ACIREALE. “Acireale e il Mito” è il titolo del murale realizzato dall’artista Vincenzo Suscetta nella Città di Acireale. La realizzazione dell’opera di rigenerazione urbana del parcheggio S.Giuseppe (P.zza Marconi) ha visto protagonisti nella prima fase i ragazzi della Scuola Media Statale G.B Arista di Guardia, guidati dagli artisti Alice Valenti e Vincenzo Suscetta. L’iniziativa si inserisce nel progetto del LIVING LAB DELLE ACI promosso dal Gal Terre di Aci con il patrocinio del Comune di Acireale, in partnership con lo Studio di Progettazione Analogique e la Coop. Badia Lost & Found. Vincenzo Suscetta, l’artista autore dell’opera murale “Acireale e il mito”, ha fortemente innovato la rappresentazione iconografica del mito di Aci e Galatea che è alle fondamenta della storia di Acireale e della galassia di frazioni e comuni satelliti del centro etneo.
«La scelta dei colori e la composizione sono state le sfide principali che ho affrontato tramite forme geometriche che suggeriscono scenari marini grazie ai colori turchese e tutte le sfumature del blu, gialli che suggeriscono la luminosità di questi luoghi. Forme e triangoli sono poi un chiaro riferimento ai Faraglioni della Costiera.» queste le parole dell’artista.
Rispetto alla rappresentazione del mito antico greco riportato dalla tradizione di Ovidio nelle Metamorfosi, Suscetta alla maniera moderna pone al centro dell’attenzione la coppia di semidei amanti e raffigura in disparte Polifemo geloso.
I volti di Aci e Galatea, fissi in una sognante atmosfera che è debitrice di Magritte e della lezione del Novecento metafisico dei fratelli De Chirico-Savinio, proprio come descrive Ovidio nella sua opera enciclopedica si pongono in orizzontale, racchiusi dal loro stesso abbraccio circolare come nei tondi alchemici del Sole-Luna.
Giorgio Franco, founder della Coop. Badia Lost&Found sottolinea come l’opera unisca letteratura antica latina ed iconografia contemporanea in un fulcro di riflessione filosofica profondissima grazie all’allusione della forma fra due opere pittoriche apparentemente lontane e invece vicinissime
«Una sapiente allusione iconografica potrebbe schiudere un nuovo orizzonte interpretativo, chissà quanto cosciente e volontario nell’agire pittorico di Suscetta. Se si osserva l’anonimo Ritratto di Benedetto de Spinoza del 1665 circa, un olio conservato alla Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel, in Germania, non si può nascondere la precisa corrispondenza dei tratti fra le due rappresentazioni, antica e attuale.
Perché dunque il ritratto del più importante filosofo del Seicento potrebbe essere di stimolo per cercare di capire il messaggio profondo di Suscetta? Per un fatto legato ad una definizione alquanto originale (ai nostri occhi del 2023) di cosa sia l’amore, ma coerentissima per Spinoza, che ne scrive nel Libro Terzo della sua Ethica more geometrico demonstrata: il filosofo scrive che (questa è la Proposizione 13 con lo scolio a commento)
“Quando la mente immagina cose che diminuiscono o impediscono la potenza d’agire del corpo, si sforza, per quanto può, di ricordare le cose che ne escludono l’esistenza.
Dimostrazione. Finché la mente immagina qualcosa del genere, la potenza della mente e del corpo viene diminuita o impedita (come abbiamo dimostrato nella proporzione precedente); e nondimeno, la mente continuerà a immaginarlo, finché non immagini altro, che ne escluda l’esistenza presente (per la proposizione 17, parte seconda); vale a dire (come abbiamo appena dimostrato), la potenza della mente e del corpo viene diminuita o impedita, finché la mente non immagini un’altra cosa, che ne escluda l’esistenza, e che perciò la mente (per la proposizione 9 di questa parte) si sforzerà, per quanto può, di immaginare o ricordare. C. d. d. Corollario. Ne segue, che la mente cercherà di non immaginare ciò che diminuisce o impedisce la potenza sua e del corpo. Scolio. Da ciò comprendiamo chiaramente che cos’è l’amore e che cosa è l’odio. Vale a dire l’amore non è niente altro che la letizia accompagnata dall’idea di una causa esterna; e l’odio niente altro che la tristezza accompagnata dall’idea di una causa esterna. Vediamo poi che chi ama necessariamente si sforza di avere presente e di conservare la cosa che ama; e che, al contrario, chi odia si sforza di allontanare e distruggere la cosa che odia.”.
Se questo, secondo Spinoza, si può affermare e dimostrare di quell’affetto particolarissimo che è l’amore, noi possiamo da un lato probabilmente tentennare nel dire con certezza che questo passo sia stato presente all’artista Suscetta per la composizione del suo murale; ma la spiccatissima somiglianza col ritratto del filosofo ci fa pensare che una qualche potenziale connessione vi sia, ed è bello pensare che in un’opera che unisce la letteratura antica latina con l’iconografia contemporanea vi sia un fulcro di riflessione filosofica profondissima grazie all’allusione della forma fra due opere pittoriche apparentemente lontane e invece vicinissime»