CATANIA – “Il cantante Frah Quintale ha perso l’occasione per usare una frase di buon senso: chiedere scusa!”. Lo dichiarano i segretari generali di Uil e Usip Catania, Enza Meli ed Alessio Poidomani, che spiegano: “Ci saremmo aspettati le sue scuse per avere postato su Instagram, dopo uno spettacolo a Rossano e nelle ore di un’esibizione a Catania, un fotomontaggio in cui agenti di polizia hanno il volto coperto da facce di maiale. Abbiamo invece letto un commento in cui spiega, se di spiegazione si può parlare, che ha reagito con quella sconcertante immagine alla sensazione di essersi sentito sotto controllo sol perché donne e uomini delle forze dell’ordine stavano prestando servizio a un suo concerto. Leggiamo che s’è sentito in Commissariato perché una quindicina tra poliziotti e carabinieri stavano semplicemente facendo il loro dovere. Ovvero, tutelare lo stesso Frah Quintale e tutti quelli che assistevano a un evento pubblico”.
Enza Meli e Alessio Poidomani aggiungono: “È straordinariamente eloquente il fatto che il cantante abbia voluto specificare, bontà sua, che ci sono anche (e sottolineiamo: anche) i poliziotti buoni. No, non ci siamo! Questi distinguo generici e pericolosi rappresentano un incomprensibile e pericoloso attacco alle istituzioni democratiche, oltre che un’ingenerosa e immotivata offesa a lavoratrici e lavoratori delle forze dell’ordine a cui noi vogliamo oggi ribadire gratitudine e solidarietà”. Gli esponenti sindacali concludono: “Fa piacere apprendere che Frah Quintale abbia rimosso, tardi e male, il suo post. Sappia, comunque, che non è mai uno sfogo né una discussione inutile, come lui afferma, segnalare un episodio di evidente superamento del diritto di libera manifestazione del pensiero. Ad ogni modo, alla luce dell’esposto presentato dall’Usip di Catania, sarà la magistratura a valutare se in quel fotomontaggio siano ravvisabili fattispecie di reato. Ad esempio, quello di vilipendio delle forze armate che, secondo giurisprudenza consolidata, consiste nella coscienza e volontà di esprimere giudizi offensivi e aggressivi nei confronti delle istituzioni tutelate con l’intenzione di produrre l’evento costituito dalla pubblica manifestazione di disprezzo delle stesse”.