CARLENTINI – «Un’approfondita analisi di stringente attualità. Un percorso che conduce il lettore ad attraversare il mondo dei social, dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi». Con queste parole Francesco Pira, prof. associato in Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università degli Studi di Messina, si è espresso su “La comunicazione cristiana nei social” (edizione Apalós), il libro del giornalista Salvatore Di Salvo, nel corso della prima presentazione che si è tenuta in
un’affollatissima Chiesa Madre di Carlentini. All’evento, moderato da Alessandro Ricupero, vicedirettore dell’Ufficio Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Siracusa, erano presenti i sindaci di Carlentini, Giuseppe Stefio, e Lentini, Rosario Lo Faro, il viceprefetto, il capo di gabinetto della prefettura di Siracusa, Alberto Grassia, in rappresentanza del prefetto Raffaela Moscarella, il dirigente del commissariato di polizia di Lentini, Alessandro Sciacca, il maggiore Stefano Santuccio, comandante della compagnia carabinieri di Augusta, i comandanti della Polizia municipale, i rappresentanti delle associazioni culturali, ecclesiali, i club service di Lentini e Carlentini e i rappresentanti dell’Ucsi Sicilia.
A rendere ancora più prezioso l’evento, l’esibizione del Coro polifonico europeo “Giuseppe De Cicco” diretto dal M° Maria Carmela De Cicco e del M° Cunegonda De Cicco. La presentazione è stata aperta dai saluti di don Salvatore Siena, il quale ha sottolineato che «bisogna riflettere oggi sull’utilizzo dei social», dalla lettura dei due messaggi del vescovo di Acireale, Mons. Antonino Raspanti, presidente della Conferenza Episcopale Siciliana e dell’arcivescovo di Siracusa, Mons. Francesco Lomanto, delegato Episcopale per le Comunicazione sociale della CeSi.
«La comunicazione attraverso le immagini è un linguaggio potente e universale – ha scritto Mons. Antonino Raspanti -. La comunicazione e la fede sono strettamente intrecciate tra loro. Nelle comunità religiose spesso si utilizzano diversi mezzi di comunicazione, come le omelie, le preghiere, i canti e segni, per trasmettere valori, norme morali e la storia della propria fede. Anche le foto possono trasmettere emozioni, raccontare storie e catturare momenti in modo immediato. Così come ha fatto la nostra protagonista delle foto. Senza l’uso delle parole, le immagini possono superare barriere linguistiche, consentendo una comprensione profonda e immediata. Tuttavia, è importante ricordare che l’interpretazione delle immagini può variare tra le persone, poiché ognuno porta con sé esperienze e prospettive uniche».
Per l’arcivescovo di Siracusa, Mons. Francesco Lomanto, «il libro tratta tematiche attuali e urgenti, in un periodo in cui la comunicazione ha un’incredibile potenzialità ma, nello stesso tempo, presenta dei rischi e delle storpiature, soprattutto quando non rispetta i canoni della professionalità, della moralità e della verità».
Poi l’intervento dei due sindaci di Carlentini, Giuseppe Stefio, e Lentini, Rosario Lo Faro, del vice prefetto Alberto Grassia, della presidente dell’Azione cattolica della chiesa madre, Stefania Breci, e del presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, Pucci Piccione.
Il prof. Francesco Pira ha sottolineato che «emerge il ruolo del giornalista impegnato nel sociale e nella chiesa cattolica. A dare l’input a questo lavoro il messaggio whatsapp di Sabrina Fugazza, collaboratrice dell’Opera “San Luigi Orione” della provincia di Pavia, contenente una preghiera scritta da don Luca Roveda, agiografo della diocesi di Pavia, che chiedeva aiuto a Salvatore per la relativa diffusione e recita nelle varie parrocchie italiane. La voglia di informare in modo diverso e di lasciare alla rete qualcosa in grado di toccare le coscienze e accarezzare i cuori. Sabrina ha fatto un lavoro prezioso tra immagini e riflessioni. Oggi viviamo in una società delle immagini e le foto e i post di Sabrina testimoniano come le immagini possono trasmettere in un modo diverso la fede».
Nel suo intervento, Orazio Mezzio ha sottolineato la necessità di «comunicare avendo cura dell’altro. Tra le immagini e i post di Sabrina, molto belle, ne ho scelto una che sintetizzasse il lavoro di Salvo che, insieme a Sabrina, hanno scelto tredici post che poi sono stati commentati dai due sacerdoti. Tra questi uno è molto significativo: “La magia è un posto che ti permette di passare dal mondo visibile a quello invisibile. E imparare le lezioni da entrambi i mondi. Don Luca Roveda commenta: “Non si vive per abitudine, si vive per inquietudine. L’arte (l’artista) trasforma l’inquietudine di infinito in creatività”.
Prima delle conclusioni dell’autore, l’intervento del professore Riccardo Rodano, che ha sottolineato l’impegno di Salvo per la comunicazione, contribuendo alla nascita del coordinamento delle fedi a Catania. Poi l’intervento finale dell’autore. «Tutti noi siamo comunicatori e siamo fatti di cielo perché il nostro mondo interiore non ha confini proprio come la comunicazione – ha detto – ecco il motivo per cui, se ci mettiamo anche arte e bellezza nel comunicare, diventiamo noi stessi veri pionieri, portatori sani di emozioni e fraternamente, costruttori di un mondo migliore. Mi piace definirmi “artigiano della comunicazione” perché credo di essere un comunicatore attivo che continua a consumare la “suola delle scarpe” perché un vero giornalista deve anzitutto saper raggiungere, con i mezzi propri a disposizione, i cuori altrui, proprio come una volta quando non c’era nulla, solamente una sana e genuina volontà di testimoniare e cambiare le cose con quel poco che si aveva a disposizione. Mi piacerebbe che tutto questo portasse ad una vera consapevolezza dell’importanza della comunicazione semplice, impregnata di spirito e di umanità, che non sia imitabile perché fonte di creatività, ingegno e passione, una comunicazione che non si ispiri mai alle dinamiche sterili dell’intelligenza artificiale e che sia spunto per le nuove generazioni che hanno il bagaglio della storia ma anche la speranza del cambiamento ed il nostro sostegno. In questo momento delicato della vita c’è bisogno che tutti noi giornalisti e comunicatori riscopriamo la nostra “vocazione” e “missione”, indossiamo “scarpe nuove” e impugniamo le nostre spade che non sono altro che le nostre penne. Lasciamoci condurre dai nostri cuori ma soprattutto dalla nostra creatività, coinvolgendo menti illuminate e nuovi talenti, per arrivare appassionati all’appuntamento del Giubileo del 2025 in qualità di veri e grandi Riformatori, chiamati ad essere non solo “nuovi apostoli” e “pellegrini di speranza”, ma protagonisti di un Rinascimento Comunicativo che sa educare e rincuorare le coscienze, sprezzanti dei pericoli e dei giudizi fuorvianti, testimoni credibili e cultori di bellezza autentica che sola la vera comunicazione sa donare».