CATANIA – «Dalla scala antincendio del Teatro Massimo Bellini alla fontana del Tondo Gioeni, passando per piazze e spiazzi cittadini riprogettati negli ultimi mesi della precedente Amministrazione con scelte discutibili e poco virtuose. Superando la soggettività del giudizio estetico, sono tanti, troppi, i chiacchierati progetti del comprensorio etneo che, nati da una volontà di riqualificazione, sono il mero risultato della gestione di una criticità, di un’urgenza o di una particolare “esigenza”. E quando l’emergenza diventa cronica, essa rappresenta un problema politico reiterato in mancanza di visione strategica e di lungo periodo, con ricadute pratiche sulla vita della comunità».A riaccendere i riflettori sulla necessità di un’attenzione e programmazione per le opere architettoniche del territorio è Alessandro Amaro, presidente dell’Ordine degli Architetti di Catania, all’indomani della polemica social sollevata dall’arch. Giancarlo Leone sull’innesto di acciaio e vetro che ha interessato (lato in via Callas) uno degli edifici storici del capoluogo etneo: il Teatro Massimo. La struttura è stata montata in estate a seguito di una prescrizione dei vigili del fuoco, sostituendo quale “via di fuga” la scala antincendio in acciaio tubolare e legno, ormai inutilizzabile.«Non si può agire costantemente sulla scorta dell’estemporaneità e senza il rispetto delle competenze, che soprattutto in questo caso appartengono esclusivamente agli architetti – continua il presidente – occorre una pianificazione da parte delle istituzioni che metta al centro la sinergia con i nostri professionisti, a cui spetta il compito di produrre progetti architettonici contemporanei di qualità, senza i quali non si può valorizzare e mantenere integra l’identità e la storia della città. Analisi, progettualità, visione d’insieme, equilibrio, armonia: sono queste le parole che devono trainare lo sviluppo di Catania, per non ritrovarci sempre davanti agli annosi problemi che oggi vedono aprirsi dibattiti e confronti, ma solo e sempre a “cosa fatta”».In questo contesto per l’agenda politica diventa prioritario ripensare ai monumenti, alle piazze e agli edifici storici, attraverso l’uso dei concorsi di progettazione, «unico strumento che possa garantire la qualità degli interventi nel rispetto dell’iter normativo, basti guardare alle grandi città europee – spiega Amaro – soprattutto se ad essere interessati sono beni culturali di inestimabile valore storico-artistico. È l’accorato appello che facciamo alla nuova Amministrazione, sperando possa cambiare il percorso seguito sino ad ora: ricordiamo inoltre a tal proposito, che l’ente comunale – attivando il concorso di progettazione – ha la possibilità di utilizzare gratuitamente la piattaforma del Consiglio nazionale per la gestione dell’intera procedura, con un risparmio di costi e di tempo».Il confronto tra attori istituzionali e professionisti per le tematiche funzionali allo sviluppo di progetti architettonici è da tempo richiesto con forza dall’Ordine etneo: «È l’unica strada che produce risultati per lo sviluppo della città – conclude Amaro – ciò che consente, grazie a una sinergia di competenze e d’intenti, di offrire nuovi spunti, mettere in campo teoria e pratica, formazione ed esperienza, coinvolgendo i nostri professionisti, importante risorsa per il nostro territorio».