CATANIA –
“In questo libro c’è il centro del problema dell’Italia e dell’Europa in quanto spiega molto bene e analizza la mafia che non spara, non danneggia, non terrorizza, cioè la mafia che corrompe, perché oggi c’è un abbattimento dell’etica e gli ultimi 30 anni sono stati scandalosi. Oggi c’è più la cultura dell’apparire e non dell’essere, ma prima, quando ero giovanem la cultura dell'essere era un valore. Oggi ha valore avere un Suv fuori la strada, se si accetta o se si veste bene o si parla di settimana bianca. Oggi c’è una classe dirigente che non intende rinunciare alla settimana bianca o al Suv quindi è disposta a farsi corrompere. Spesso la gestione della cosa pubblica non è fatta funzionare non tanto per la farraginosità del sistema, ma molte volte sono i funzionari che non la fanno funzionare. Perché la pratica si sblocca subito dopo una mazzetta.”. E’ quanto ha detto il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, durante la presentazione del libro del magistrato e componente del Csm Sebastiano Ardita 'Cosa nostra S.p.A’. Secondo il magistrato questo libro “affronta molto bene la parte che riguarda il concorso esterno in associazione mafiosa e poi Ardita pensa a una daspo come fosse una misura di prevenzione quando non si riesce a condannare al 416bis, se non ci sono gli elementi in quanto è più facile motivare una misura di prevenzione che una condanna. Il punto focale è molto più difficile se non ci sono intercettazioni, in quanto il legislatore ha fatto un grande regalo alle mafie, per quanto riguarda i reati comuni. Questa è una follia. Se io sento parlare due persone a un certo punto per i reati comuni non posso utilizzare le intercettazioni. – ha proseguito – Di questo non se ne parla perché c’è l’assuefazione a questo e noi abbiamo bisogno di soffermarci in quanto punto di snodo. Se tu indaghi sui soliti nomi tutti dicono che sei un bravo magistrato, ma non appena alzi il tiro esce un verminaio. Io ricordo quando sono arrivato a Catanzaro ho passato due anni solo a organizzare l’ufficio su tutte le indagini ferme. Agli intervenuti pubblici c’erano 1000 persone e mano mano che passano gli anni vedo sempre più persone offese, vessate, sempre meno classe dirigente e borghesia”. Gratteri ha concluso dicendo che “si pensava che Catanzaro fosse un isola felice, come anche quella di Cosenza, Crotone, Vibo Valentia dove non succedeva nulla in quanto la ‘Ndrangheta era sulla ionica o sulla piana di Gioia Tauro”. (fonte: Antimafiaduemila)
“In questo libro c’è il centro del problema dell’Italia e dell’Europa in quanto spiega molto bene e analizza la mafia che non spara, non danneggia, non terrorizza, cioè la mafia che corrompe, perché oggi c’è un abbattimento dell’etica e gli ultimi 30 anni sono stati scandalosi. Oggi c’è più la cultura dell’apparire e non dell’essere, ma prima, quando ero giovanem la cultura dell'essere era un valore. Oggi ha valore avere un Suv fuori la strada, se si accetta o se si veste bene o si parla di settimana bianca. Oggi c’è una classe dirigente che non intende rinunciare alla settimana bianca o al Suv quindi è disposta a farsi corrompere. Spesso la gestione della cosa pubblica non è fatta funzionare non tanto per la farraginosità del sistema, ma molte volte sono i funzionari che non la fanno funzionare. Perché la pratica si sblocca subito dopo una mazzetta.”. E’ quanto ha detto il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, durante la presentazione del libro del magistrato e componente del Csm Sebastiano Ardita 'Cosa nostra S.p.A’. Secondo il magistrato questo libro “affronta molto bene la parte che riguarda il concorso esterno in associazione mafiosa e poi Ardita pensa a una daspo come fosse una misura di prevenzione quando non si riesce a condannare al 416bis, se non ci sono gli elementi in quanto è più facile motivare una misura di prevenzione che una condanna. Il punto focale è molto più difficile se non ci sono intercettazioni, in quanto il legislatore ha fatto un grande regalo alle mafie, per quanto riguarda i reati comuni. Questa è una follia. Se io sento parlare due persone a un certo punto per i reati comuni non posso utilizzare le intercettazioni. – ha proseguito – Di questo non se ne parla perché c’è l’assuefazione a questo e noi abbiamo bisogno di soffermarci in quanto punto di snodo. Se tu indaghi sui soliti nomi tutti dicono che sei un bravo magistrato, ma non appena alzi il tiro esce un verminaio. Io ricordo quando sono arrivato a Catanzaro ho passato due anni solo a organizzare l’ufficio su tutte le indagini ferme. Agli intervenuti pubblici c’erano 1000 persone e mano mano che passano gli anni vedo sempre più persone offese, vessate, sempre meno classe dirigente e borghesia”. Gratteri ha concluso dicendo che “si pensava che Catanzaro fosse un isola felice, come anche quella di Cosenza, Crotone, Vibo Valentia dove non succedeva nulla in quanto la ‘Ndrangheta era sulla ionica o sulla piana di Gioia Tauro”. (fonte: Antimafiaduemila)