In questo breve articolo vorrei farvi capire quali sono le basi essenziali della buona politica. Per noi cristiani è fondamentale sviluppare una buona politica perché per noi la buona politca è sinonimo di buona novella. Solo se essa – la politca – è buona nella sue basi essenziali essa è buona novella. Nel senso che raggiunge gli esseri umani e gli annuncia che la luce c’è e che questa luce ha un nome: speranza. Ossia fiducia nell’evolversi degli eventi. Il che da una concretezza effettiva all’implementazione nel cuore della società degli esseri umani di principi e fatti in cui emerge preponderante, ma non in forma esclusiva, la buona politica di noi cristiani.
Quali le basi essenziali della buona politica pensata e che dovrebbe diventare azione politica per noi figli di Dio impegnati nella difficile società odierna?
Credo che si possano individuare 4 principi, eccoli:
A) Molti uomini politici, che dicono di essere cristiani, hanno una concezione particolare dell’uomo in sé. Per loro l’essere umano è un mezzo per raggiungere i propri interessi. In breve, l’essere umano diventa uno strumento di tattica politica. L’uomo come accentratore di interessi elettivi. Un uomo un voto. Non è così. L’uomo è un fine. E’ il fine ultimo di una vera politica cristiana. L’uomo è l’attore principale della politica cristiana. L’uomo con le sue amarezze, bisogni, problemi, frustrazioni. Esso – l’uomo – è il figlio di Dio in terra e rispettare l’uomo significa rispettare Dio stesso. In questo caso la politica si collega a una plausibile concenzione cristiana. Ciò dimostra il senso di cosa sia la politica per noi cristiani.
B) La politica cristiana non persegue mai gli interessi di parte. Il centro della politica cristiana – oltre all’uomo – è l’insieme della comunità degli uomini ossia l’intera umanità. Non ci deve essere alcuna concezione parziale. Non è politica genuinamente cristiana quella che si occupa solo dei cristiani. Tutti sono figli di nostro Signore. Anche chi non professa la nostra religione. Tutti gli essere umani sono destinatari dell’infinito amore di Dio. Nessuno escluso. La felicità degli uomini è voluta in maniera intima e forte da Dio stesso.
C) Un politico cristiano è per certe veri un prete laico perché anche lui ha l’obbligo morale ed etico di diffondere la buona parola. Non può essere altrimenti. Lui deve coniugare la sua azione con il concetto di speranza. Quella speranza che diventa il cemento su cui costruire una politica autenticamente cristiana. Senza speranza non c’è la propensione naturale dell’uomo a migliorare, migliorarsi e lottare per la propria felicità. Una felicità che non si coniuga solo al singolare, ma al plurale. Soprattutto al plurale. La politica se non da speranza a cosa serve?
D) L’obiettivo dell’agire del politico cristiano è operare per il “pro bonum”. Cioé per il bene. Per il bene dell’uomo e dell’umanità. Secondo giustizia, giustezza, verità e veridicità. Un bene senza queste caratteristiche non può far parte dell’orizzonte di un politico cristiano. Anzi non è un bene. E’ un inganno. Il bene non pieno diventa allora un “bene strumentale”. Un bene definito tale, ma non reale e tangibile. Un bene deve essere integrale. Se no l’atto politico riguardante il bene non è un atto afferente al credo cristiano.
Quindi, le parole chiave per chi voglia fare politica dal punto di vista cristiano sono: uomo (a prescindere dal sesso e dalla razza), comunità (nessuno sia escluso), il dovere della missione e l’esercizio del bene generale (mai di parte o fazioso).
Se non ci sono queste basi essenziali la politica appare, allora, attività dedita al mero perseguimento di interessi personalistici ed immanenti. La politica ha necessità di volare alto al fine di essere quello strumento in grado di venire in soccorso ai mille bisogni dell’uomo contemporaneo.