di Emanuele Gentile
CARLENTINI – Viviamo un periodo di smarrimento nella nostra provincia. E’ un dato incontestabile. Questo lo si denota riflettendo su un evento che riguarda tutti gli abitanti del siracusano. Mi riferisco all’abolizione della Provincia regionale di Siracusa la cui funzione era quella di catalizzatore della vita di 21 comunità municipali disseminate dal Simeto fino a Capo Passero, dal mare fin su Monte Lauro. A onor del vero la Provincia regionale di Siracusa era un mero artifizio politico-amministrativo che non è mai riuscito ad entrare nei cuori di chi abita e lavora nella provincia detta aretusea. Esisteva, ma appariva lontana. Forse ciò era dovuto all’eccessiva preminenza di Siracusa città rispetto al resto del territorio provinciale? Ora abbiamo una creatura ancora più oscura ed indistinta ossia quel Libero Consorzio dei comuni che non sta proprio brillando per attività. Anche per via di una prolungata crisi economico-finanziaria in grado di bloccarne l’operatività. Pertanto, assistiamo alla singolare circostanza di 21 piccole comunità che sembrano aver nulla in comune fra di loro. Ventuno micro realtà isolate. Ventuno micro realtà che recitano per i fatti propri. Ventuno micro realtà prive di una visione comune. Tutto questo provoca smarrimento in quanto la vita dell’intera provincia di Siracusa – una volta unita nell’ex-Provincia regionale – appare disunita, senza un collante, sfilacciata e scarsamente coesa. Ognuno fa quel che può in tempi di assoluta ristrettezza in termini di risorse economico-finanziarie. In breve, ci si arrangia. Spesso malamente. Ma così non si può più andare avanti. Occorre uno scatto di orgoglio dell’intera comunità siracusana. Soprattutto in tempi dove i territori devono essere pronti e preparati per essere protagonisti nell’economia globale che domina in lungo e in largo il mondo contemporaneo. Abbiamo necessità, cioè, di trovare un qualcosa capace di farci ritornare una comunità. Una comunità unita e solidale. Al momento – come scritto innanzi – siamo 21 micro comunità il cui livello di dialogo è vicino allo zero. Purtroppo. Eppure la storia e la geografia ci indicano da tempo qual è l’ambito naturale di riferimento delle succitate 21 micro realtà municipali. Quell’ambito naturale sono gli Iblei. E’ questa la koiné che lega ciascuna delle 21 micro realtà municipali. Gli Iblei sono la nostra casa. Fin dagli albori della storia i nostri territori hanno ospitato genti che con il passare del tempo hanno plasmato l’identità delle contrade iblee. La nostra identità. Da ogni lato ci poniamo viaggiando per i mille luoghi della provincia vediamo sempre e comunque loro maestà gli Iblei. Una presenza forte e possente. Con le loro ramificazioni uniscono in un insieme congruo e plausibile tutto il territorio provinciale. Anzi, declinando verso il mare lo abbracciano rendendo i monti e il mare un tutt’uno armonioso e di rara bellezza. Quella bellezza in grado di originare il Barocco del Val di Noto. Una bellezza meravigliosa e che incute smarrimento. Patrimonio dell’Umanità. Se ci rileggiamo la storia degli Iblei ci accorgiamo quanto in comune fosse la storia degli abitanti dell’area iblea. Anzi gli Iblei rendono univoca la storia di popolazioni attualmente divise in ben tre province. Tanti gli elementi in comune. Il già citato Barocco. La magnifica pietra. I muretti. I tesori della natura. Le tipiche essenze mediterranee. L’agricoltura difficile, ma copiosa. Modelli simili di costruzione urbana. Le feste religiose. Le tradizioni. Gli Iblei sono uno scrigno prezioso senza tempo dove intere generazioni costituite da persone ingegnose hanno lavorato per plasmare una storia in comune. Vogliamo disperdere, dunque, tale mondo antropologico? Sarebbe un errore imperdonabile e terribile. Lo ripeto. A scanso d’equivoci. Gli Iblei sono la nostra casa. Gli Iblei sono lì da tempo immemore e ci hanno regalato un palcoscenico unico e memorabile dove vivere e progredire. Gli Iblei sono il nostro alfa omega.