Ci ritroviamo questa sera con il cuore pieno di dolore. Quindi, la povera Elena non era stata rapita, ma è stata uccisa dalla propria madre. Già il fatto che sia la madre l’attore della tragica morte della bambini ci lascia atterriti. La madre da la vita, ti da alla luce e non dovrebbe toglierti la vita. Quanto è successo è già di per sé innaturale. Nel senso che va contro una legge di natura umana. La madre è sinonimo di vita. Mai il contrario. Per nove mesi tu madre l’hai portata in grembo. L’hai preparata alla vita. Dopo, ti prendi cura della tua creatura. Notti insonni. La gioia della prima camminata autonoma. Lo sbocciare alla vita. L’apertura al mondo con l’incontro di amichetti. La vita che esplode in tutta la sua bellezza. Quel bambino o bambina è il gioiello della famiglia. E’ coccolato. Tutto ruota attorno a questa creatura che è figlia di Dio proprio perché è il suo messaggero in terra. La presenza di un bambino o di una bambina è la testimonianza più alta dell’esistenza di Dio. Negli occhi di una creatura appena nata o piccola tu vedi il riflesso della luce di Dio. Quella luce che significa vita, gioia, grazia e bellezza. Invece, in queste ore tristi e drammatiche assistiamo all’esatto contrario. La creatura di Dio diventa un alibi per regolare dinamiche interne poco chiare alla famiglia. Elena è stata utilizzata come preda sacrificale per scatenare sensazioni represse. Qui assistiamo – evidentemente – all’annichilimento di ogni valore. Dal rispetto per una creatura di Dio si passa al sacrilego sfregio di essa. Uccidendo, la madre, la sua bambina si è posto in essere una negazione della bellezza della vita e di Dio stesso. E’ certamente un segno dei tempi. Si è più soli. Tutti noi siamo più soli. Abbiamo corso per prendere al volo un progresso materiale che è subito parso falso e fragile. Ritrovandoci, in seguito, su una scialuppa – disorientati – alla ricerca di nuovi valori che faticano a venire fuori. Possiamo apparire senza punti di orientamento. Questo è innegabile. Tuttavia, non deve essere così. Il lascito più emozionante che ci consegna la piccola Elena è di riprendere l’umano che è in noi. Solo così potremo evitare altre drammatiche situazioni. Solo così potremo costruire quella civiltà dell’amore nostro vero obiettivo nel corso del nostro passaggio su questa terra. Solo così saremo ad immagine e somiglianza del nostro Signore. Piccolina ora sei nella luce del Signore a cui devi chiedere di illuminarci. Anzi, è davvero venuto il tempo di una palingenesi totale di tutta l’umanità se non vogliamo che la stessa umanità cessi di vivere. Certo, la tua morte è sinonimo di decadimento lacerante dell’umanità. Ma non possiamo arrivare a cotanto degrado. Dobbiamo ribellarci e risorgere. Cristo con la sua passione ci ha indicato la strada. Percorriamola e salveremo l’umano che è dentro di noi e che deve diventare il volano per una vita vera e piena della grazia del Signore.