L’Amleto che Ninni Bruschetta mette in scena è il risultato della precisa volontà del regista di proporre una lettura fedele dell’opera shakespeariana, tant’è che il titolo dello spettacolo, perché l’intento sia subito chiaro, nella sua completezza è: Amleto di William Shakespeare. «Fedele – puntualizza comunque il regista – nella misura in cui la fedeltà prevede un margine, sia pur impercettibile, di tradimento. Del resto tradire un testo significa anche tramandarlo, cioè, nel caso del teatro, renderlo leggibile ad un pubblico moderno». La produzione dell’Ente Autonomo Regionale Teatro di Messina è stata inserita dal Teatro Stabile di Catania nella programmazione del Teatro Musco, ma per esigenze tecniche sarà programmata al Verga, il 12 e 13 marzo 2016. Ne sono interpreti (qui indicati nell’ordine del testo originale) Emmanuele Aita, Angelo Campolo, Gionni Boncoddo, Antonio Alveario, Maurizio Puglisi, Maria Sole Mansutti, Celeste Gugliandolo, E ancora, in ordine alfabetico, Ivan Bertolami, Simone Corso, Stefano Cutrupi, Luca D’Arrigo, Dario Delfino, Diego Delfino, Lelio Naccari, Francesco Natoli, Fabrizia Salibra.
La traduzione è quella celebre di Alessandro Serpieri. A sottolineare l’atemporalità delle problematiche che la vicenda propone, i costumi di Cinzia Preitano, le scenografie di Mariella Bellantoni, le musiche di Toni Canto eseguite dal vivo dallo stesso autore e da Gianluca Sanzariello. Le luci sono di Antonio Rinaldi.
Il personaggio che emerge dal profondo studio dedicato da Bruschetta all’opera shakespeariana indossa i panni della figura archetipica, ma contemporaneamente è un uomo moderno, è il rappresentante di un mondo che acquisisce la consapevolezza di una caduta spirituale e sceglie di abbandonare il Paradiso Terrestre per diventare semplicemente un uomo. Amleto, nella trascrizione scenica di Bruschetta, è l’uomo nella sua imperfetta completezza, ma privo di una certa convenzionale cupezza con cui spesso viene rappresentato. Anzi, è un uomo vivo, vitale, attivo, un uomo che sceglie, in cui il dubbio rappresenta solo un passaggio obbligato.
«Probabilmente sceglie la cosa sbagliata – tiene a precisare Bruschetta – ma sceglie. Il suo discorso più celebre passa attraverso un dubbio che fuga già nelle ultime righe, quando parla della purezza dell’azione. Allora, o Amleto decide per la vendetta perché crede che “agire” sia più nobile o perché vuole semplicemente vendicarsi. Ma sceglie di agire. Dal momento in cui capisce chi ha ucciso suo padre, ordisce una trama “teatrale” che porta esattamente dove vuole lui. La sua domanda è già la sua risposta».
La lettura, suggestiva, offre un’ulteriore occasione per continuare a riflettere sui grandi temi di sempre: sul perché della vita e della morte, sul rapporto tra verità e menzogna, tra desiderio di giustizia e vendetta; sul ruolo del caso; sul potere reale o illusorio della volontà.