Nelle ultime ore si sono susseguite notizie di violenza da tutte le parti del mondo. Un figlio in Italia ammazza la propria famiglia, in Mali un attentato fa 21 vittime di cui 12 bambini, 6 prigionieri di Hamas sono stati uccisi venerdì scorso e ancora altro. Si rimane basiti da questa ondata di violenza in ogni dove e in diverse modalità. La nostra prima reazione è, appunto, lo stupore per poi passare a uno stato di rabbia per scaricare l’energia negativa che tali notizie portano al nostro animo. Poi si cerca una ragione, una motivazione che in realtà non ci sono in quanto tutto sembra essere posto al di fuori di qualsiasi idea di logicità. Alla fine si rimane importenti. No! Non dobbiamo rimanere impotenti perché questo significherebbbe arrenderci al male che ci sta circondano da mesi se non anni. Qui bisogna trovare un modo per caricarci positivamente e porre in essere validi strumenti per azzerare cotanta ondata di violenza. Noi dobbiamo riscoprire ciò che c’è di umano in noi. Dobbiamo, ovverossia, abbiamo l’obbligo di leggere attentamente il nostro animo per tirare fuori la positività che è in ognuno di noi. Facendo così le famiglie, i modi con cui gli uomini si associano e il mondo intero potranno ricevere novella linfa vitale. Il problema che manca nel mondo manca la SPERANZA ossia:
s. f. [der. di sperare1, sull’esempio del fr. ant. espérance]. – 1. a. Sentimento di aspettazione fiduciosa nella realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera: nutrire, accarezzare, concepire una s.; gli sorride, lo sorregge, lo sostiene la s.; infondere s.; la s. è svanita, è venuta meno, è morta; tutte le nostre s. sono ormai crollate; abbandonare, perdere, togliere ogni s.; far rinascere la s.; con la stessa reggenza del verbo sperare: ha s. di vincere, di riuscire, di guarire; ha rubato con la s. (nella s.) di farla franca; Senza s. di sapere mai Cosa stato sarei più che poeta Se non m’avesse tanta morte Dentro occluso e divorato (Dario Bellezza); mi sostiene la s. che le cose possano accomodarsi; c’è speranza (ci sono speranze) che si salvi; con un compl. di specificazione: ha perso ogni s. di riuscita; non c’è più s. di salvezza, di scampo; con la determinazione di aggettivi: c’è poca, molta s.; esiste una debole s.; Ma pur seguendo sua vana speranza, Pervenne in un fiorito e verde prato (Poliziano); ci sono poche s., non ci sono s., non c’è più speranza, e sim., con riferimento a malato grave che non ha possibilità di sopravvivere; in espressioni limitative: ho una mezza s. di riuscire; c’è, o ci rimane, ancora un filo di s.; in usi assol.: finché c’è fiato, o vita, c’è s. (prov.); la s. è l’ultima a morire (frase prov.); Mentre che la s. ha fior del verde (Dante); Lasciate ogne s., voi ch’intrate (Dante); avea sul volto Il pallor della morte e la s. (Foscolo); il simbolo della s., l’àncora; il colore della s., il verde; oltre ogni s., di tentativo fatto senza fiducia di riuscita, o che si è risolto favorevolmente, in modo del tutto insperato. b. Più genericam., fiducia nell’avvenire, nella buona riuscita di qualcuno o qualcosa: aprire il cuore alla s.; amare qualcuno senza s.; un giovane pieno di speranza nel futuro; finalmente ha ritrovato la s.; ant., essere di perduta s., di persona che non lascia sperare bene di sé: ma quasi matto [=stolto] era e di perduta s. (Boccaccio); al plur.: vivere, pascersi di speranze; un giovane, o una ragazza, di belle s., che appaiono destinati a un brillante avvenire. c. Nella morale cattolica è, insieme con la fede e la carità, una delle tre virtù teologali (v. virtù, n. 1 b, e teologale). 2. Con sign. concr.: a. Persona, o cosa, in cui si ripongono le proprie aspettative: il nuovo sindaco è la s. del paese; tu sei la mia ultima s.; l’intervento chirurgico è la sua unica speranza; rivolgendosi alla persona amata: Dove, s. mia, dove ora sei? (Ariosto). In partic., persona che inizia un’attività, spec. artistica o sportiva, dando ottimi risultati e facendo sperare bene di sé: una s. del tennis, del cinema; le giovani s. della narrativa italiana. b. Con iniziale maiuscola, la Speranza, personificazione della speranza, nell’antichità classica venerata come una divinità e rappresentata in piedi, con un bocciòlo di fiore nella mano destra e la veste sollevata sul fianco sinistro: il tempio, la statua della S.; la S., ultima dea (v. anche speme, e spes ultima dea). 3. In marina, àncora di speranza, l’ancora di riserva, tenuta in cubia o sul ponte. 4. In diritto civile, vendita di speranza, forma di contratto aleatorio che comporta per il compratore l’obbligo di pagare al venditore il prezzo anche se l’evento sperato non si realizzi o sia diverso, per quantità e qualità, da quello previsto. 5. Nel calcolo delle probabilità e nella statistica: a. S. matematica di un giocatore in un gioco d’azzardo, la vincita o perdita che, in media, il giocatore deve aspettarsi a priori, in base alle probabilità degli eventi legati all’esito del gioco: per es., la speranza matematica di chi compra un biglietto in una lotteria nazionale è negativa ed è uguale a circa il 55% del prezzo del biglietto, perché, in media, un giocatore perde più della metà di quanto spende (un gioco è equo se, tenendo conto anche della posta, la speranza matematica di ciascun giocatore è nulla); con sign. più generale: s. matematica di una variabile casuale, la somma dei prodotti dei valori che essa assume per le rispettive probabilità. b. S. di vita o di vita residua, numero medio di anni che un individuo di una certa età e di una certa popolazione, supposta in equilibrio demografico, deve aspettarsi di vivere. 6. Gioco che si effettua con 2 dadi fra un numero illimitato di giocatori: stabilita la posta che ognuno deve versare al piatto, il numero dei gettoni da distribuire a ciascuno, e chi deve aprire il gioco, se il primo giocatore scopre un asso, dà un gettone al proprio vicino di sinistra; lo paga al piatto se scopre un 6; se scopre un doppione ripete il colpo e se fa di nuovo un doppione vince il piatto; di chi ha perduto tutti i suoi gettoni si dice che «è morto», e chi resta possessore di gettoni dopo aver visto «morire» tutti gli altri partecipanti vince. 7. Al plur., speranze, nome tosc. della pianta Dian-thus barbatus, detta comunem. garofano a mazzetti (v. garofano). ◆ Dim. speranzèlla, speranzina, speranzuòla, tutte limitate all’uso fam., piccola speranza, speranza debole o cauta.
(cit. da Treccani Online).
Ecco il centro del novello mondo, la speranza. La speranza come strumento per riaffermare il nostro diritto a vivere vitam (eternam).
A tal proposito leggetevi Leggere le radici della Speranza di Benigno Zaccagnini oppure la Spe Salvi di Papa Benedetto XVI. Due ottimi esempi su cos’è la speranza e come può diventare benzina per la nostra vita.
Dunque, aprite il cuore alla speranza.