LENTINI – L’amministrazione e il consiglio comunale di Lentini hanno detto “no” all’affidamento del servizio idrico integrato all’Ati Aretusacque s.p.a.” per la gestione del Sii dell’ATO di Siracusa, una società mista pubblico- privata, con una presenza importante di soci privati. Il Comune di Lentini è l’unico comune della provincia di Siracusa ad opporsi alla privatizzazione dell’acqua, mentre gli altri 17 comuni hanno aderito a consegnare gli impianti alla società mista che gestirà per trent’anni gli impianti comunali. L’acqua è un bene prezioso e non può essere affidato alla gestione privata per dare la possibilità a pochi di gestire il bene. Tutto questo non interessa ai primi cittadini dei comuni che senza batter ciglio e senza approvazione dei rispettivi consigli comunali, hanno sottoscritto l’adesione all’Ati. L’unico comune della provincia a dire “no” è Lentini con un atto deliberativo approvato già nei mesi scorsi ed inviato alla Regione. Il provvedimento non è stato preso in con considerazione dai vertici regionali che hanno nominato un commissario ad acta. Nei giorni scorsi il commissario ad acta, Antonino Lutri, si è insediato nei tre vicini comuni. A differenza di Carlentini e Francofonte dove con i poteri conferitigli, ha già deliberato l’ approvazione dello schema di statuto della società mista relativamente all’adesione dei comuni alla Aretusacque, a Lentini l’atto sarà formalizzato dopo la seduta, nonostante il diniego espresso dell’amministrazione e del Consiglio Comunale di Lentini. I sedici consiglieri comunali, nel consiglio che si è svolto mercoledi sera, hanno sottoscritto all’unanimità un documento per ribadire il diniego.
“L’amministrazione e il consiglio comunale confermano le loro riserve sulla celta di affidare il servizio idrico integrato – si legge nel documento – compiuta dall’assemblea Territoriale idrica di Siracusa, a una società mista pubblico privata con una importante partecipazione dei soci privati. Tale riserva scaturisce dalla esperienza negativa vissuta con l’affidamento del servizio a Sai( avvenuta in anni precedenti, che hanno generato disservizi e incrementi del costo a carico degli utenti che ha fortemente allarmato la cittadinanza e l’opinione pubblica. Lo stesso percorso compiuto dall’Ati per giungere a questa soluzione è apparso privo di coerenza e linearità. In un primo momento, infatti, era stata compiuta la scelta di affidare il servizio a un gestore interamente pubblico chiedendo a tutti i consiglio comunali di provvedere a deliberare in tal senso. Il consiglio comunale di Lentini aveva salutato positivamente tale decisione approvando lo statuto e i documenti allegati nei termini richiesti. Sorprendente è apparsa, pertanto, la successiva decisione di rimettere in discussione tale scelta per favorire la costituzione di una società a significativa partecipazione privata, scaturita dalla motivazione della insostenibilità economica della gestione in “house”. “ La preoccupazione dell’amministrazione e del consiglio comunale – si legge nel documento a firma dei sedici consiglieri – è quella che la consistente partecipazione privata della gestione della società determinerà un aumento delle tariffe a carico dei cittadini in quanto il socio privato non potrà che rispondere alle logiche del mercato che impongono il procedere con finalità di lucro. Non appare affatto rassicurante, di fronte a tutto ciò l’osservazione che i Comuni esercitano comunque una forma di controllo in quanto il peso dell’investimento economico sostenuto dai privati è destinato a prevalere su ogni ipotesi di equilibrio precario raggiunto. A queste preoccupazione s aggiunge anche che i consigli vengono mesi di fronte a decisione prese in altra sede che non possono essere in alcun modo messe in discussione. Tutto ciò rende il dibattito sull’argomento una mera finzione in quanto una decisione contraria verrà sovvertita con un provvedimento sostitutivo preso da un commissario della Regione. A nostro avviso questo stato di cose costituisce una mortificazione della vita democratica di una comunità che viene privata dal diritto a essere rappresentata e tutelata dagli organismi democratici che con libero voto i cittadini hanno eletto”. Sulla vicenda è intervento il Forum siciliano dei movimenti per l’acqua e i beni comuni che attraverso una nota diffusa invita sindaci, Consigli comunali, organizzazioni sociali e politiche del siracusano a fare sentire la propria voce contro la privatizzazione dell’Acqua Bene Comune.
“Anche in provincia di Siracusa si vuole nel silenzio dei più privatizzare l’Acqua Bene Comune.- si legge nella nota – Una scelta calata dall’alto, ad analizzare la precipitosa cronologia degli eventi, che attraverso atti formali fotocopia nelle diverse provincie siciliane, scardina i principi fondamentali della legge regionale 19/2015 vigente e calpesta la volontà Popolare e dei Consigli comunali che si era espressa per la gestione interamente pubblica del Servizio Idrico Integrato. Non possiamo non stigmatizzare la decisione dei sindaci che dopo avere promosso la legge 19/15 che dichiara l’acqua un diritto umano inalienabile, sancisce all’art.1 che l’acqua è un “bene comune pubblico non assoggettabile a finalità lucrative”, all’art.2 che “la legge si prefigge l’obiettivo di definire i principi per la tutela, il governo pubblico e partecipativo della gestione delle acque… e disciplina altresì funzioni e compiti per il governo pubblico del ciclo integrato dell’acqua”, l’art.4 comma 1 afferma che “la gestione del SII è realizzata senza finalità lucrative”, avere modificato i propri statuti dichiarando l’Acqua Bene Comune non mercificabile, avere modificato l’art. 2, comma 2, dello statuto dell’ATI come segue: “L’ATI di Siracusa privilegia la gestione esclusivamente pubblica del Servizio Idrico Integrato..”, il 27 dicembre 2022 con delibera n. 13 formulano un atto di indirizzo per la società mista. Una indicazione, quella di privatizzare, che, come ci è stato riferito, viene dal Governo regionale e come parrebbe leggendo tra le righe delle Delibere Commissariali e dell’ATI, da quello nazionale, che ha fornito supporto amministrativo e legislativo alla privatizzazione dell’Acqua in Sicilia a cui i sindaci non hanno saputo o voluto resistere. Inquietante la successione degli atti: • il 30 dicembre 2022 viene pubblicato in gazzetta il D.L. 201 sul riordino della disciplina sui servizi pubblici, (che non impedisce la gestione interamente pubblica ma pone dei paletti sulla motivazione preventiva della convenienza della scelta). • il 4 gennaio 2023 il Presidente della Regione Siciliana nomina il Commissario ad acta; • Il 1° febbraio il Commissario con Delibera n. 1 modifica lo statuto dell’ATI ricomprendendo la possibilità di privatizzare; • il 17 febbraio il Commissario con Delibera n. 2 sceglie l’affidamento del SII a una società mista. Il 2 marzo il Commissario si presenta all’Assemblea dell’ATI chiedendo una sostanziale presa d’atto delle scelte già effettuate che in sostanza riguardano la necessità di utilizzare le quote una tantum previste e richieste dal 2022 per la costituzione della Società di gestione, per tutte le attività propedeutiche alla nascita della Società mista e all’affidamento del servizio, della definizione della somma complessiva di 1.020.000 euro che i comuni dovranno versare per acquisire il 51% del capitale della costituenda Società, l’informazione della possibilità di trasferire parte dell’attivo del Consorzio ATO all’ATI, in attesa della definitiva liquidazione, affinché l’ATI possa finanziare ciascun comune che ne chiedesse l’intervento con una previsione di restituzione dilazionata nel tempo. Per quanto riguarda invece il 7° e 8° punto all’O.d.g. riguardanti la condivisione della bozza di statuto della società mista, dei patti parasociali, del regolamento disciplinante il controllo congiunto tra i comuni della società affidataria del servizio, della relazione ex art. 14 L. 201/2022, interviene il Segretario verbalizzante “per fare presente che (i punti) erano stati inseriti in previsione della consegna degli elaborati da parte del supporto ministeriale, ma che ciò non è avvenuto in tempo” (verbale deliberazione assemblea) così tradendo l’origine degli atti, successivamente approvati dal Commissario con Delibere numeri 3,4,5, che oggi i Consigli comunali sono chiamati ad approvare, pena il commissariamento. Senza voler sottolineare che i poteri sostitutivi potevano essere utilizzati in minor tempo e dispendio economico per dare seguito alla decisione di una gestione interamente pubblica in ossequio alla volontà Popolare espressa con i Referendum del 2011 a larghissima maggioranza, (2.123.492 voti dei siciliani 97,9% di SI per l’Acqua Pubblica), il fatto che la Convenzione per il trasferimento a titolo di anticipazione della somma di 2 milioni di euro dal Consorzio Ato Idrico 8, (in liquidazione dal 2013) all’Assemblea Territoriale Idrica di Siracusa è condizionato alla privatizzazione del SII, quello che vorremmo ricordare agli Amministratori del siracusano ed ai cittadini tutti è che nessun privato gestisce per beneficenza ma per fare profitto, come dimostrato dalle proiezioni economiche del PEF (Piano Economico Finanziario) che i Consigli comunali sono chiamati ad approvare con conseguente aumento esponenziale delle tariffe. Stupisce che in un territorio già martoriato dalla mala e illegittima gestione di Sai 8 si ricada nella privatizzazione del Bene Comune primario in sfregio alla legge regionale vigente e alla Democrazia. Si chiede ai Consigli comunali e ai sindaci della provincia di Siracusa di rimettersi al servizio delle comunità di riferimento anziché ai disegni di espropriazione del Bene Comune primario, di voler rispettare la legge vigente che essi stessi hanno promosso, di rifiutarsi di approvare lo statuto della spa mista e gli atti connessi, di ricorrere in ogni sede contro una decisione che condannerà le comunità a condividere gli esosi costi di un servizio i cui profitti saranno invece appannaggio dei soci privati. Ai cittadini, alle associazioni, alle organizzazioni sociali e politiche di prendere posizione rispetto alla deriva in corso e di sostenere il Consiglio comunale di Lentini che ha rifiutato di approvare la delibera per la privatizzazione. A tutte e tutti di spendersi per scongiurare una neo-colonizzazione calata dall’alto che esproprierà le generazioni presenti e future del bene Comune per eccellenza. C’è ancora tempo per scardinare questo disegno perverso ma occorre mobilitarsi ora! Si scrive acqua, si legge Democrazia”. “Il Consiglio Comunale – ha detto il capogruppo di Rete Civica al consiglio comunale Ciro Greco – per la seconda volta, ha rigettato la proposta di adesione alla costituenda società per la gestione mista pubblica – privata dell’acqua.
Ancora una volta abbiamo deciso di schierarci a difesa dei cittadini che si vedranno privatizzare l’acqua con un incremento esponenziale delle tariffe. Durante il dibattito abbiamo stigmatizzato l’iter che ha portato a imporre una privatizzazione di fatto della gestione del sistema idrico integrato, disconoscendo la volontà dei cittadini di Lentini e di tutti coloro che al referendum votarono contro la gestione privatistica dei servizi idrici. Come “Rete Civica” abbiamo chiesto di sollecitare l’intervento delle autorità preposte al controllo (Arera, Autorità di controllo sulla libera concorrenza, Autorità Anticorruzione) nell’eventualità che l’atto venisse ugualmente adottato mediante l’intervento sostitutivo da parte di un Commissario Regionale”.