SIRACUSA – Care colleghe e cari colleghi,
gli attacchi alla nostra professione continuano e continuano in modo subdolo da parte di chi vuole cancellare l’importante ruolo civico di denuncia e di garanti della libertà e della democrazia, che come giornalisti ed operatori dell’informazione svolgiamo nell’interesse dei cittadini e del loro diritto ad essere informati. Continuiamo, altresì, inermi, a subire gli attacchi meschini di chi si ostina a non riconoscere il ruolo sociale di una professione regolata della legge e da una serie di codici unici rispetto ad altre professioni.
La nostra categoria è attaccata su due fronti. Da chi intende fermarne il ruolo di denuncia e di baluardo di libertà e democrazia. Ma anche da chi continua a negare il ruolo di una professione regolata dalla legge e da una serie di codici ben precisi.
Nel primo caso dobbiamo rinnovare la nostra vicinanza e solidarietà a tutti quei colleghi vittime di minacce verbali (non solo delle criminalità organizzata ma anche da frange di certa pseudo politica arrogante, tesa a soddisfare interessi personali e non certo collettivi) e che, a rischio della incolumità personale, continuano a svolgere un compito di alto senso civico nel nostro paese. Alcuni di questi casi li abbiamo vissuti, e continuiamo a combattere, nella nostra provincia e mai dovremo far mancare la “scorta mediatica” a questi colleghi.
Nel secondo caso non possiamo che denunciare il continuo, incessante, subdolo, atteggiamento di alcune istituzioni, partiti, politici, professionisti, associazioni culturali e sportive, che insistono nell’invio di comunicati stampa pur non affidandosi a professionisti iscritti all’Ordine dei giornalisti. Il nostro Ordine professionale che, per la legge, deve essere garantito e salvaguardato al pari degli altri Ordini (avvocati, ingegneri, farmacisti, medici, ecc…).
Nessun ufficio di gabinetto, nessun assessore con delega ai “Rapporti con la stampa”, nessun ex deputato, nessuna società sportiva o culturale, può inviare comunicati e, addirittura, firmare in calce “l’addetto stampa”.
Se questo arrogante, presuntuoso, in alcuni casi frutto di ignoranza legislativa, modo di fare continua da tempo, credo sia arrivato il momento di richiamare i nostri interlocutori – chiunque esso sia – al rispetto delle basilari norme che regolano l’informazione (quindi la stampa) in Italia.
Come richiamato anche da chi mi ha preceduto alla segreteria di questo sindacato, credo di poter ribadire che a mancare sia l’unità di intenti all’interno della nostra categoria. La nostra autorevolezza, fondata su rispetto delle regole, rifiuto di “pagherò”, richiesta di riconoscimento di diritti e dignità di lavoratori, può e deve essere l’unico modo per abbattere questo sistema approssimativo, dilettantesco e arrogante.
Per fare questo bisogna, innanzitutto:
1. Non pubblicare quei comunicati non firmati o, peggio, firmati da non giornalisti. L’Assostampa ha già un corposo elenco di soggetti che saranno segnalati all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia per l’avvio delle denunce aggiungendosi a quelle già fatte;
2. Spiegare bene ai politici, ai rappresentanti delle istituzioni, alle associazioni culturali e sportive, che l’informazione non è un passatempo ma una professione tutelata dalla legge e, come giusto che sia, tassata e sanzionata in alcuni casi. La non pubblicazione di questi comunicati, sono certo, non cambierà le sorti del nostro territorio, né mancherà di “annunciare” chissà quali roboanti notizie a lettori e telespettatori;
3. Evitare qualsiasi rapporto di lavoro (anche sporadico e a prestazione) che non venga retribuito con regolarità. Spesso, molti soggetti, si fregiano di una parvenza di organizzazione sulla pelle di professionisti dell’informazione che mal pagano o, peggio, pagano con enormi ritardi. Anche in questi casi l’Assostampa è pronta ad agire al fianco di questi colleghi per il riconoscimento di quanto dovuto.
4. Spiegare, e lo faremo con un’apposita campagna social, ai cittadini e agli stessi politici, che lasciarsi coinvolgere in discutibili interviste su improvvisate pagine Facebook o su alcune testate giornalistiche sul web, da personaggi non giornalisti e, tra l’altro, già segnalati più volte dall’Ordine e dallo stesso Sindacato alla Procura per esercizio abusivo della professione, continua a delegittimare una professione regolata dalla legge e, soprattutto, contribuisce alla diffusione di notizie distorte, non verificate, che alimentano soltanto disinformazione e confusione tra l’opinione pubblica.
Sono riflessioni che mi permetto di offrirvi in questo periodo. In uno scampolo di estate che non sarà forse completamente serena per molti di noi.
Qualche settimana fa, il nostro segretario regionale, Roberto Ginex, ha postato delle parole forti, dedicate al mondo del giornalismo precario, quello dei free lance, delle partite Iva, che non potranno permettersi le ferie. Che non potranno portare la famiglia in vacanza.
Queste parole le faccio mie, aggiungendole a questa lettera e aggiungendo anche quei colleghi contrattualizzati o a collaborazione che attendono stipendi e somme pregresse.
Probabilmente tutti noi siamo responsabili. Ognuno di noi deve sentire il carico fastidioso di una deriva. Non so se siamo ancora in tempo per salvare e salvarci.
Vorrei soltanto che la mia categoria assomigliasse ad alcune categorie che seguo ogni giorno per lavoro. Al di là di qualsiasi personalismo, di qualsiasi sensibilità, proviamo a restare uniti. Non è difficile far assomigliare la nostra alle tante altre categorie di lavoratori di cui ogni giorno, con i nostri articoli, raccontiamo rivendicazioni e lotte sindacali. Non è difficile imparare a restare uniti e solidali al nostro interno.
Sì, “uniti e solidali”, armi potentissime che fanno paura a chi vorrebbe piegarci la schiena che dobbiamo continuare a mantenere dritta, per ritrovare un nuovo entusiasmo nel guardare al nostro futuro.