondo „romano”. Anche la storia di Akrai nel periodo dopo la conquista romana era quasi sconosciuta, per cui uno degli obbiettivi principali della Missione era di colmare le lacune di conoscenza attraverso lo scavo archeologico.”
In che modo si sono sviluppati i rapporti fra l’Università di Varsavia e i suoi partner italiani?
“Fin dall’inizio i rapporti fra la Missione archeologica ad Akrai e i partner italiani sono stati meravigliosi e si basano su una sinergia di collaborazione. La ricerca non invasiva sul sito è iniziata nel 2009 grazie la collaborazione con la Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Siracusa, rappresentata dal dott. Lorenzo Guzzardi (allora direttore del Servizio Beni Archeologici). Dal 2010 la Missione collabora con la dott.ssa Rosa Lanteri, che ha rappresentato prima la Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Siracusa e poi il Polo Museale di Siracusa. Abbiamo stabilito grandi e fruttuose collaborazioni con ogni soprintendente, che ha presidiato in questi 13 anni la sede della Soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa ed i direttori del Polo Museale. Non sottovalutiamo i contatti con le università italiane: Catania, Messina, Lecce e Palermo. Diverse analisi vengono effettuate in maniera congiunta dai ricercatori locali e polacchi, per esempio nell’ambito dell’archeobotanica o petrografia. Siamo molto contenti anche dei rapporti con l’amministrazione di Palazzolo Acreide e la comunità locale.”
Chi dirige le ricerche sia dal lato polacco che da quello italiano?
“La ricerca scientifica ad Akrai è condotta sotto la direzione dalla prof.ssa Roksana Chowaniec, coadiuvata dalla dott.ssa Marta Fitula. La parte italiana invece rappresenta la dott.ssa Rosa Lanteri, Dirigente Responsabile dell’U.O. 02 del Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai.”
Quali gli obiettivi attesi da questa campagna di scavo?
“Gli scavi sono condotti nella parte centrale della città antica, in un isolato adiacente la platea principale est-ovest. Perché poco si conosce del’edilizia privata e delle fasi della città successive alla conquista romana, quindi la nuova ricerca archeologica è stata focalizzata sul funzionamento di Akrai dopo la conquista romana e gli scavi sono continuati e devono scoprire le strutture di età tardo-antica e bizantina, sotto le quali ci sono le abitazioni tardo ellenistico-romane (le case, con ambienti, con scarsi resti del porticato, la cisterna, i pavimenti) e due strade. Sono continuate anche le ricerche interdisciplinari sulla ricostruzione paleoambientale e la circolazione alimentare. Gli antichi abitanti usavano e trasformavano l’ambiente naturale. Probabilmente, prima che gli insediamenti apparissero nell’area, la maggior parte di essa era coperta da boschi mediterranei e ricca di animali selvatici e vegetazione densa e folta. Le analisi archeozoologiche e archeobotaniche indicavano una grande varietà di piante e animali viventi ad Akrai.”
I nomi di Judica, Bernabò Brea, Pelagatti e Voza sono essenziali per la conoscenza del sito, vero?
“Sono ricercatori molto importanti. Durante gli scavi precedenti del barone Judica, Paolo Orsi, Bernabò Brea, Giuseppe Voza, Maria Musumeci, sono stati scoperti edifici molto importanti per la conoscenza della città antica: latomie, teatro, necropoli, tempio, etc. Questi scavi sono stati focalizzati nella zona pubblica della città. Si deve menzionare che l’interessamento a questo sito è legato al monaco siciliano, Tommaso Fazello, il quale per primo nel 1558 identificò correttamente la città antica di Akrai vicino alla cittadina moderna di Palazzolo Acreide. A seguito delle indagini svolte nella prima metà del XIX sec. da parte del barone Gabriele Judica vennero riportate alla luce strutture archeologiche conosciute, tra cui il teatro scoperto nel 1824. Paolo Orsi si dedicò nel 1888 alla necropoli di Akrai e in seguito negli anni 1920-1921 alle latomie chiamate Intagliata, oppure Intagliatella.”
Quali le caratteristiche del sito?
“In tutto la città occupava circa 35 ettari di superficie. Le fasi note delle ristrutturazioni degli edifici, degli oggetti archeologici e della presenza di Acrae nelle fonti scritte confermano la continuità dell’insediamento sul territorio della città dal 664-663 a.C. fino all’inizio di VIII secolo d.C. È estremamente importante riuscire a comprendere la vita di una città così longeva. La localizzazione della città non è stata casuale, poiché Akrai fu fondata su un altopiano dei Monti Iblei, denominato Acremonte, a un’altezza di 770 m s.l.m., tra le valli di fiumi: a nord l’Anapo e a sud-ovest il Tellaro. Grazie alla sua localizzazione la città godeva di una vista perfetta di tutta la zona – praticamente su tutti i lati. Questa ubicazione strategica potrebbe indicare che la città svolgeva un ruolo politico e commerciale importante ed anche di difesa delle vie di accesso a Siracusa, città dalla quale dipendeva fino al 212 a.C. Grazie alla nuova fase degli scavi si può anche ricostruire la vita quotidiana. Ad esempio l‘abitazione scavata aveva gli ambienti posti rispettivamente sui lati est, sud e nord del cortile, intonaci parietali dipinti (di colore giallo, rosso e grigio su fondo bianco e linee grigie verticali, ma anche azzurro, nero e bianco su fondo giallo). Uno degli ambienti presentava un pavimento in opus signinum, con motivo a meandro e svastiche alternate a quadrati con tessere di marmo centrale. L’ambiente con opus signinum potrebbe essere la parte rappresentanza della casa, con funzione di andron/triclinio. Le case sono state costruite agli ultimi decenni del III secolo a.C., dopo l’età ieroniana. Poi, la zona residenziale, passo dopo passo, fu riorganizzata, le camere furono ricostruite o divise. Alla fine di I secolo a.C. ed all’inizio di I sec. d.C. potremmo dire che nuovi elementi Romani hanno plasmato la città. Qualità e diversi tipi di reperti sono molto preziosi, realizzati con avorio, oro o carneo. La zona fu usata nella seconda metà di IV secolo d.C. E successivamente (probabilmente dopo un terremoto) abbandonata per 30-35 anni. Poi, alla fine del IV sec. d.C. le strutture sono state riutilizzate nell’età tardo-antica e bizantina per attività legate ad artigianato.”
A quale età risalgono i manufatti che state scoprendo?
“La datazione dei reperti rinvenuti durante lo scavo archeologico abbraccia un arco di tempo, che va dalla fine del III secolo a.C. all’inizio del VIII secolo d.C. I reperti archeologici sono studiati da vari punti di vista: la produzione locale, importazione, commercio a lunga distanza, le risorse naturali disponibili. È importante capire che lo studio interdisciplinare come le analisi archeometriche sono molto utili in questa complessa ricerca.”
Gli eventuali reperti dove saranno collocati affinché la gente possa ammirarli?
“I reperti sono collocati al Museo Archeologico a Palazzolo Acreide. Per la loro conoscenza e la divulgazione dei risultati della nostra ricerca sono state organizzati vari eventi: la mostra nel Museo Archeologico G. Judica a Palazzolo Acreide, conferenze, la mostra fotografica. In questo momento si pensa di sviluppare queste attività di promozione e divulgazione.”
Quando è previsto che duri tale missione?
“La missione degli scavi si svolge solitamente nei mesi di agosto-ottobre. Ci auguriamo,che duri finché tutta la cita’ verrà allo scoperto.”