di Emanuele Gentile
CARLENTINI – C’è un silenzio quasi irreale che aleggia sulla nostra Carlentini. E’ una sensazione particolare. Rimanda a un tempo sospeso. In tale silenzio, infatti, le dimensioni del passato, del presente e dell’avvenire sembrano confondersi e quasi annullarsi. Anzi spariscono e si dissolvono in una dimensione nuovo e piena di incognite. Questa è la sensazione che avverto quando mi affaccio dal balcone di casa. Tante riflessioni e7o domande si fanno largo nella mia mente. Dove sono finiti i motorini che usualmente sfrecciavano nella zona dove abito. Cosa faranno i ragazzi che affollavano il fine settimana Piazza Nicola Capria. Non sento quasi le grida felici dei bambini che abitano il quartiere. I pochi rumori che ci sono appaiono attutiti. La natura, finalmente libera, da l’impressione di volersi riprendere quagli spazi che l’antropizzazione eccessiva le aveva tolto. I cieli, fra l’altro, sono di nuovo pieni di quegli uccelli che la presenza umana aveva allontanato. La frenesia delle macchine in entrata ed uscita dal quartiere è un lontano quanto pallido ricordo. Ogni tanto ospitavamo qualche raro ambulante, che fine avrà fatto? Quando il servizio della nettenza urbana passava nella tarda mattinata c’era un po’ di movimento. Ora, invece, espletano il loro servizio la mattina presto neanche quello. Questo Coronavirus ha modificato in profondità le usuali abitudini giornaliere. Il quartiere, la mattina, si svuotava di macchine poiché molti andavano a lavorare. Ora queste persone sono costrette a rimanere a casa. Una casa che è diventata con il passare dei giorni tutto il mondo possibile. Tutte persone che aspettano – anche loro in silenzio – il passaggio del virus per riprendere la vita di tutti i giorni. Nel frattempo, si godono i figli. Spesso incontrati solo a cena perché durante tutto il giorno si lavora. Utilizzano parte del loro tempo – un tempo differente – per occuparsi delle loro case. Ad esempio, dipingendo le inferriate delle recinzioni di casa. Oppure pulendo zone della casa poiché durante la normalità non si aveva tempo. Questo silenzio, in apparenza, da l’impressione di un’immobilità totale. Non si muove nulla. Tutto è statico. Invece, con il tempo – ma non doveva essere sospeso? – si sono fatte largo altre attività. E’ la vita che continua, ma con diverse modalità rispetto al passato. Fra poco ci sarà la fase 2. Non sarà come “la normalità” e sarà differente dalla fase 1. Un altro salto nel vuoto? Forse. Ancora una volta saremo costretti a inventarci qualcosa di nuovo e a modificare una vita che nell’ultimo periodo sta attraversando un periodo di intensa mutazione. Per il momento ci godiamo un silenzio impressionante. Un silenzio dominante. Un silenzio totale. Il silenzio ci spronerà a ripensarci? Cosa uscirà in termini di nuovi modelli di vita da questo lungo periodo di silenzio. Quale sarà il lascito maggiormente evidente di tutto questo silenzio che ci ha circondato nel corso dell’ultimo periodo? Scommettiamo sulla nascita di un qualcosa di nuovo in grado di dare slancio ad una società fin troppo stanca e debilitata da una corsa senza senso al consumismo più rapace e disumano? E’ questo il problema che prorompe dal silenzio imperante di questi giorni. Avremo compreso di dover cambiare registro oppure riprenderemo la solita vita incuranti e senza discernimento? Questo silenzio che ci avvolge faccia il proprio corso. Permetta, cioè, ad ognuno di noi di poter fare un bilancio della propria vita e della vita di tutti in generale per comprendere in che modo vivere una vita piena di forza e speranza. Pertanto, godiamoci il silenzio attuale. Che si fruttifero e foriero di buoni comportamenti quando la nostra vita riprenderà ad essere definita normale. Non sprechiamo i giorni che stiamo vivendo con grandi sacrifici e privazioni. Sarebbe un errore imperdonabile. Solo acquisendo una nuova sensibilità e coscienza civica avremo dimostrato di aver appreso qualcosa dalla straordinaria presenta emergenza. Silenzio aiutaci a ritrovare noi stessi e il senso della vita per noi tutti.