CATANIA – Anche grazie ai finanziamenti europei (PNRR), l’Italia sta realizzando il più grande investimento in infrastrutture della sua storia: circa 125 miliardi di euro entro il 2032 per le opere strategiche. Sono già 1.700 i cantieri aperti, con 20 infrastrutture strategiche in avanzato stato di costruzione, per un valore che sfiora i 60 miliardi di euro. Ma la fotografia delle infrastrutture mostra anche una penalizzazione per il Sud e per la Sicilia in particolare, soprattutto per la dotazione di reti ferroviarie moderne. È quanto emerge dal Rapporto “Sussidiarietà e… governo delle infrastrutture”, realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà (FPS), presentato oggi a Catania in un convegno pubblico al Palazzo della Cultura promosso dal “Cantiere per Catania” e dall’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro in collaborazione con Fondazione per la Sussidiarietà e la Scuola Superiore di Catania. Dopo l’introduzione del coordinatore del “Cantiere per Catania”, Claudio Sammartino (già prefetto della Repubblica), è intervenuto l’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, che ha ricordato come il convegno sia un passo importante verso le Settimane sociali dei cattolici italiani previste a Trieste nel prossimo luglio. Mons. Renna ha ricordato una forma spesso dimenticata della carità, la “carità politica”, come impegno per modificare le situazioni sociali che provocano sofferenza ai cittadini. “Tante parti del Paese – ha aggiunto l’arcivescovo – sono escluse dallo sviluppo a causa di un deficit infrastrutturale”. “Auspichiamo – ha concluso l’arcivescovo – che si utilizzi il metodo della partecipazione, perché non aspettiamo uomini della provvidenza, ma vogliamo politici aperti al dialogo. “L’Italia – ha detto il prof. Senn – destina alle infrastrutture di trasporto appena lo 0,9% del prodotto interno lordo (2020), quasi la metà rispetto ai maggiori partner europei come Francia, Germania e Spagna in base ai più recenti dati disponibili (2021)”. “L’investimento in infrastrutture di qualità e nella loro gestione deve tenere conto di aspetti come la sostenibilità, il consumo di suolo e il coinvolgimento delle realtà locali”, ha detto da parte sua Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, “ma bisogna superare la contrapposizione tra Stato centrale, amministrazioni locali e società civile e perseguire una vera cultura della sussidiarietà che consiste nella collaborazione costruttiva tra diversi livelli di governo e con le comunità locali”. “Siamo convinti –ha detto il sindaco di Catania Enrico Trantino – che la scommessa del trasporto pubblico e della mobilità dolce è quella che forse meglio rappresenta la necessità di migliorare la qualità della vita nelle grandi aree urbane. Il trasporto su rotaia aspetta da troppi anni che venga sciolto il nodo Catania, essenziale peraltro per sbloccare la direttrice Sud-Nord della Sicilia orientale e che consentirebbe finalmente di avere un transito di treni accettabile sulla fascia costiera e alla città di Catania di riappropriarsi del mare, sottratto da centosessanta anni dalla stretta cintura ferroviaria che impedisce al Porto di Catania di connettersi con l’area urbana. Per fortuna, tuttavia, grazie all’impegno del governo nazionale e di RFI su questo fronte siamo vicini”. Il Commissario Straordinario del Governo per la Zona Economia Speciale della Sicilia Orientale, Alessandro Di Graziano ha detto che “nei suoi due anni di vita la ZES si è posta come strumento di dialogo e confronto tra le imprese, le amministrazioni locali, i corpi intermedi e lo Stato ottenendo risultati che hanno avuto nella sussidiarietà il metodo di governance e nella crescita del nostro sud il perseguimento della coesione territoriale di cui necessita il Paese”. “Come docente universitario di Infrastrutture e sistemi di trasporto – ha aggiunto il commissario Di Graziano – riconosco che occorre superare la precarietà delle scelte politiche in materia di programmazione delle infrastrutture ritenute prioritarie e dei relativi investimenti pretendendo scenari di realizzazione serrati soprattutto per quanto compete al sistema ferroviario e logistico”. Di Graziano ha lanciato, infine, un invito, a tutti i cittadini: “ognuno di noi deve fare la sua parte costruendo una cultura dell’impegno civico senza la quale nessuna tecnica può realizzare opere condivise e senza la quale non è possibile pretendere che le infrastrutture di cui abbiamo bisogno vengano realizzate senza ulteriori indugi inseguendo paradigmi di città e di territorio non solo possibili ma anche necessari se non vogliamo continuare ad assistere ad una emigrazione di volontà oltre che di necessità.” Nel suo intervento, il prof. Francesco Russo (docente di Ingegneria dei sistemi di mobilità sostenibile all’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria) si è quindi concentrato sul problema dei trasporti ferroviari nel Sud con riferimento ai collegamenti con la capitale. La riflessione si è sviluppata considerando come l’assenza di sussidiarietà, intesa come ascolto delle istanze dal basso, non permetta di verificare proposte e suggerimenti sviluppati all’interno della società civile.
In riferimento alla situazione ferroviaria siciliana, il prof. Russo ha detto fra l’altro: “Catania e Palermo sono distanti 200 chilometri, a fine lavori programmati dal Ministero, si impiegheranno 2 ore, con molti tratti a singolo binario; Roma e Napoli Afragola hanno la stessa distanza di circa 200 chilometri, oggi si impiegano 55 minuti per effettuare il collegamento, cioè meno di metà del tempo che si impiegherà in futuro sulla Catania-Palermo”.
Il sistema dei collegamenti ha anche un forte impatto su altri settori dell’economia. “Lo sviluppo dell’agroalimentare siciliano – ha detto nel suo intervento Salvatore Leone, direttore del Consorzio Ortofrutta Sicilia – è fortemente influenzato dal sistema logistico. Da quest’ultimo, infatti, in ultima analisi dipende la possibilità di poter accedere ad un mercato di sbocco. Il suo costo, la sua efficienza, sono essenziali affinché un prodotto possa raggiungere i mercati internazionali a condizioni concorrenziali, garantendo shelf-life e caratteristiche organolettiche”.
“Va considerato – ha aggiunto Leone – che i moderni sistemi di blockchain rendono trasparenti ogni attività compiuta all’interno della filiera dal produttore sino al consumatore: tracciano ogni passo compiuto dal prodotto, quanto tempo il prodotto impiega ad arrivare nelle tavole del consumatore, le temperature di stoccaggio, il percorso fatto. Sempre più evidente è, quindi, la necessità che la nostra regione sia dotata di un sistema di trasporti ecosostenibile (low carbon) e che adotti tecnologie all’avanguardia in grado di preservare i prodotti in condizioni ottimali”.