di Emanuele Gentile
CARLENTINI – Il 13 dicembre del 1990 è senza dubbio alcuno la data più importante della storia di Carlentini. Forse soltanto l’anno di fondazione – il 1551 – ha la medesima valenza. Ma il 1551 ci appare come una semplice data storica e piuttosto lontana dal punto di vista emozionale. Tutto l’opposto quando noi carlentinesi pensiamo a quel 13 dicembre 1990. E’ una data che indica una frattura secca e netta nella storia della nostra comunità. C’è un prima e un dopo. Ognuno di noi carlentinesi da quel giorno nefasto e tragico sente, avverte che qualcosa è cambiato in maniera profonda nonché definitiva nella nostra vita. A noi carlentinesi sembra che il periodo felice per Carlentini finisca proprio nel momento in cui occorse la mortale scossa che determino la morte di 12 nostri concittadini e compaesani. Il dopo, invece, ci appare una scommessa. In quella notte abbiamo perso le certezze che il duro lavoro di generazioni di nostri compaesani erano riusciti a costruire. Diamo l’impressione che la vera data di fondazione di Carlentini non risalga al 1551, ma un minuto dopo la violenta scossa del 13 dicembre 1990. Ciò ha creato un senso diffuso e profondo di insicurezza sul presente e sul futuro. Nelle profondità nascoste del nostro animo si è fatta oramai strada l’idea che siamo dei sopravvissuti e che tutto è provvisorio. Appeso a un tenue filo. Sul punto di ricadere nuovamente. Quella collina appartenente al complesso montuoso degli Iblei dove si erge Carlentini appare un pezzo di vita strappato alla leggera mano del fato che dispone tutto e tutti. Da quella notte di disperazione e pianto abbiamo iniziato un viaggio per ricostruire la nostra Carlentini. Un viaggio che non si è ancora compiuto. Un viaggio durante il quale ci siamo accorti di non avere più un’identità come comunità. Ci siamo scoperti deboli e privi di punti di riferimento. Abbiamo assistito a uno sfaldarsi progressivo di quel senso di comunità rappresentante il fondamento più vero e autentico della Carlentini agricola e bracciantile ottocentesca nonché novecentesca. Abbiamo, quindi, appena 28 anni di storia. Siamo tutti giovani. Dobbiamo capire il senso della vita della nostra comunità e cosa ci serberà in dote il futuro. Abbiamo la necessità di fare tesoro di questa esperienza sconvolgente e terribile. Il terremoto di Santa Lucia deve ammonirci tutti a stringerci nuovamente in un abbraccio corale. Perché solo se c’è spirito di comunità la nostra città potrà finalmente esclamare: la ricostruzione è finita e siamo pronti ad essere protagonisti della nostra storia. Sarà un caso che il terremoto sia accaduto proprio mentre ci si apprestava a festeggiare la nostra Santa Patrona? Non so cosa pensare al riguardo, ma è certo che Santa Lucia voglia illuminare il nostro cuore e la nostra mente al fine di essere cittadini amorevoli verso Carlentini. Carlentini che è il centro del nostro mondo.