Si è tenuta ieri sera martedì 30 gennaio la prima milanese dello spettacolo La Divina Commedia Opera Musical, in scena al TAM – Teatro Arcimboldi Milano fino a domenica 4 febbraio.
La Divina Commedia Opera Musical: il cast
Una peculiarità di quest’opera è il fatto che i cantanti/attori principali interpretino più personaggi principali nel corso della storia. Una difficoltà che probabilmente in altri spettacoli è meno presente, dunque, è il doversi calare in pochissimo tempo in un ruolo diverso, che spesso implica anche un’ambientazione e un’atmosfera diverse.
Pia de’ Tolomei, che si trova nell’antipurgatorio tra le anime uccise per mano violenta, è interpretata da Sofia Caselli. La sua preghiera a Dante per essere ricordata nel mondo dei vivi è delicata e speranzosa. Nel brano, inoltre, la morte brutale di Pia è solo accennata proprio con le parole in volgare dell’opera di Dante – volgare che ricorre in altre parti dello spettacolo: “Siena mi fé, disfecemi Maremma:/salsi colui che ‘nnanellata pria/disposando m’avea con la sua gemma“.
Antonio Sorrentino è Pier delle Vigne e Arnaut Daniel. Pier delle Vigne si trova nell’Inferno ed è punito in quanto suicida. Con il suo brano, racconta la sua disperazione quando, nonostante la sua fedeltà verso il suo Signore, fu cacciato da corte. Nella canzone emerge il dolore per il tradimento di cui fu Pier delle Vigne a essere vittima, al contrario di ciò che il suo Signore pensò. Arnaut Daniel si trova invece nel purgatorio insieme a un altro poeta, Guido Guinizzelli, interpretato da Leonardo Di Minno. Con gli altri due poeti Dante e Virgilio, dialogano in un brano sull’amore molto allegro e spensierato.
Oltre a Guido Guinizzelli, Leonardo Di Minno è anche Ulisse e Catone. Ulisse si trova nell’Inferno, punito per aver utilizzato la sua intelligenza e dialettica per alimentare la sua superbia e la sete di conoscenza. Egli racconta la sua storia con fierezza e senza nessun pentimento, come a dirci che si comporterebbe allo stesso modo se ne avesse la possibilità. Lo stesso vale per Catone, che si trova invece nel Purgatorio poiché, a differenza di Pier delle Vigne, si è suicidato non per porre fine alle sue sofferenze, ma per un bene più grande: la libertà.
A gipeto sono affidati invece i personaggi di Caronte, Ugolino, Cesare e San Bernardo. I due personaggi che si ha modo di conoscere meglio sono i primi due. Caronte è un traghettatore senza scrupoli, crudele, che punta il dito contro tutte le anime accusandole dei loro peccati. Anche Ugolino si trova nell’Inferno come traditore della patria. Nel brano racconta la sua fine: chiuso con i suoi figli in una torre senza cibo e costretto a vederli morire. gipeto qui esprime chiaramente il tormento e il pentimento del suo personaggio.
Valentina Gullace dà voce a Francesca e Matelda. Francesca si trova nell’Inferno per aver tradito il marito con il genero Paolo. La coreografia del corpo di ballo e l’aria di Francesca, straziante e intensa, fanno rivivere la storia della giovane. Matelda, invece, si trova nel Paradiso Terrestre ed è una donna angelica, divina, incarnazione della primavera. Il suo brano è pieno di vita e la sua voce presenta già quella purezza che ritroveremo nel Paradiso.
In quanto ai tre protagonisti, Virgilio è interpretato da Andrea Ortis, che è anche il regista dello spettacolo. Il suo Virgilio è un supporto fondamentale per Dante: ogni volta che viene sopraffatto dalle emozioni, lui lo consola con affetto, ma anche con polso. Gli ricorda che la vita è così e gli uomini sono responsabili delle loro fortune e disgrazie. Commovente il brano Addio di Virgilio, in cui il poeta, come un padre, lascia andare il suo figlio ormai maturo.
Myriam Somma è Beatrice. Come una musa, la sua voce angelica si sente varie volte nel corso del viaggio per spronare Dante ad andare avanti. Quando gli appare per la prima volta nel Purgatorio, Beatrice è una figura celestiale ed eterea, quasi inarrivabile. È vestita di bianco, simbolo di purezza e di fede, e il suo volto è coperto da un velo, che toglie solo quando assume il ruolo di guida per mostrargli il Paradiso.
Il ruolo di Dante è affidato ad Antonello Angiolillo. Il suo Dante è un uomo qualunque, potrebbe rappresentare ognuno di noi. Infatti, tutti avremmo le stesse reazioni nel compiere un viaggio così eterogeneo di emozioni in così poco tempo, nel trovarsi di fronte a tanto dolore e subito dopo a tanta bellezza.
Le innovazioni e i temi
Un ruolo importantissimo lo occupano le proiezioni 3D e le luci laser. Sembrerebbe impossibile rendere sulla scena le varie pene afflitte alle anime nei vari gironi dell’Inferno e l’angoscia che causano a Dante, oppure la sublimazione del Paradiso. E invece il telo su cui vengono mostrate le immagini e i versi di Dante e il proiettore laser che “chiude” in un cono di luce i personaggi permettono proprio agli spettatori di sentirsi coinvolti in ogni tappa del viaggio che non è solo di Dante, ma di ognuno di noi – tra le nostre paure, i nostri demoni, le nostre gioie.
Molto interessante anche la scelta delle proiezioni iniziali, che danno il via allo spettacolo. Esse collocano la storia a Firenze, ripercorrendo però le tappe storiche italiane più importanti dai giorni nostri fino alla stesura della Divina Commedia: la Seconda Guerra Mondiale, la composizione della Traviata di Verdi, il chiaroscuro di Caravaggio e le opere di Michelangelo, per finire con scoperte di Leonardo.
Il tema chiave di La Divina Commedia Opera Musical è senza dubbio l’Amore. Oltre a essere il motore per il viaggio di Dante, è il tema che accomuna tutte le anime che intervengono. Il primo atto, infatti, si conclude con il brano A riveder le stelle, dove vengono espressi i vari tipi di amore: oltre all’amore cantato da Dante e Beatrice, c’è l’amore illegittimo di Francesca, l’amore per il suo Signore di Pier delle Vigne, l’amore per la conoscenza di Ulisse e l’amore di padre di Ugolino. Infine, il secondo atto termina con un brano corale che riprende le parole finali dell’opera scritta Divina Commedia: “L’Amor che move il sole,/l’Amor che move le stelle. L’Amore. L’Amore. L’Amore“.
Recensione a cura di Simona Zanoni