CARLENTINI – La stagione teatrale 2022 del “ Turi Ferro” di Carlentini, chiude con la simpatia e la bravura di due grandi artisti: Pino Insegno e Alessia Navarro.
Li abbiamo visti insieme nell’ interpretazione di una coppia di coniugi moderni nello spettacolo “ Finchè morte non ci separi”, curato dalla regia di Claudio Bruni.
Le scene sono state curate da Tiziana Liberotti, i costumi da Rosalia Guzzo e il disegno luci da Marco Laudando.
Le scene, le luci e i costumi hanno evidenziato in maniera elegante e dettagliata, ogni momento e ogni confronto significativo fra i due attori. Hanno concesso lo spazio e la luce opportuna ad ogni loro spostamento e gesto disegnato sulla scena.
Il regista Claudio Bruniha raccontato magnificamente, una storia d’ amore comune, senza trascurare nessun dettaglio, mettendo sapientemente insieme tutti i passaggi come in un grande puzzle. Tutto si svolge utilizzando dialoghi divertenti e piccanti, coinvolgendo l’immagine di altri personaggi invisibili, ma resi reali all’ immaginazione dello spettatore.
La storia che si è svolta ed evoluta sul palcoscenico, inizia come una storia d’ amore qualunque, si mostra semplice…fatta di innamoramento, matrimonio, promesse, dubbi, mancanze, rancori…fino ad arrivare al divorzio e magari, poichissà… ritrovarsi di nuovo.
Ma…in tutto questo percorsonulla è scontato, nulla è certo e niente è per sempre.
Tutti i ”se”, tutte le promesse e le belle parole hanno quel fascino e quel mistero che li caratterizzano nel momento in cui nascono, e si smaterializzano nel momento in cui “ quel tutto” per sempre… si converte in “ un niente” per sempre.
E’ incredibile…due persone si amano da subito, si catapultano nel vortice offuscante dell’ amore che non vede nulla, nel battito del cuore che galoppa solo al pronunciare il nome dell’ altro, quegli occhi che brillano ad un solo sguardo, quel palpito allo stomaco che smuove le famose farfalle, quell’ anelito che non ti lascia, quella voglia di corrersi incontro e sprofondare in un abbraccio senza fine…che porta ad un’ esplosione di ossitocina…che ti fa stare solo bene…perché stai amando…e capisci che amare è solo magia, che amore è solo il nutrimento della vita, che amore è il vero significato del’ uomo…che Amore è il vero motore del “ Tutto”…e alla fine…ritrovarsi nel niente…
Com’è possibile? Cosa accade? Cosa cancella tutto il bello?
La risposta ce la fornisce lo stesso regista, che punta il dito contro la routine e la monotonia, evidenziando la differenza fra il concetto di vita dell’uomo in quanto marito, e il concetto di vita della moglie in quanto donna.
Con questa differenza , si fa luce sul fatto che molte situazioni non si devono dare per scontate, che nulla deve cedere alla monotonia e alla ripetitività, non bisogna dimenticarsi di quel pizzico di follia che rendeva interessante gli incontri della fase dell’ innamoramento, non bisogna dimenticare che l’ amore, come ogni cosa, va nutrito…bisogna reinventarsi, bisogna esserci, occorre guardarsi negli occhi quando si parla, lasciando andare il telecomando o il telefonino.
Il regista ci fa riflettere molto sui problemi comuni delle coppie, dei coniugi che vivono sotto lo stesso tetto, e invita lo spettatore a riflettere sul fatto che…uno degli “alimenti” fondamentali della coppia e dell’amore, è la Comunicazione…cioè, bisogna raccontarsi, bisogna parlare per ascoltarsi e non per aggredirsi. Bisogna essere interessati a ciò che sentiremo dall’ altro, bisogna essere umili a calarsi nel ruolo di chi si sta sforzando di usare le parole giuste per farsi capire, per spiegarsi e comprendersi in maniera civile, senza avere la presunzione di avere sempre ragione, calare un sipario e non avere il coraggio di ascoltare, semplicemente.
Per fortuna, tutto ciò è reso da un linguaggio ironico, che crea ritmo alla storia, che ride dell’amore e che ci fa ridere di noi stessi, perché molto spesso lo spettatore si ritrova nell’ attore…e come accade in questo bel racconto d’ amore…ci auguriamo che ci si possa innamorare di nuovo, perché l’ Amore è l’ unico motore.