Carlentini, Lentini e Francofonte, Dare slancio al territorio

Carlentini, Lentini e Francofonte, Dare slancio al territorio

di Emanuele Gentile
CARLENTINI – E’ innegabile che il nostro territorio – intendo Carlentini, Francofonte e Lentini – stia attraversando da anni una crisi senza precedenti. La cartina al tornasole di tale periodo di sofferenza è senza dubbio rappresentata dalla crisi acuta e persistente del comparto economico principe del triangolo, ossia l’agrumicultura. Pertanto abbiamo assistito a un progressivo impoverimento del medesimo. Un impoverimento determinato da differenti fattori. Prima di tutto, abbiamo sofferto una cronica mancanza di capacità di investimento sul territorio. In che senso? Che chi aveva le risorse economiche ha preferito indirizzarle verso la semplice rendita e non su una programmazione di investimenti per assicurare benessere ed innovazione. Da qui una situazione economica piuttosto statica e asfittica. L’impoverimento è stato anche determinato da un diffuso indifferentismo sociale. Tutti hanno pensato a sé e non al territorio come una comunità a cui contribuire con il proprio contributo quotidiano. Ha prevalso, per così dire, una mentalità dove tutto ruota attorno all’io a discapito dell’altro e della comunità di cui si è membri. Anzi non è esistito affatto un sentimento di comunità ossia regole comuni che sovrintendono a un insieme di persone abitanti un medesimo luogo. Ciò ha provocato gravissimi fenomeni di disgregazione sociale per cui in realtà non possiamo parlare di comunità o cittadini, bensì di esseri umani che non hanno nulla in comune fra di loro. Un fattore sicuramente negativo e che ha prodotto tutta una serie di effetti di stagnazione, immobilismo, prevaricazione e involuzione. Infine, abbiamo assistito a una totale eclissi della classe dirigente. Una classe dirigente che ha preferito conservare il proprio potere e non condividerlo con altri in modo da favorire un dinamismo sociale che è sempre foriero di feedback positivi per gli assetti sociali ed economici di un dato territorio. Le classi dirigenti non hanno dimostrato acume tanto meno progettualità. La loro azione si è limitata all’amministrazione semplice del quotidiano senza ardire a innovare e implementare modelli di partecipazione. E’ rimasta ferma perché non aveva interesse a rendere dinamiche le relazioni sociali del territorio. I risultati di tale completa afasia sono sotto gli occhi di tutti. Viviamo un territorio che non ha una peculiarità, un progetto di prospettiva, una cifra della sua identità e una sua capacità di riunire tutte le forze disponibili per una loro mobilitazione. Le soluzioni? Non si creano dall’oggi al domani. Necessitano di un’operazione che si basa su due versanti: creare quel senso di comunità che latita e avere un progetto condiviso di territorio. Sul primo versante è opportuno lavorare molto attraverso l’associazionismo. Una risorsa preziosa ed essenziale per attivare processi di coinvolgimento dei cittadini nella cosa pubblica. Perché è questa la sfida. Far uscire la gente dal diffuso indifferentismo in cui si è rinchiusa e che ha minato alle fondamenta la nostra comunità. Quindi, è necessario lavorare molto con i gruppi, le associazioni, le scuole, le parrocchie e quanti operano nel sociale. Altre soluzioni non ce ne sono. E’ necessario risvegliare una coscienza civile diffusa e presente. Parimenti è essenziale sviluppare un progetto di risveglio economico dell’intero territorio. Un territorio che è al crocevia di importanti aree geografiche della Sicilia. Su questo bisogna puntare le ciance. In breve, dobbiamo aprire il nostro territorio operando una promozione puntuale ed efficiente delle nostre risorse coinvolgendo le migliori risorse a disposizioni. Ambiente, centri urbani rivitalizzati, la creazione di eventi e situazioni uniche, i nostri beni architettonici, le particolarità enogastronomiche, il territorio devono diventare le architravi per creare sviluppo e crescita. Il tutto racchiuso in un progetto condiviso e definito nei minimi particolari. Solo aprendoci al mondo potremo dare una reale possibilità al nostro circondario. Altrimenti ci impoveriremo ancora di più. Vogliamo questo? Credo, invece, che l’obiettivo sia quello di dare slancio al territorio,

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