TARANTO – L’Ucsi si presenta alla Settimana sociale di Taranto con i contenuti di due ricerche, realizzate con la Facoltà di Scienze della Comunicazione della Pontificia Università Salesiana, da proporre alla discussione comune. Entrambe hanno per oggetto l’Agenda 2030, ma sotto due punti di vista diversi: un’indagine quantitativa riguarda i giovani e la loro conoscenza dell’Agenda e dei suoi obiettivi; l’altra, qualitativa, riguarda l’informazione e il modo in cui se ne occupa. Entrambe sono state appena pubblicate nel volume “Comunicare il Futuro. Una ricerca sui 17 obiettivi dell’Agenda 2030, visti dai giovani, raccontati dai giornalisti” (a cura di Maria Paola Piccini e Paola Springhetti, ed. LAS 2021). Perseguire uno sviluppo sostenibile può sembrare «un’utopia irrealizzabile, ma tutti i cambiamenti storici sono nati da sogni che gradualmente diventano realtà, quando la cultura incide sui comportamenti dei popoli», scrive Padre Francesco Occhetta nella prefazione. Per questo è importarsi confrontarsi anche con l’Agenda, che offre un orizzonte di obiettivi che possono essere condivisi e che quindi possono essere perseguiti insieme: cittadini, corpi sociali, istituzioni… In fondo, continua Occhetta, i suoi obiettivi rappresentano «la consapevolezza di come la coscienza sociale stia ricercando un nuovo rapporto tra uomo e ambiente che tocca l’equilibrio tra la natura, con le sue logiche e i suoi ritmi, e la cultura con le sue idee e i suoi scenari sociali e politici. La storia insegna che ogni volta che si separa la “natura” dalla “cultura”, le grandi civiltà si sgretolano e le paure prendono un volto nuovo». Dalla ricerca emerge che più della metà dei giovani (il 51,5%) non conosce l’Agenda, anche se sono sensibili ai temi che pone sul tavolo, in particolare quelli ambientali, e sono disponibili a mettersi in gioco personalmente, adottando stili di vita più attenti alla sostenibilità. Questo dato riporta l’attenzione sull’informazione e sul suo «ruolo insostituibile nell’accendere i riflettori sui grandi temi sociali del nostro tempo, per aiutare scelte consapevoli e condivise, e che nel futuro giocherà la sua credibilità tanto sul piano del “come” quanto su quello del “cosa”», scrive Vania De Luca nell’introduzione. Non basta parlare genericamente dei temi dell’agenda: occorre conoscere i traguardi da raggiungere, per poter monitorare il percorso che si sta facendo – verso gli obiettivi o in direzione contraria. «Far conoscere l’Agenda 2030 significa, innanzi tutto», scrive ancora De Luca, «far presente (di questi tempi non è affatto poco) che ci sono istituzioni – in particolare quelle internazionali, spesso sconosciute o, quanto meno, considerate megastrutture deboli e ininfluenti per le reali sorti dei singoli Paesi – che si sono attivate da tempo: con idee, strutture, risorse, progetti e finalità molto concrete e in maniera lungimirante su questi obiettivi. Parlare di standard da raggiungere (su fame, lavoro, povertà, acqua, mari, cibo, parità di genere, ecc.)… significa inoltre parlare di progettualità, di costruzione del futuro, di visione, nell’interazione pensata di strutture, temi, persone, schemi, tempi e idee». È un impegno che riguarda tutti i media, laici o cattolici che siano. Da quel che emerge dalla ricerca, le testate giornalistiche italiane mostrano un certo interesse per le tematiche legate al futuro del pianeta e alla sostenibilità, ma meno all’Agenda in senso stretto. E c’è una differenza tra media laici e cattolici nel porre al centro alcuni obiettivi piuttosto che altri: i primi più concentrati sui temi legati all’ambiente, all’energia e al clima, gli altri più interessati anche a obiettivi come la disuguaglianza, la fame, la pace. Sullo sfondo, resta il problema denunciato dalle fonti, cioè dalle associazioni e dagli enti interpellati nella ricerca, che propongono ai media informazioni, dossier, temi: le routine giornalistiche sono troppo schiacciate sull’attualità e sulla cronaca, che impongono un “pensare corto” che impedisce di offrire quegli approfondimenti che sarebbero necessari. Anche per questo, scrive De Luca, «un approccio ecologico gioverebbe anche all’ecosistema dei media, in continua evoluzione, e oggi chiamato a ridefinire se stesso, e la propria funzione sociale». Una sintesi delle ricerche contenute nel volume “Comunicare il Futuro. Una ricerca sui 17 obiettivi dell’Agenda 2030, visti dai giovani, raccontati dai giornalisti” si può trovare a questo link.