CARLENTINI/ LENTINI – Il silenzio uccide non solo l’anima ma anche il corpo, quello delle donne straziate dalla violenza che appare agli occhi del mondo perché celata dalla maschera indossata ogni giorno con parenti, amici, colleghi di lavoro. Eppure basterebbe andare oltre, leggere gli sguardi malinconici, per non chiudere gli occhi davanti ai segnali di aiuto che, in modo o nell’altro vengono lanciati. Certo è troppo imbarazzante confessare che il proprio marito, compagno, fidanzato o partner nascosto dalle mura domestiche, esercita pressioni psicologiche o violenze fisiche. Ma ancora più imbarazzante pensare che c’è gente che non aiuta il proprio caro perché ha paura del disonore familiare. Nella maggior parte dei casi, dobbiamo dire, quasi tutti sanno ma non parlano, sono presenze silenziose che preferiscono bisbigliare lanciando solo incauti giudizi . Il centro antiviolenza “Angeli”, costituito da Angela Maria Viscuso, come centro, oggi è stato trasformato in Ente del terzo settore, accreditato al Ministero delle Pari Opportunità è stato costituito l’11 Novembre 1999, iscritto al registro regionale è riconosciuto dal Ministero delle Pari opportunità. Il Centro Angeli è socio della Rete Nazionale dei Centri 1522 ed è associato al CSVE Etneo (Centro servizi per le associazioni di volontariato). Il Centro è capofila del progetto RETE…Angeli ha realizzato Protocolli d’intesa con Enti ed organizzazioni a Siracusa e provincia e nel territorio siciliano e con la Rete dei Centri Antiviolenza che operano in Italia. Presenti in tutta la provincia di Siracusa e Catania (Carlentini, Lentini, Francofonte, Catania, Vizzini, Mascalucia) ha accolto centinaia di donne vittime di violenza domestica. In questi giorni la presidente dell’Ente “Angeli” Angela Maria Viscuso sta lavorando all’attività che verrà sviluppata e portata avanti dalla presidente e dai volontari dell’Ente, con la collaborazione dell’equipe formata da psicologici, sociologi e da un equipe di avvocati coordinati da Chiara Irene Pantò ed Elisa Aloisi. “Con l’insorgere dell’emergenza epidemiologica da Covid 19 nei primi mesi del 2020 – ha detto la presidente Angela Maria Viscuso – i media e i servizi specializzati hanno fin da subito iniziato a parlare di un probabile futuro aumento dei casi di violenza contro le donne tra le mura domestiche a causa del maggior rischio di violenza dovuto al confinamento forzato (lockdown) e alle difficoltà per le vittime conviventi con il maltrattante a denunciare e rivolgersi ai servizi di supporto. In particolare, molte donne che svolgevano lavori informali che hanno perso durante la quarantena sono risultate maggiormente esposte, essendo costrette a lunghe permanenze in casa e diventando in misura maggiore economicamente dipendenti dai loro compagni con conseguenti maggiori difficoltà a sottrarsi alla violenza. . Il lockdown e la quarantena, necessari entrambi per ridurre la diffusione della pandemia, hanno di fatto contribuito ad aumentare ulteriormente l’isolamento delle donne e le loro difficoltà ad attivare reti di supporto. L’aumento dei casi di violenza di genere nel mondo come conseguenza della pandemia è stato chiaramente indicato dall’indagine pubblicata da CEPOL. Cosi come in ambito nazionale sono aumentate i reati contro le donne, anche nel nostro territorio sono aumentati i casi. Abbiamo accolto una decine di donne che sono seguite e accolte in abitazioni protette. Il nostro lavoro continuerà, ma chiediamo anche che gli Enti locali facciano la loro parte”. Il nostro Ente è accreditato presso i comuni in cui opera, ma chiede alle amministrazioni locali, maggiore collaborazione ed intesa per raggiungere un unico obiettivo: salvare le donne vittime di violenza domestica”. La presidente Viscuso, in questi giorni al lavoro per pianificare diversi progetti che partiranno dalla sensibilizzazione degli studenti e poi una serie di confronti con le associazioni presenti sul territorio.
S.D.S.