ADRANO – La Procura Distrettuale della Repubblica etnea, nell’ambito di attività investigativa svolta a carico di un 31enne indagato per i reati di maltrattamenti in famiglia (alla compagna, nello specifico) e lesioni personali, ha richiesto e ottenuto nei suoi confronti la misura cautelare degli arresti domiciliari, eseguita dai carabinieri di Adrano. Le indagini coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, in uno stato del procedimento nel quale non è ancora intervenuto il contraddittorio dell’indagato, hanno fatto luce sulle condotte violente dall’uomo nei confronti della convivente 29enne. La vittima nel 2011 aveva allacciato una relazione sentimentale con l’uomo, periodo nel quale il loro rapporto sembrava essere improntato a caratteri di normalità fin quando, nel 2013, dopo aver entrambi optato per una convivenza, l’atteggiamento del 31enne sarebbe mutato radicalmente, con quotidiane sue ingiuriose vessazioni verbali e frequentissime violenze fisiche nei confronti della donna. Quest’ultima, come spesso accade purtroppo, non aveva mai denunciato il comportamento del compagno, perché timorosa di ritorsioni su di lei e sulle due figliolette di 4 e 7 anni, nonché, come da ella stessa ammesso, poiché intimamente innamorata di lui. In più occasioni, l’uomo le si sarebbe riavvicinato dopo interruzioni momentanee della relazione giurandole di essersi pentito, salvo poi ricominciare con i maltrattamenti e i comportamenti aggressivi. Il 27 maggio scorso, mentre intorno alle 8 del mattino la donna si trovava a letto con le bambine, l’odierno indagato l’avrebbe aggredita gridandole: “Te ne devi andare!!! Sei una sguattera, vi sparo a tutti nella testa, vai a fare la (…)”, non risparmiando neanche le bambine dal volgare “trattamento”. “Vi dovete togliere tutti dalla (…)!”, avrebbe gridato. Poi, l’uomo avrebbe sferrato un pugno nell’occhio sinistro della donna, afferrandola per i capelli e trascinandola in cucina dove, ancora, avrebbe continuato con pugni e schiaffi dandole anche una testata sul naso. Tale episodio aveva spinto la poveretta a rivolgersi qualche giorno dopo ai carabinieri di Adrano per denunciare i maltrattamenti mentre il compagno era in vacanza in Calabria, ma avrebbe desistito. Lo scorso 9 giugno la vittima si sarebbe anche recata all’ospedale Maria Santissima Addolorata di Biancavilla, dove i medici le avrebbero riscontrato una “frattura delle ossa nasali proprie” con prognosi di 25 giorni. Alcuni giorni dopo, il 13 giugno, la donna ha finalmente trovato il coraggio di rivolgersi ai carabinieri dopo anni di abusi e minacce. Il racconto della donna avrebbe messo in mostra la sofferenza patita dalla sua stessa famiglia perché, tra l’altro, la malcapitata avrebbe costretto anche i propri congiunti a sopportare quella situazione senza denunciare il compagno, pur conoscendone la reale gravità. Ecco che è così emerso che il padre della donna, circa dieci anni prima, si sarebbe precipitato a riprendere la figlia rifugiatasi all’interno di un supermercato dopo essere riuscita a sfuggire in casa a un tentativo di strangolamento del compagno, tentativo che sarebbe stato ripetuto in un’altra occasione addirittura a casa del suocero che, in quest’altra occasione, avrebbe fatto da scudo alla figlia costringendo il 31enne a fuggire via. La mole di elementi indiziari compendiati dall’Arma al gip etneo ha così consentito all’autorità giudiziaria di emettere il provvedimento cautelare nei confronti dell’uomo al quale, tra l’altro, è stata imposta anche l’applicazione del braccialetto elettronico.