CATANIA –
“L'azione di contrasto alle mafie non è il primo punto dell'agenda di tante forze politiche”. Ha esordito così, il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, alla presentazione del libro del magistrato Sebastiano Ardita “Cosa nostra S.p.A.” che si è svolto ieri sera a Palazzo Platamone di Catania. “E che non sia il primo punto, e forse neanche tra i primi tre – ha detto Morra – lo dimostrano tante scelte che hanno impedito l'azione di alcun magistrati e forze di polizia giudiziaria di poter arrivare a meta”.
In questo libro “si trattegia di una Cosa nostra che, in una maniera meno virulente e sanguinaria, ha capito che la partita si vince rapportandosi al potere”. “E il potere – ha spiegato – soprattutto quando non è democraticamente fondato e abbullonato su valori condivisi, si fa tentare e sedurre. In tante di queste pagine si legge di centri commerciali costruiti come funghi perché con qualche variazione del piano regolatore generale si concede questa possibilità con l'avallo della classe dirigente. E dunque della politica. E tutto questo perché, come ho imparato studiando Rocco Chinnici, a fondamento della mafia c'è una straordinaria propensione all'accumulazione di capitali”. Pertanto, ha aggiunto il senatore, “credo che si debba tornare a categorie di lettura economicista di certi fenomeni per comprendere certe dinamiche. Le mafie hanno compreso che relazionandosi al potere della classe dirigente potevano ancor più ottener forza. Le mafie attraverso l'esempio di Nitto Santapaola, relazionandosi alla Catania bene hanno fatto il salto di qualità, quindi abbiamo i cavalieri del lavoro, e quindi, come sbocco, giuridicamente parlando, il concorso esterno. Ovvero favorire il sodalizio senza mai risultare intraneo allo stesso. Noi – ha concluso Morra – dobbiamo prendere coscienza che troppe volte chi rappresenta lo Stato gioca contro lo Stato”.
“L'azione di contrasto alle mafie non è il primo punto dell'agenda di tante forze politiche”. Ha esordito così, il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, alla presentazione del libro del magistrato Sebastiano Ardita “Cosa nostra S.p.A.” che si è svolto ieri sera a Palazzo Platamone di Catania. “E che non sia il primo punto, e forse neanche tra i primi tre – ha detto Morra – lo dimostrano tante scelte che hanno impedito l'azione di alcun magistrati e forze di polizia giudiziaria di poter arrivare a meta”.
In questo libro “si trattegia di una Cosa nostra che, in una maniera meno virulente e sanguinaria, ha capito che la partita si vince rapportandosi al potere”. “E il potere – ha spiegato – soprattutto quando non è democraticamente fondato e abbullonato su valori condivisi, si fa tentare e sedurre. In tante di queste pagine si legge di centri commerciali costruiti come funghi perché con qualche variazione del piano regolatore generale si concede questa possibilità con l'avallo della classe dirigente. E dunque della politica. E tutto questo perché, come ho imparato studiando Rocco Chinnici, a fondamento della mafia c'è una straordinaria propensione all'accumulazione di capitali”. Pertanto, ha aggiunto il senatore, “credo che si debba tornare a categorie di lettura economicista di certi fenomeni per comprendere certe dinamiche. Le mafie hanno compreso che relazionandosi al potere della classe dirigente potevano ancor più ottener forza. Le mafie attraverso l'esempio di Nitto Santapaola, relazionandosi alla Catania bene hanno fatto il salto di qualità, quindi abbiamo i cavalieri del lavoro, e quindi, come sbocco, giuridicamente parlando, il concorso esterno. Ovvero favorire il sodalizio senza mai risultare intraneo allo stesso. Noi – ha concluso Morra – dobbiamo prendere coscienza che troppe volte chi rappresenta lo Stato gioca contro lo Stato”.