Eccomi, ancora, qui. Vi avevo promesso un nuovo articolo. Ma, questa volta, non mi ero sbilanciata sul tema. Nessun indizio, ops zero spoiler. Ormai si dice così!
In realtà ho abbozzato tantissimi pensieri, di vario genere, tipo e categoria. Niente però che riguardasse le cronache di guerra. Eppure siamo bombardati, ormai da settimane, da news provenienti dall’asse Ucraina – Russia. Involontariamente (o magari no!), mi allontano da tutto ciò perchè mi fa stare male. Mi rattrista e angoscia. In queste settimane, più che mai ho voglia di leggerezza e buone maniere.
Se la pandemia ci ha disorientati, impauriti e, in parte, anche avviliti, i postumi psicologici ( e anche pratici, sopratutto in termini economici) della guerra temo possano essere ancor più gravi. Soprattutto se non visti in prospettiva di globalizzazione. E noi italiani, generalizzando, dobbiamo allenarci bene in questo…
No Difference. Not moral.
Che poi la morale siamo tutti bravi a farla…agli altri, ovviamente. Perchè per carità io e te, non sbagliamo mai vero? E guai se qualcuno provasse a suggerirci mai, cosa è meglio fare o come doverci comportare. Perchè poi, automaticamente, facciamo il contrario. Vero? Dai su, non vergognarti a dire si, la tua coscienza tanto lo sa…
Io lo so per certo, sono solita ad ascoltare il parere, i pensieri, i consigli di tutti (o quasi!) e poi, puntualmente faccio come penso sia più corretto e/o come più mi fa’ stare bene.
Per questo penso che dovremmo smetterla, un po’ tutti, di fare i professori con i problemi che non ci appartengono, con le difficoltà che non viviamo e con gli amori che non possono farci male.
Penso anche che, più volte, avremmo solo bisogno di un abbraccio che duri un po’ di più, e di un amico che resti lì, senza dire una parola. Perchè comprendere il silenzio e saperlo ascoltare è per pochi ma è enormemente bello. E’ dannatamente caldo e umano.
Molte volte è, anche, altrettanto bello rimanere in silenzio con se stessi. Stare lontano da tutto e tutti. Per comprendere chi siamo, cosa desideriamo e chi, realmente, vogliamo faccia parte (e quindi, chi no!) della nostra vita.
La solitudine, i silenzi, i ricordi ingombranti, spaventano? Sì lo fanno. Eccome se lo fanno. Ma dovremmo preoccuparci, probabilmente e alla stessa maniera, di tutto ciò che è apparentemente bello e vero.
Non è morale, tantomeno predica. Anzi, tutto ciò che sto scrivendo, è il frutto di una riflessione fatta qualche ora prima di scrivere questo pezzo. Una di quelle valutazioni improvvise, in una giornata in cui il cielo era coperto, il sole timido e, quasi, timoroso nel venire fuori: eppure nessuno l’avrebbe giudicato, l’avremmo aspettato con un sorriso stampato in faccia. Insomma era una di quelle giornate in cui la primavera sembrava essere fuori stagione.
Ah le cose spontanee, quelle naturali, quelli semplici, ci fanno tremendamente paura. Talmente tanta paura da commettere l’errore di darle per scontate.
Tuttavia…
Bisognerebbe che facessimo attenzione quando incontriamo una persona gentile perché ci troviamo davanti al più fragile dei capolavori; dovremmo fare attenzione quando incontriamo una persona umile perchè stiamo assistendo al più grande valore umano mai esistito.
E tornando all’ascolto: dovremmo stare attenti quando passiamo di fronte ad una persona che ha imparato l’ascolto perchè ci troviamo vicino al segreto più prezioso al mondo. Dovremmo stare attenti quando incrociamo una persona che sorride senza conoscerci, perché siamo esattamente accanto a chi conosce i metodi per cambiare la società.
E poi, facciamo attenzione quando incontriamo una persona buona, educata, paziente, generosa, amorevole perché quella bontà ha dovuto combattere ogni forma di ingiustizia. Quell’educazione ha dovuto superare un milione di urla. Quella generosità ha dovuto affrontare disgrazie.
E quell’amore, quell’amore vive, nonostante tutto.
Gio Evan, lui, soltanto lui, poteva trovare parole tanto delicate, dolci, leggere ed elastiche per tradurre ciò che la mia testa, ed ancor prima il mio cuore, pensava e sentiva.
Fare attenzione, non vuol essere solo un segnale di pericolo, anzi. Attenzione ha molti sinonimi, tra i tanti considerazione e impegno.
La mia professione mi ha portata pochissime volte ad essere dall’altra parte del microfono. Solitamente sono io a fare le domande, così quando un’ alunna, al termine di un incontro sulle nuove frontiere della comunicazione, mi ha posto una domanda, mi sono trovata in difficoltà. La domanda era:
Se lei dovesse darci qualche consiglio, vista la sua esperienza in vari settori professionali, cosa ci direbbe?
Prima di rispondere ho sorriso per mascherare, sperando di esserci riuscita (ma sicuramente no!), il momento d’incertezza. Poi ho continuato a sorridere, e sapendo di andare controtendenza rispetto alla veste da professoressa, le ho risposto: “Siate voi stessi sempre. Siate gentili, educati, preparati e sorridete. E se il caso ridete anche. Siate pronti ad ogni tipo di competizione professionale e anche umana. Andate avanti per la vostra strada, rincorrendo i vostri sogni senza avere paura di niente e di nessuno”. E poi ho aggiunto: “Siate felici”.
Ecco, siate felici. E se troppo complicato, per lo meno siate leggeri.