CARLENTINI – La scelta di andare a studiare all’estero, non può considerarsi solo una parentesi di vita per imparare altre lingue, ma una necessità che i ragazzi sentono di dover affrontare. È la storia recente, del lentinese Giovanni Zarbano, che a soli 16 anni, dopo aver conseguito la promozione al quarto anno all’Istituto Tecnico Commerciale “Nervi-Alaimo” di Lentini, con indirizzo Informatico, ha scelto, coraggiosamente, di partecipare, a Seattle nello stato di Washington negli Stati Uniti d’America, ad un programma di scambio culturale e di studio della durata di un anno. Come si sa, Seattle è nota, per dare ospitalità a grandi aziende come Amazon, Microsoft, la Boeing e la Real Networks.
Chi ha figli liceali sa che si devono fare i conti con una nuova realtà, ragazzi, come Giovanni Luciano, che decidono di partire e fare una esperienza di studio all’estero. Non può trattarsi solo di una parentesi di vita, ma serve soprattutto per imparare altre lingue ed immergersi in altre culture. Estrapolare i numeri esatti di questa emorragia di matricole «internazionali» è complicato. Da una parte il mercato del lavoro italiano che sembra non lasciare molto spazio ai giovani. Dall’altro il desiderio di vedere il mondo, conoscere nuove persone e fare esperienze.
Trasferirsi all’estero costringe, questi ragazzi, ad immergersi in cultura estranea. Ogni nazione ha un suo sistema di valori, comportamenti ed anche usanze sul posto di lavoro. Entrare in contatto con queste novità aiuta a costruire, flessibilità, resilienza e sicurezza di sé. Dal certo punto di vista, chi lascia tutti i propri affetti per provare una nuova esperienza di vita – a volte anche completamente differente, come nei Paesi oltre oceano – è considerato più intraprendente e tenace. Doti sempre molto apprezzate dalle imprese. Inoltre, vivere per un periodo all’estero, permette di costruire una rete culturale e professionale internazionale, che sarà preziosa anche negli anni successivi.
La scelta di Giovanni, ripropone malinconicamente un trend di crescita troppo veloce, che manifesta un latente malessere tra giovani italiani. Ma cos’è che spinge questi ragazzi a chiudere la propria giovane vita in una valigia e partire, se non un mix di ambizione e aspirazione? Però, non chiamiamoli, in maniera troppo qualunquistica, “cervelli in fuga”, sono giovani che hanno scelto di cercare la parte estetica del mondo, ovunque si trovino.
In bocca al lupo, Giovanni.