CITTA’ DEL VATICANO – Pubblichiamo di seguito alcuni stralci dell’articolo di Enrico Lenzi pubblicato su «Avvenire» di lunedì 29 maggio 2023 a comento della pubblicazione del documento «Verso una piena presenza. Riflessione pastorale sul coinvolgimento con i social media» a cura del Dicastero vaticano per la comunicazione (28 maggio 2023).
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«I progressi della tecnologia hanno reso possibili nuovi tipi di interazioni umane. In effetti, la questione non è più se confrontarsi o meno con il mondo digitale, ma come farlo. I social media in particolare sono un luogo in cui le persone interagiscono, condividono esperienze e coltivano relazioni come mai prima d’ora». E proprio da questa constatazione parte il documento pubblicato dal Dicastero per la comunicazione (…).
La riflessione nella Chiesa su questo tema pone le proprie radici in un passato più lontano, guidate anche dal cammino rappresentato dalle Giornate mondiali delle comunicazioni sociali iniziate nel 1967. Ora questo documento ha come «obiettivo quello di affrontare alcune delle principali questioni che riguardano il mondo con cui i cristiani dovrebbero utilizzare i social media». Una riflessione non più eludibile, visto che «siamo nell’era digitale» e che questa appare irreversibile.
Le insidie da evitare
Il documento non nasconde che vi siano delle «insidie da evitare», a iniziare dal fatto che vi sono «molte persone che ancora non hanno accesso alle tecnologie» in questione. Vi è poi la consapevolezza che nell’approccio alle tecnologie l’utente diventa «sia consumatore sia merce», per esempio con la nostra profilatura del profilo comunicato ad aziende affinché possano farne indagini di mercato.
(…) Anche nell’approccio a comunità digitali, rischiamo di non renderci conto che veniamo indirizzati da algoritmi che tendono a farci incontrare utenti simili a noi, ma, avverte il documento, «con il rischio di impedire ai loro utenti di incontrare davvero l’altro che è diverso».
Incontro, a dire il vero, mai del tutto trasparente e diretto, che lascia spazio a utenti che utilizzano questi luoghi per creare contrapposizioni, divisioni e odio, con la conseguenza di lasciare «lungo le strade digitali molte persone ferite», che «non possiamo ignorare», proprio come non fece il Buon Samaritano della parabola con l’uomo ferito, soccorrendolo, curandolo. Proprio questo atteggiamento deve guidare i cristiani nel mondo social. «Come credenti, siamo chiamati a essere comunicatori che si orientano intenzionalmente verso l’incontro» spiega il documento, che sottolinea anche come «la buona comunicazione inizia con l’ascolto e la consapevolezza di trovarsi davanti un’altra persona (…).
Uno “stile” da testimoniare
Al contrario, sottolinea il documento del Dicastero per la comunicazione, occorre promuovere un ambiente digitale migliore, che sappia «promuovere una visione integrale della vita umana, che, oggi, include il contesto digitale». (…) Ai cristiani presenti sui social è chiesto uno stile nel linguaggio, nelle parole e negli atteggiamenti, in cui ritrovare quelli di Cristo: essere una fonte attendibile, avere contenuti di qualità, comunicare la bellezza, saper comunicare come comunità. (…) Consapevoli del valore dell’essere testimoni.
https://www.vatican.va/roman_curia/dpc/documents/20230528_dpc-verso-piena-presenza_it.html