CATANIA – “Siamo qui sia per festeggiare, sia per annunciare la celebrazione di due eventi importantissimi: i sessant’anni dell’Amatori Catania nel decennale della scomparsa del fondatore della società biancorossa, Benito Paolone”.
Lo ha detto Totò Trovato, ex giocatore e tecnico biancorosso, nonché presidente dell’Amatori 1963 appena promosso in serie B, sabato scorso durante la festa “di famiglia” organizzata nella casa dell’Amaro dell’Etna ad Agnone, attorNo al laghetto circondato da un prato verde, con centinaia di persone di tutte le età e bambini e bambine a giocare con il pallone ovale. È stato il figlio di Paolone, Alberto, celebre seconda linea del passato, a parlare di “epopea della squadra biancorossa” e della necessità di “ricreare quella grande società con l’energia di tutti: politici, imprenditori e chiunque possa aiutarci a reclutare giovani atleti, avviando al rugby fin da bambini persone da formare alla vita, perché quest’operazione ha una valenza non solo sportiva ma anche e soprattutto sociale”. Il presidente Trovato si è detto “contento di riprendere la missione di Benito Paolone”, il più ricordato nel corso della festa, e ha ribadito l’urgenza di “lavorare nei quartieri popolari cogliendo, attraverso lo sport, un significato che sia soprattutto sociale”. Tornare alle origini, dunque, a quel Villaggio Santa Maria Goretti da dove tutto partì e dove si trova lo stadio intitolato nel settembre del 2014 a Benito Paolone. Paradossale che l’Amatori 1963 non possa giocare in quell’impianto. Della stessa opinione di Trovato, Orazio Arancio: fu terza linea dell’Amatori e della nazionale e ha allenato la squadra che ha appena conquistato la B “onorando quest’anno particolare con una promozione “che vuol essere un primo passo per riportare l’Amatori dove ha sempre meritato di stare”. Ma che è soprattutto “una maniera di ricordare la nostra storia per ricominciare a insegnare a tanti ragazzi, attraverso il rugby, il rispetto del prossimo, delle regole, dell’inclusione”. Gli stessi valori di cui hanno parlato il capitano dell’Amatori 1963, Antonino Palmieri, e con lui Giacomo Rizzo, che ha chiuso, con la promozione, una carriera rugbistica durata 27 anni. Perché l’Amatori, ha ricordato Luciano Catotti, storica terza linea dei biancorossi e della nazionale, “non è una scritta su una maglietta, ma una scelta di vita, un credo: si è Amatori nella vita, non soltanto negli ottanta minuti di una partita”. E il rugby, come ha ribadito un altro ex atleta biancorosso, Enrico Trantino – citando i compagni dell’Ognina che nel 1985 festeggiarono la sua laurea invitandolo a non dimenticare mai il suo cuore ovale – è, “prima ancora che sport, cultura di vita, di squadra, di comunità. Insegna che per ottenere un obiettivo si deve spingere tutti nella stessa direzione: ciò che ci vuole per dare una scossa alla società”. Così, come ha saggiamente sottolineato Turi Gemmellaro, ex allenatore biancorosso, “la festa non finirà mai fin quando ci sarà un uomo capace di portare avanti i valori dell’Amatori Catania: l’unico vero problema è crederci e avere le persone giuste per poter continuare questa grande storia”. Il cui inizio venne narrato più di 35 anni fa da due giornalisti, i fratelli Carlo e Giuseppe Anastasio, nel libro “Sua ovalità l’Amatori biancorosso dell’Etna” in cui descrivevano i pionieri che fondarono la società nel 1963.“E proprio Amatori 1963 – ha spiegato Giuseppe Anastasio – è il nome della società appena promossa, nata qualche anno fa rifacendosi a quella di Paolone e tramandando gli stessi valori. Qui ci sono persone che intendono programmare il futuro di nuove generazioni di giovani, con la certezza che, anche in quest’occasione, si tratterà di una palestra per educare non solo allo sport ma alla vita”. “Il rugby è la poesia del sacrificio” disse una volta Andrea Lo Cicero, pilone biancorosso e della nazionale, assente per via della partecipazione all’Isola dei famosi. Ma, probabilmente, la malinconia lo coglierà a sentir parlare del titanico arrusti e mancia al centro della festa e della birra che scorreva a fiumi. “Il rapporto tra birra e rugby – ha detto Delfo Faraci, del Birrificio dell’Etna – possiamo dire che è stato confermato, visto che oggi ci siamo bevuti ben quattro fusti delle nostre birre aromatizzate con arance, limoni, nocciole dell’Etna, pistacchio di Bronte, mosto di Nerello mascalese”. E per chiudere, l’Amaro dell’Etna “padrone di casa”, visto che, come ha spiegato Fabio Parziano, “si produce dal 2004 in quest’area di Agnone che comprende, attorno al laghetto in cui praticare il wakeboard, uno spazio dedicato allo sport, in mezzo ai giardini d’aranci e respirando aria pulita”. Parziano si è detto “Felice di aver ospitato la festa dell’Amatori, squadra che è nel cuore dei Catanesi e non solo”. Probabilmente perché incarna un sogno lungo sessant’anni, che brilla nel cuore di tante persone. Non solo quelle ritratte nelle foto ricordo della festa, ma anche migliaia di altre, perché quel sogno non ha alcuna intenzione di spegnersi.