Con un cordone umano, indignato ma composto, Siracusa ha detto basta in Corteo ai Femminicidi Uomini e donne hanno marciato “ControViolenza” per dire “CI siamo”

Con un cordone umano, indignato ma composto, Siracusa ha detto basta in Corteo ai Femminicidi Uomini e donne hanno marciato “ControViolenza” per dire “CI siamo”

SIRACUSA – Hanno sfidato il vento che spirava forte a Siracusa, questa mattina, i manifestanti, oltre duecento tra uomini, donne e tanti giovani che hanno preso parte al corteo “ControViolenza…Io ci Sono, accogliendo l’appello della giornalista Mascia Quadarella e di Samanta Ponzio, presidente dell’associazione WonderS@mmy a rompere il silenzio contro la violenza sulle donne, scendendo in piazza coesi, per dire “Basta femminicidi”, in occasione della data convenzionale al turpe fenomeno dedicata.
Le due organizzatrici, con il patrocinio di diversi Ordini professionali, tra cui in prima linea quello dei Giornalisti di Sicilia e l’adesione di una trentina di associazioni del territorio e i centri antiviolenza della città, avevano avviato questa campagna di sensibilizzazione già diverse settimane fa, prima del fragore mediatico e dell’onda emotiva suscitata dal caso di Giulia Cecchetin.
Il cordone umano, contraddistinto dai colori rosso e arancione, che caratterizzano la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, presenti su magliette, nastrini della solidarietà, palloncini e rose artificiali, è partito alle 10 in punto dal Foro Siracusano/Villini, attraversando l’area umbertina, da dove sono stati letti i nomi, le date e i luoghi delle vittime siciliane di femminicidio censite dal 1956 ad oggi e registrate sul sito Femminicidioitalia.info e che sono allo stato attuale ben 83.
Nei cartelli l’invito a non abbassare mai la guardia, a non cedere ai ricatti affettivi, a velocizzare gli interventi in caso di sospette violenze.
“Ognuno deve essere sentinella del disagio e ognuno di noi può fare qualcosa prima che sia troppo tardi”. E’ stato questo il mantra ripetuto tra le righe.
Al grido “Stop Femminicidi” i partecipanti e le partecipanti hanno alzato in alto le mani, avvolte in guanti di lattice rossi e arancioni, emozionando tutti.
“Stop” è stata la scritta formata dalle stesse persone in Piazza Duomo, dove ad accogliere i manifestanti c’era Pucci Piccione, presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, che ha lasciato deporre i fiori dentro la Cattedrale accanto alla preziosa teca, che custodisce le scarpette rosse di Santa Lucia, Patrona Siracusana, che si ritiene vittima di femminicidio, al di là delle cause religiose che portarono al suo martirio.

“Sono commossa e grata alla mia città, che ha risposto in maniera corale al nostro progetto di sensibilizzazione, che non si limiterà a questo corteo”. Ha commentato la giornalista Mascia Quadarella. “Il nostro obiettivo, ma anche compito e dovere morale in quanto operatori dell’informazione, è quello di tenere i riflettori accesi su questo fenomeno, che ha un trend in crescita davvero preoccupante. Analizzando i numeri, le statistiche, trattando questi dati ho deciso che era il momento di rompere il silenzio in maniera plateale e mettere in atto una controcultura a quella violenta. Il nostro territorio provinciale, malauguratamente, in termini di vittime di femminicidio ha dato un “contributo” molto doloroso. Ho, però, avuto l’impressione che i femminicidi in tutta Italia, data la loro frequenza, non facessero quasi più notizia. Come se la gente si fosse “assuefatta”, “rassegnata”, “arresa” alla violenza, e non solo a quella di genere. D’altronde, purtroppo, viviamo in una società in cui prendono piede e tengono banco aggressività, indifferenza, smanie di possesso, contro queste dobbiamo schierare empatia, solidarietà, condivisione. Con la partecipazione di tanti giovani e tanti uomini al fianco delle donne da Siracusa abbiamo lanciato un messaggio forte e chiaro, quello di voler invertire una rotta che ci sta portando al naufragio”.
“Ci siamo- ha aggiunto Samanta Ponzio- non è uno slogan di circostanza. Noi ci siamo davvero, personalmente, con le nostre associazioni, anche fuoriorario, perché siamo pronte a sostenere chi ha bisogno di aiuto e non ha il coraggio di denunciarlo. Dobbiamo captare quei campanellini d’allarme e aiutare con discrezione anche chi pensa di non aver bisogno di un supporto e intercettare anche le violenze che non si vedono e non demandare solo alle scuole l’educazione dei nostri figli, che si impartisce a casa, con i buoni esempi”.

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