Una delle basi essenziali per assicurare una reale convivenza fra persone appartenenti a differenti fedi religiose è il dialogo. Dialogo che è la linea guida della meritoria attività dell’Imam della moschea di Catania – nonché Presidente della comunità islamica di Sicilia – Abdelhafid Kheit. Proprio con lui abbiamo parlato di importanti tematiche che stanno a cuore alle persone di buona volontà: problematica dei rifugiati, dialogo e integrazione. Solo così potremo sperare in un futuro migliore. Speranza che non è un’entità astratta, ma che è una necessità vitale per noi esseri umani come afferma giustamente l’Imam Abdelhafid Kheit che ringrazio per la sua disponibilità a farsi intervistare.
Da quanto tempo è Imam a Catania?
“Sono Imam della moschea di Catania dal 1996.”
Che situazione ha trovato quando si è insediato?
“Una situazione in cui l’identità comunitaria era abbastanza forte ma mancavano le strutture e i mezzi per accogliere i fedeli, la prima moschea qui a Catania era in un seminterrato dove potevano essere ospitati una 50ina di fedeli, man mano la comunità si è strutturata, abbiamo ampliato la gamma di attività sociali, collaborando sempre col territorio, attraverso varie iniziative. È stato un percorso tortuoso ma che racchiudeva un fine importante, la convivenza multiculturale, l’integrazione e l’aiutare il prossimo.”
Ci può fornire i dati sulla presenza di credenti islamici in Sicilia?
“In realtà non è facile fornire dati ufficiali sulla presenza islamica in Sicilia perché non c’è un censimento degli immigrati o italiani in base all’appartenenza religiosa un altro motivo che rende ancora difficile parlare dei dati che la Sicilia è terra di passaggio per gli immigrati. Alcuni parlano di più di 100.000.”
Quali sono i problemi più seri che avete riscontrato in termini di rapporti fra la popolazione locale e la presenza di credenti islamici?
“Non ci sono mai state problematiche serie, anzi la partecipazione della popolazione locale alle nostre attività, la curiosità e la voglia di conoscere il prossimo sono alcune delle caratteristiche della nostra cultura siciliana, l’impatto positivo che ho percepito con l’ambiente locale è andato oltre le aspettative.”
Come si lavora per creare integrazione?
“L’importanza del dialogo, che rappresenta il critical point, viene molte volte sottovalutata. La divisione si va a creare attraverso la disinformazione e l’ignoranza, conoscendo il prossimo, conoscendo il diverso si arriva alla comprensione e si realizza che siamo tutti figli della stessa terra, raggiungendo la consapevolezza che ciò che ci unisce è più forte di ciò che prova a separarci e spargere odio.”
La Sicilia è un’isola razzista?
“Lo è nella misura in cui le stesse figure istituzionali puntano a fare propaganda sull’odio, giocando con la disinformazione delle persone, la gente ha paura di ciò che non conosce, e finisce con lo sfociare nel razzismo e nella xenofobia.”
Il dialogo interreligioso mi pare uno strumento fondamentale per creare coesione fra gli esseri viventi, non le pare?
“Ovviamente sì, è uno strumento importantissimo, come comunità siamo sempre stati aperti ai rapporti e al lavoro con le altre comunità religiose, alla ricerca di un bene comune, dove la collettività viene messa al primo posto.”
Qual è la situazione dei luoghi di culto in Sicilia soprattutto in relazione al Covid-19?
“Abbiamo sempre gestito la situazione nel rispetto delle normative che man mano si sono susseguite, tra mascherine sanificazioni e limiti di capienza, per garantire la sicurezza a tutti i nostri credenti.”
Quando finirà questa triste storia dell’immigrazione clandestina che ha reso il mediterraneo un mare di morte?
“Purtroppo è un lavoro complesso che dovrà partire dall’alto, finché nei paesi di provenienza non ci saranno le condizioni per una vita dignitosa, dove la gente è costretta a vivere guerre e povertà totale, ci saranno sempre persone disperate in cerca di un barlume di speranza. Il lavoro che devono fare le istituzioni europee è quello di cercare di salvare più persone possibile da un mare diventato teatro di morte delle persone innocenti in cerca di una seconda occasione di vita.”
Lei ha speranza in un futuro migliore?
“La speranza è quasi una necessità dell’uomo, senza di lei saremmo perduti, io mi auguro che il futuro porti al raggiungimento di una nuova consapevolezza, dove sia valorizzato l’essere umano e ci sia comprensione tra le persone.”