CATANIA – Una finestra verso nuove progettualità e un modello di architettura evoluta, dove lo spazio costruito e quello naturale sono in dialogo. Edifici disegnati per orientare il progresso della relazione umana con l’ambiente, dove vivono in continuità i materiali sostenibili, la luce, le aree esterne e quelle interne con il luogo nel quale la costruzione è insediata. Il percorso di confronto con i grandi studi di architettura – organizzato da Ordine e Fondazione degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Comune di Catania e InArch Sicilia con il patrocinio della Federazione Architetti Sicilia e dell’Università di Catania – oggi ha visto protagoniste le opere di Graca Correia e Roberto Ragazzi. L’incontro si è tenuto questa mattina al Palazzo Platamone – sabato 7 ottobre – rientra nelle serie di attività rivolte alla promozione della cultura dell’architettura di qualità messe in campo dall’Ordine e dalla Fondazione APPC di Catania in occasione del centenario dall’istituzione della professione. A dichiararlo il presidente dell’Ordine Sebastian Carlo Greco, che accende i riflettori sul territorio etneo: «In un momento storico di grande cambiamento – spiega – la città di Catania ha bisogno di una progettualità programmata e di livello, che consenta di migliorarne vivibilità, sicurezza e mobilità. In questo senso, il confronto con Correia/Ragazzi rappresenta un ottimo spunto di riflessione». «Per noi il luogo urbano, naturale, paesaggistico – spiega l’architetto Graca Correia – è il fattore più importante che definisce il processo di costruzione di un’idea, segue la scelta dei materiali, l’attenzione per la luce, lavoriamo ad una sintesi per generare il progetto dell’edificio». «La dimensione funzionale del progetto – afferma l’architetto Roberto Ragazzi – va oltre il comfort termico, acustico, illuminotecnico, passa dal comfort sensoriale, pratichiamo un metodo di lavoro che punta ad architetture in cui ci sentiamo bene. La tecnologia non è il fattore principale della progettazione, entra naturalmente: l’ultimo materiale lanciato sul mercato è integrato solo se utile per raggiungere un obiettivo più grande». Ha partecipato all’apertura dei lavori il presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC Franco Miceli. «C’è l’esigenza di mantenere saldi i valori della centralità delle persone, il progresso tecnologico – sottolinea – incide con profondi cambiamenti nella vita di tutti noi e nell’esercizio della nostra professione. La progettazione è un atto politico e sociale di primaria importanza, ci occupiamo da sempre della vita delle persone, coniugare la rivoluzione digitale con i valori etici e la qualità dell’architettura è un passaggio obbligato». Durante il suo intervento il presidente Miceli ha colto l’occasione per evidenziare «la necessità di una legge sull’architettura che in Italia manca, è fondamentale produrla come negli altri Paesi d’Europa, è doveroso che esista una normativa che garantisca alla società la qualità degli spazi in cui viviamo, anche alla luce del processo di rivoluzione tecnologica in corso; abbiamo lavorato con il Ministero della Cultura, c’è un testo definito e speriamo che possa trasformarsi in un disegno di legge, abbiamo ricevuto sul tema l’attenzione del Presidente della Repubblica in occasione del centenario dell’Albo e dell’Ordine degli Architetti. Continueremo a fare questa battaglia culturale per l’Italia, affinchè sia alla pari degli altri Paesi d’Europa». La lectio magistralis di Correia e Ragazzi secondo la presidente della Fondazione Eleonora Bonanno «conferma l’importanza del contributo degli studi professionali internazionali. Il racconto e la testimonianza delle loro esperienze arricchiscono l’intera nostra comunità, gli architetti, l’amministrazione e i cittadini di una visione orientata alla valorizzazione degli spazi urbani. In particolare – prosegue – Correia e Ragazzi individuano processi di sintesi tra innovazione e tradizione che culminano nella realizzazione di progetti perfettamente innestati nei luoghi». «Lo studio persegue la qualità dei progetti attraverso un’attenta interpretazione del genius loci, la capacità di gestione multiscalare del progetto e della matericità dello stesso – aggiunge la presidente di InArch Sicilia Mariagrazia Leonardi – gli esempi progettuali che vengono presentati in mostra ci permettono di cogliere un modus operandi qualificato, che rispetta la filosofia dell’Istituto Nazionale di Architettura nella gestione dell’intera filiera del progetto – progettista, committente, imprese – già dichiarata attraverso i premi di architettura». Ampia la partecipazione dei professionisti che hanno avuto modo di assistere allo sviluppo dei progetti contemporanei in mostra nel cortile del Palazzo Platamone. Numerosi anche i giovani studenti dell’SDS Architettura di Siracusa (UniCT), con cui l’Ordine etneo ha intensificato i rapporti, dando luogo a numerose iniziative e workshop. A descrivere questa sinergia è stato Luigi Pellegrino, delegato ai rapporti tra l’Ordine etneo e la SDS Architettura di Siracusa (UniCT). Ha partecipato ai lavori anche Sebastiano D’Urso del DICAR dell’Università di Catania. Continuità ed evoluzione, è questo il messaggio di maggior interesse emerso durante l’incontro, a cui ha preso parte anche il presidente della FAS Alessandro Amaro. «Ampliando lo sguardo verso spazi urbani evoluti possiamo assistere al progresso delle costruzioni che diventano espressione attuale della relazione tra architettura, paesaggio e persone – secondo Amaro – a Catania manca una forte impronta contemporanea, possiamo osservare nel patrimonio architettonico come ogni periodo esprime uno suo stile, piuttosto che essere conservatori dovremmo segnare il nostro tempo e innovare per definire lo stile della nostra architettura contemporanea». La conferenza si è conclusa con il dibattito moderato da Alessandro Mauro. Ad arricchire la giornata l’inaugurazione della mostra, visibile a Palazzo della Cultura fino alla fine di ottobre, aperta al pubblico e agli addetti ai lavori.