LENTINI. La chiesa di Sant’Alfio, per il terzo anno consecutivo, è stata trasformata in una “sala da pranzo”, sostituendo i banchi con dei tavoli, per restituire nel giorno di Capodanno la condivisione fraterna a chi è sommerso dalle preoccupazioni e vive quotidianamente il disagio. Il primo dell’Anno i veri protagonisti sono state le persone assistite durante l’intero anno attraverso la San Vincenzo de Paoli e la caritas cittadine, rinforzando il legame tra chi dona e chi riceve. Età diverse ma anche tradizioni, e in qualche caso religioni diverse: un grande popolo senza confini che in questa festa ha vissuto una profonda sintonia. Non un appuntamento per sentirsi più buoni, ma un ritrovarsi tra amici che hanno condiviso ogni settimana i “bisogni” e, in diversi casi, le sofferenze. Oltre cinquanta persone insieme con grande libertà: dai volontari dell’associazione “Devoti Spingitori della Vara d’ Sant’Alfio” e all’Associazione della San Vincenzo de Paoli, a chi ha curato gli aspetti logistici trasportando tavoli e tutto il necessario. L’iniziativa è stata promossa e organizzata dai volontari della chiesa Madre, ex cattedrale di Lentini, guidata da don Maurizio Pizzo, che per il terzo anno consecutivo ha organizzato il pranzo di Capodanno condiviso con i senza dimora e le persone seguite dalla parrocchia. I devoti “Spingitori della Vara di Sant’Alfio e della San Vincenzo de Paoli per un giorno sono diventati camerieri e cuochi per condividere con gli ospiti speciali il pranzo del Capodanno. Don Maurizio Pizzo ha scelto di “aprire” la Chiesa agli ultimi cercando di dare loro un momento di tranquillità. “Potevamo scegliere di cenare nel salone ma non sarebbe stata la stessa cosa. E’ stato un grande evento sociale – ha detto – una festa: sono venuti alla festa di un loro amico che, per inciso, è anche il creatore del cielo e della terra». Partendo dall’esperienza della “condivisione”, tutto diventa amico, tutto diventa possibile: anche utilizzare la chiesa per consumare un pranzo nel giorno del primo dell’Anno civile. Trovarsi davanti a un uomo che ha bisogno di beni materiali ma anche di amore, di affezione, di un abbraccio, ci fa capire che il servizio di questo gesto serve, forse, più a chi dona che a chi riceve. Quando si “incontra” il bisogno dell’altro è normale sentirsi spinti ad aiutarli: è un’esigenza naturale. E’ la storia della caritativa, di questa passione per il destino nostro e dell’altro. Non dobbiamo essere particolarmente bravi per operare, quel gesto è insito nella natura dell’uomo. Si può fare «caritativa» solo per soddisfare questa esigenza. Papa Francesco, a questo proposito, ha affermato: «È un Altro che prende iniziativa verso la nostra vita, la porta alla conoscenza del vero, la porta all’adesione alla realtà, la porta all’affezione per il vero, la porta all’amore alla realtà». Se si accetta quest’annuncio come un’ipotesi di lavoro, ogni fatica può essere vissuta con letizia dentro un abbraccio reale di destini che si intrecciano e non si mollano più”. Per i volontari è stata una bella esperienza di vita e di condivisione cristiana. “Quanto è stato bello vedere le persone – ha detto il primo spingitore della Vara di Sant’Alfio Nello Piccolo – abbracciare e condividere con i nostri amici il pranzo. E’ stata una bella giornata di fraternità. Per noi devoti è stato un momento di grande emozione condividere con i fratelli il pranzo”.