CARLENTINI – Se ci poniamo di fronte a una carta geografica ci accorgiamo subito che il territorio che gravita attorno ai comuni di Carlentini, Francofonte e Lentini è centrale rispetto a un insieme di territori vicini. Anzi sarebbe venuto il momento di non parlare più di tre comuni distinti e separati, bensì accomunati da un unico destino e si possono considerare senza alcun problema come area vasta. Cioè come area che ha in comune molti problemi e che sarebbe venuto il momento di affrontarli assieme in un quadro sinergico di interventi mirati e programmati nel tempo. Ritorniamo alla carta geografica e notiamo che il nostro territorio svolge il ruolo di pivot rispetto ad altri territori. E’ centrale rispetto al sud della provincia di Catania, al Calatino, al ragusano, agli Iblei e al nord della provincia di Siracusa. E’ una posizione ideale che va sfruttata al massimo per assicurare benessere e sviluppo al nostro territorio. E’ necessario capire qual è l’esigenza di servizi e di bisogni che ogni succitato territorio esprime in modo che il nostro territorio possa essere di supporto logistico alla propria soddisfazione. E’ d’uopo sviluppare programma di partnership con essi in modo da sviluppare al meglio le possibilità che i territori offrono. Noi possiamo fungere da fornitori di servizio nei loro confronti. Possono nascere raggruppamenti temporanei di territori per gestire cospicue risorse pubbliche o realizzare opere pubbliche di un certo rilievo. Ecco la strada da intraprendere per far rimettere in moto territori da fin troppo tempo fermi. Solo una collaborazione solidaristica e cooperante può giocare quel ruolo di rilancio autentico e serio dei territori appartenenti alla Val di Noto. Bisogna uscire dal racconto singolo e ad personam per costruire un progetto d’assieme e corale. Ogni territorio dovrà fare la sua parte in base alle proprie necessità e dotazioni. Un legamento fra territori è oltremodo improcrastinabile visto le sfide che l’economia globale sta imponendo a tutto il mondo. E noi dobbiamo essere pronti. Avere una visione di futuro, una progettualità ben precisa ed efficiente, strutture di governance, management e logistiche in grado di far compiere il classico salto di in avanti ai nostri territori e alle nostre comunità. Non è più tempo di cincischiare. I territori devono trovare prima in sé quelle risorse per svilupparsi e poi chiedere risorse alla regione o allo Stato. Il prof. Trigilia da anni combatte sul concetto di “risorse locali2. Orbene p venuto il momento di far lavorare ed operare queste “risorse locali” in modo da mettere in movimento territori fin troppo abituati a volare basso e ad avere una progettualità spesso confusionaria e senza ratio. Quindi prestiamo attenzione alla centralità del nostro territorio – cioè il triangolo – e quali dinamiche potrebbero innescarsi con i territori vicini. E’ un’occasione da non lasciarci sfuggire in quanto spesso il dialogo fra i territori è propedeutico allo sviluppo e all’attivazione delle “risorse locali”. Ad esempio le ZES sono già un buon esempio di far collaborare territori diversi. Bisogna perseguire su questa strada senza se e senza ma. Per dirla chiara e forte. Non è più tempo di dormire, ma di attivarsi sul serio e una delle modalità più efficaci è quello di far interagire i territori perché così è più facile avere finanziamenti ed una progettualità maggiormente coesa e di sostanza. Il tempo dei campanilismi è superato e si deve andare in una direzione ove la collaborazione fra comuni e insiemi di territori ha da diventare uno dei leit-motiv per assicurare quello sviluppo e benessere che le nostre comunità richiedono da tanto tempo con scarsi risultati. Il cooperativismo solidaristico di Don Sturzo è a questo punto l’unica via possibile per lo sviluppo delle nostre contrade. Da soli non si va da nessuna parte. Assieme si costruisce un vero scenario di progresso. Cosa vogliamo? Rimanere soli oppure unirci?