Le UCSI del Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino – Alto Adige esprimono preoccupazione, stupore e sconcerto in merito alla decisione dei frati francescani conventuali della Basilica di Padova di licenziare gli otto giornalisti della redazione de “Il Messaggero di Sant’Antonio”. Preoccupazione perché la chiusura della redazione del Messaggero rappresenta un ulteriore grave colpo all’informazione religiosa, già duramente provata in molte realtà, con il progressivo impoverimento degli strumenti comunicativi. Nel ribadire l’importanza per la comunità cristiana di poter disporre di propri mezzi di comunicazione, rilevano come essi, per la natura del messaggio chiamati a diffondere, non possono rispondere esclusivamente a logiche di natura economica, ma vadano inseriti in un contesto più ampio di azione pastorale, che non può prescindere da una adeguata presenza nel contesto mediatico. Stupore perché non si capisce come una rivista come il Messaggero (la più diffusa al mondo e con una storia centenaria) possa aver accumulato in questi anni un passivo così rilevante e non ripianabile, anche in considerazione del fatto che la casa editrice è legata – sul piano etico, valoriale e diffusionale – alla Basilica del Santo, proprietà della Santa Sede. Sconcerto perché la decisione è stata presa sulle spalle dei lavoratori dietro ai quali ci sono delle famiglie, senza alcuna considerazione dell’aspetto umano, con l’aggravante che la casa editrice ha annunciato l’intenzione di proseguire la pubblicazione delle riviste – come si legge nel comunicato dell’azienda – utilizzando prestazioni professionali al di fuori degli attuali contratti giornalistici. Di fronte a questa e ad altre simili situazioni (in questo periodo è uno stillicidio di radio, periodici e Tv diocesane chiuse) le UCSI del Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino – Alto Adige ricordano che già Papa Francesco – come si legge in una nota della Sala Stampa della Santa Sede in merito al messaggio per la prossima Giornata delle Comunicazioni Sociali – ha affermato «l’importanza di restituire alla comunicazione una prospettiva ampia, fondata sulla persona, e che pone l’accento sul valore dell’interazione intesa sempre come dialogo e come opportunità di incontro con l’altro». Ed ancora ricordano quanto affermato nell’editoriale dell’ultimo numero di “Desk – Raccontare la città”: «Dove c’è una frattura, o una ferita, c’è qualcosa da risanare. È vero per la Giustizia, è vero per il patto sociale sotteso all’idea di cittadinanza, ed è vero specificamente per certe città ferite del nostro Paese». In questo momento, insieme ai colleghi della redazione de “Il Messaggero di Sant’Antonio”, anche la città di Padova è ferita. E la ferita si estende a tutte le città nelle quali il Messaggero arriva, in ogni parte del mondo, come si evince dalle numerose testimonianze giunte ai colleghi in questi giorni. Le UCSI del Triveneto, quindi, si sentono chiamate ad esprimere la propria solidarietà ai colleghi coinvolti nel processo di licenziamento ed auspicano che siano messi in campo tutti gli strumenti possibili – a partire dal dialogo fra le parti – affinché la casa editrice possa tornare sui propri passi e si trovi una soluzione di buon senso, che tenga conto della contingenza economica sia del giornale sia, soprattutto, delle famiglie che subiscono, ingiustamente, gli effetti di un licenziamento in tronco.
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